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Monografia

Speciale del 03 12 2007

 
 
 
 
 
 
 
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Speciale

Fotografie, volti, ricordi

di Carlo Griseri

Gli spazi del Museo Nazionale del Cinema di Torino ospitano in queste settimane una nuova mostra, interamente dedicata alla carriera di Carole Bellaïche,  storica fotografa dei Cahiers du Cinema. L'esposizione conta in tutto 140 immagini realizzate tra il 1992 e il 2007 prevalentemente per la rivista francese (e in parte per altre redazioni). "Le mie foto - ha detto Carole Bellaïche - sono tracce, ricordi, prove reali di quei momenti trascorsi. Di tutti quegli incontri custodisco nelle mie scatole, come un "talismano", un ritratto dell'altro, di chi si è concesso per un momento, di chi ho guardato e mi ha restituito lo sguardo: incontri molteplici e importanti, indimenticabili, di cui conservo gelosamente le immagini". L'idea di una collaborazione tra i Cahiers e il Museo, racconta il Direttore di quest'ultimo, Alberto Barbera, è nata lo scorso dicembre nel corso di una retrospettiva dedicata al regista Olivier Assayas. "I Cahiers sono paladini di un certo tipo di cinema. Sono forse l'unica rivista a porsi seriamente il problema del rapporto fra la scrittura e l'immagine, fra i testi critici e le fotografie, fra quanto viene detto e quanto viene mostrato".

L'opera di Carole Bellaïche rappresenta "il miglior esempio di come, fra testo e immagine, possa stabilirsi un rapporto diverso, uno scambio, un confronto, una condivisione di intenti, di visioni, di progetto. Una dialettica, insomma, meno scontata e meno prevedibile del semplice rispecchiamento". Alla presentazione della mostra era presente anche il direttore della rivista, Jean-Michel Frodon. "E' la prima volta - ha confidato - che facciamo una mostra di questo tipo". Un esordio di grande significato, il lavoro di Carole Bellaïche è "molto vicino a quello del critico, è un altro modo di condividere le emozioni". Le sue foto sono "particolarmente esemplificative di quel che significa per i Cahiers il ricorso al gesto fotografico".  A Torino, in rappresentanza della redazione francese, è intervenuta anche Catherine Frochen, la responsabile della sezione iconografica. "Queste foto sono caratterizzate da una grande eleganza: da esse traspare l'estremo rispetto di Carole verso i suoi soggetti. Il suo modo di lavorare è basato sull'essenzialità, e per ciò ben si adatta al nostro giornale: le immagini parlano da sole, e sono già così complessi i nostri articoli!".

E' infine toccato all'artista stessa presentare la personale. "Inizialmente - ha spiegato - avevo pensato a una selezione di 75-80 foto. Ma quando ho visto questo spazio, ho capito che per rendere al meglio dovevano essere di più, sarebbe stato più chiaro il senso del progetto". Bellaïche ha iniziato la sua carriera a 13 anni. A poco a poco, entrò nell'ambiente del cinema, incontrando "attori, attrici, in diverse occasioni, agenti, direttori del casting. A diciotto-vent'anni, ho scoperto il cinema, ma dall'altra parte". Nel 1992 inizia la sua collaborazione coi Cahiers. "Alla fine di agosto ho telefonato un po' per caso alla redazione per proporre di andare a Venezia per la Mostra che stava per cominciare. Due giorni dopo atterravo a Venezia, pronta per la prima volta a coprire un festival, a incrociare volti, moltitudini di volti. Ho iniziato allora, in modo innocente, la grande galleria di ritratti realizzati per la rivista". In questi anni sono stati tanti gli incontri che hanno colpito particolarmente la fotografa. "Pedro Almodovar chiuso in una camera d'albergo mentre organizza gli appuntamenti tra una tazza di té e l'altra, David Lynch a Cannes, all'ultimo piano del Martinez, che si presta al gioco con un sorrisetto storto (e un bicchiere in mano)".

Ogni singola foto sembra portare alla mente di Carole ricordi speciali. "Quando ho incontrato Isabelle Huppert nel 1994, non sapevo quale magnifica avventura mi aspettasse con lei. Di anno in anno, abbiamo realizzato decine e decine di immagini, diverse man mano che gli anni passavano… Mi piace scoprire di tanto in tanto delle attrici con cui sento di costruire un'immagine, attraverso il mio sguardo su di loro". Una parola conclusiva per Asia Argento, scelta come icona della mostra. "L'ho conosciuta nel 1999 - ha raccontato - e mi ha subito sedotta. E' diventata la mia preferita: ho scoperto una giovane femme fatale, piena di amore, un misto di tenerezza e di complicità, capace di darsi totalmente e naturalmente davanti all'obiettivo".

L'esposizione si concluderà il prossimo 13 gennaio.

 
 
 
 
 
 
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