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Speciale del 31 05 2005

 
 
 
 
 
 
 
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Speciale

Chagas - A hidden affliction

di Roberta Folatti

Cose che non ci riguardano.

Le autorità cercano in tutti i modi di ridimensionare o addirittura negare l'esistenza del problema, per questo il Chagas è inserito nel novero delle malattie dimenticate. Più che dimenticate, forse è più esatto dire ignorate.
La vera questione è che non fa notizia perchè colpisce le popolazioni più povere dell'America del Sud, quelle che vivono nelle zone agricole e meno sviluppate, molto spesso in condizioni di totale indigenza.
Ma le cifre che raccontano la diffusione di questo male sono impressionanti: circa 20 milioni di malati, 50.000 morti all'anno.
Ricardo Preve, produttore argentino (tra l'altro ha co-prodotto Mondovino), si è scontrato con una realtà molto amara mentre cercava spunti per una sceneggiatura. Sollevare il velo su un problema diffusissimo ma taciuto, non solo dai governi e dai mass media ma dagli stessi malati, che spesso cercano di nascondere una malattia così invalidante e subdola, lo ha spinto a mettersi dietro la macchina da presa abbandonando prudenza o distanze di sorta.
Chagas - A hidden affliction si muove tra l'Argentina, gli Stati Uniti e l'Europa e denuncia il colpevole silenzio che circonda questo morbo, il quale, con il fenomeno dell'immigrazione e col costante bisogno di sangue per le trasfusioni, rischia di diffondersi anche nei paesi occidentali, nel cosiddetto Pimo Mondo.
Preve segue le vicende di persone umili, le cui storie difficilmente sarebbero arrivate agli onori delle cronache, uomini e donne che vengono da famiglie povere del Cile, dell'Argentina e di altri paesi latinoamericani e che a causa delle precarie condizioni di vita si sono ammalate. Il Chagas infatti si contrae in seguito al morso di un insetto, comunemente conosciuto come "vinchuca", che si moltiplica nei luoghi in cui l'igiene è scarsa. Esso lascia nella ferita infetta un parassita, il tripanosoma cruzi, che si insedia nell'organismo e provoca lo sviluppo della malattia. Una donna può trasmettere il Chagas ai propri figli, e l'altra via di contagio è rappresentata dalle trasfusioni di sangue. In teoria per eliminare la malattia basterebbe debellare la vinchuca, ma nonostante i presunti sforzi dei governi sudamericani, i malati aumentano anzichè diminuire.
La forma acuta è pericolosa soprattutto per i bambini, per i quali però esiste una cura, ma l'aspetto più insidioso è la forma cronica: il parassita lavora all'interno del corpo, per anni asintomatico, e distrugge a poco a poco gli organi, provocando in particolare una proggressiva dilatazione del cuore che alla lunga risulta fatale. Attualmente non c'è una cura per la forma cronica del Chagas, anche le medicine esistenti sono state ritirate dalle case farmaceutiche perchè non costuituivano un business abbastanza allettante. Una ditta giapponese ha scoperto un nuovo farmaco, ma si rifiuta di produrlo.
Se si assiste al documentario di Preve si capisce subito il motivo della riluttanza delle grandi case farmaceutiche: le facce scavate, invecchaite precocemente dei protagonisti parlano di una fetta di umanità che non fa notizia e che non interessa a chi ha in mente affari miliardari.
Colpisce soprattutto la vicenda di Lorenzo, originario di El Salvador e immigrato negli Stati Uniti, giovane anche se il suo aspetto farebbe credere il contrario. La sua aspirazione è solamente quella di mantenere degnamente la sua famiglia, lavorando come cuoco, ma il Chagas non gli permette più di farlo. Un dolore costante al petto, mitigato solo da potenti antidolorifici, lo spingono a rivolgersi a un medico specialista, uno dei pochi negli Usa informati sulla malattia. Seguiremo i suoi esami clinici, i colloqui di Lorenzo col dottore, le sue  paure e la speranza di guarire, ci affezioneremo al suo sorriso semplice, a quella umiltà dignitosissima, e il drammatico finale ci lascerà sgomenti, come ha lasciato sgomenti il regista e la troupe.
Preve ha raccontato che, l'aver preso coscienza del problema e l'essere stato vicino a persone colpite dal male, tra cui l'uomo che si prendeva cura di lui quand'era piccolo, gli ha tolto ogni distacco professionale, coinvolgendolo in prima persona. Ora sta mostrando questo documentario e le testimonianze in esso contenute a più gente possibile, per cercare di scalfire quell'alone di silenzio quasi omertoso. Il suo monito è rivolto anche ai paesi "sviluppati", che ignorano del tutto il problema, senza rendersi conto che la globalizzazione potrebbe esportare la malattia anche da noi. Alcuni spezzoni  del film mostrano come nessuno, nè negli Stati Uniti nè in Europa, abbia la minima conoscenza del Chagas, non solo la gente comune ma anche la maggior parte dei medici.
In Sud America la ricerca è al palo, per la cronica mancanza di fondi, ma almeno si effettuano gli esami per diagnosticare la malattia, in Usa e in Europa non esiste neppure un test, quindi il sangue utilizzato per le trasfusioni non è garantito contro il Chagas. Forse sarebbe il caso di muoversi per tempo, onde evitare un'altra Aids, e al di là dei pericoli corsi dal "Primo Mondo", è giusto che i farmaci che servirebbero a milioni di malati siano tolti dal mercato per puri calcoli economici?

Il documentario di Preve sta cercando faticosamente la via delle sale, in Francia e Spagna ha già trovato i distributori, in Italia viene presentato saltuariamente in festival o rassegne, nella speranza che l'aiuto di Medici senza frontiere lo renderà più visibile.

 
 
 
 
 
 
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