Il coraggio di non guardarsi in faccia (e di perderla).

Fazio cacciato da Washington. Il governatore della Banca d’Italia ha lasciato in anticipo il Development committee della Banca Mondiale, dopo che Tremonti gli aveva revocato la delega a rappresentare l’Italia. Al suo posto siederà al tavolo rotondo un funzionario del tesoro. Ma c’è di peggio. I due, prima del burrascoso colloquio che ha portato alla rottura, nella giornata di ieri hanno seduto allo stesso tavolo, hanno presieduto entrambi alla conferenza stampa del G7, senza guardarsi in faccia, lasciando che a dividerli ci fosse il direttore generale del tesoro, Vittorio Grilli. Roba da consiglio pastorale d’oratorio, da far tornare in auge una celebre frase di Gaber: “Lo stato peggio che da noi solo l’Uganda”.
Il giorno prima Tremonti, appena ricevuta la rinomina a ministro, incalzato da giornalisti e televisioni, si era mosso come un attore consumato sul palcoscenico, ridendo, scherzando, improvvisando addirittura un’imitazione di Fazio. Roba da perderla, la faccia. Sarò poco originale, ma un comportamento del genere non mi pare esattamente il più indicato per il titolare di un ministero responsabile della gravissima crisi economica che sta attraversando il nostro paese o per un rappresentante di una maggioranza che ha cambiato più ministri degli allenatori dell’Inter nell’era Moratti. Tremonti il “genio”, Tremonti il grande economista, colui che a detta di Berlusconi non andava preso in giro dal Bagaglino perché “ci fa risparmiare un sacco di soldi” è tornato dopo aver già affamato il paese una prima volta, promuovendo riforme folli e finanziarie da pelle d’oca (chi vuol conoscere esattamente cifre e entità di questo sfacelo si legga l’ultimo editoriale di Scalfari su “L’espresso”). Forse, l’imitazione di Guzzanti che ritrae il “genio” intento a giocare a videopoker coi soldi degli italiani, ha una valenza drammaticamente metaforica. Invece, la “patella attaccata allo scoglio”, come scrive il Financial Times, è rientrata in Italia sul Falcon privato, oramai sfiduciato anche dal pilota. Il passo che ci separa da una crisi economica stile Argentina non è poi così lungo, ma in fin dei conti è meglio occupare l’opinione pubblica con altre questioni, tipo un’altra legge truffa o, ancora meglio, Kate Moss che sniffa la cocaina.
Mentre scrivo invece, si sta consumando a 150 metri da casa mia la monumentale “Festa Tricolore”, chissà che qualcuno dei partecipanti non ci regali qualche chicca tipo l’esibizione di Borghezio di qualche giorno fa durante il raduno della Lega a Venezia (“Ci scusiamo coi giornalisti perché l’Imam di Torino non è potuto venire, ma era impegnato a ricevere il calcio in culo che gli ha rifilato la Lega, è tornato a rompere i coglioni in Marocco”); forse solo Gianni Prosperini (uno che sui suoi manifesti elettorali utilizzava lo slogan “Cinesi? No glazie”) potrebbe fare un numero da baraccone di tale genere, staremo a vedere, sempre con fiducia ovviamente.

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