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libera critica cinematografica

 
 
 
 
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Voti

Il voto del redattore

  • voto
  • 4/5
  • valutazione
  • Una grande scommessa quella vinta da Kechiche con questo bellissimo film di strada che scavalca i tradizionali clichet della periferia fatta a tutti i costi di crimini e misfatti.
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Il voto dei lettori

  • voto medio
  • 1.8/5
  • numero votanti
  • Questo film è stato votato da 53 lettori
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Info

La schivata

di Abdellatif Kechiche

 
    Dati
  • Titolo originale: L'esquive
  • Soggetto: Abdellatif Kechiche
  • Sceneggiatura: Ghalya Lacroix, Abdellatif Kechiche
  • Genere: Drammatico - Sentimentale
  • Durata: 117'
     
  • Nazionalità: Francia
  • Anno: 2005
  • Produzione: Lola Films, Noe Preductions Int.
  • Distribuzione: Mikado
  • Data di uscita: 00 00 0000
 
 
 
 
 
 
 
 
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Recensione

In periferia vestiti da Arlecchino

di Riccardo Lupoli

Siamo in un sobborgo della periferia parigina. Un gruppo di ragazzi prova incessantemente la commedia teatrale "Il gioco dell'amore e del caso" di Marivaux, da inscenare come recita scolastica di fine anno. La protagonista femminile della commedia, Lydia, dopo aver contrattato incessantemente col sarto, riesce finalmente ad acquistare il suo vestito da principessa del 700' e corre subito entusiasta a mostrarlo ai compagni. Quando Krimò, un giovane introverso di origine magrebina la vede, se ne innamora perdutamente. Ma il ragazzo non è fatto per smancerie e parole dolci, così baratta con un amico (è costretto a cedere playstation e scarpette da calcetto) la parte di Arlecchino nello spettacolo per poter affiancare la sua bella, confessandole il suo amore attraverso i "marivaudages". Le cose non saranno però semplici, perchè Krimò non è molto bravo a recitare e la risposta di Lydia tarda ad arrivare.

Una grande scommessa quella vinta da Kechiche con questo bellissimo film di strada che scavalca i tradizionali clichet della periferia fatta a tutti i costi di crimini e misfatti.

Mentre faceva il casting, nel corso del quale ha incontrato moltissimi giovani, il regista magrebino è rimasto colpito in negativo dalla deformazione che le rappresentazioni caricaturali abituali dell'universo periferico operavano su di loro. Kechiche chiedeva loro improvvisazioni e in cambio riceveva agghiaccianti scenette di stupri di gruppo e matrimoni combinati. Alla fine di una di queste Kechiche ha chiesto loro di non conformarsi ai film o ai reportage che avevano già visto, lui voleva solo fare un film sulla storia di un ragazzo innamorato. Da quel momento i ragazzi hanno iniziato a distendersi, a palare d'amore con le parole. E il risultato va al di là di ogni aspettativa.

"La schivata" non è solo il classico film giovanile che si adagia sul carino, è un'opera intelligente e coraggiosa che restituisce dignità al concetto di periferia in tutti i suoi rimandi. E' un quadro lucente quello offerto dal film, splende di ragazzi che passano il loro tempo facendo teatro e che portano un rispetto verso persone e cose mai visto prima. Ma non per questo risulta inverosimile, poggia anzi su una sceneggiatura che non trasuda mai incredulità, tutta giocata a fil di macchina da presa con intensissimi controcampi che non ritraggono mai le ambientazioni con intenti didascalici.

L'omaggio al teatro di Marivaux è poi cosa gradevolissima perchè riportata in un contesto inusuale, "Il gioco dell'amore e del caso" è un'opera finissima, nella quale i poveri giocano a fare i ricchi, diventano uomini e donne che hanno diritto ad una psicologia complessa. Anche in questo caso la metafora è scritta al neon. Di questi attori-raggazzacci presi dalla strada come nella miglior tradizione pasoliniana, non si può dire nient'altro che sono straordinari. È un compito difficilissimo il loro, devono recitare due volte, nella finzione teatrale e in quella cinematografica e sostenere dialoghi serratissimi (hanno spesso e volentieri la macchina da presa puntata in faccia), ma lo assolvono pienamente con grande naturalezza e espressività da  professionisti.Oltretutto la cosa li riguardava da vicino, quindi doppio plauso per la sfida vinta. Ovviamente il doppiaggio italiano non ha perso l'occasione per svuotare la pellicola con sfrontati eccessi romaneschi e improbabili slang in stile "pali e dispali". Ho visto per la prima volta questo film in lingua originale con il risultato che, nonostante mi sia sfuggiata la maggior parte delle battute, sono riuscito ad apprezzarlo ugualmente e molto e ho potuto misurare la reale bravura dei ragazzi. Il consiglio è quello di vederlo e rivederlo, magari dopo aver fatto un giro in periferia vestiti da Arlecchino.

 
 
 
 
 
 
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Commenti
 

I lettori hanno scritto 25 commenti

 
 
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Guz Van Sant
  • commento il solito film francese che puzza di pocloritro di sodio. Che palle, capirai cosa ci vuole a girare un film in periferia, basta filmare dalla finestra del bagno in bianco e nero e ti esce l'odio
 
 
 
 
 
utente
Guz Van Sant
  • commento comunque questo qui che scrive dovrebbe fermarsi alla lingua originale visto che le trame non le capisce mai. Perchè adesso ci si veste da Arlecchino? ma chi ti credi? Max Pezzali? ...capirai..
 
 
 
 
 
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Riccardo
  • commento Max Pezzali non ancora...al massimo Mauro Repetto, mi spiace per le trame,forse soffro di narcolessia e mi perdo metà film...cmq in futuro cercherò di seguire i tuoi sempre preziosi consigli
 
 
 
 
 
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Angelus
  • commento Ah, io lo leggo avidamente, giuro.
 
 
 
 
 
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Riccardo
  • commento Ma chi,il buon Guz?
 
 
 
 
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