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Rubrica del 26 08 2008

 
 
 
 
 
 
 
 
 
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Rubrica

Camminando nelle vie di un antico borgo, in balia di un nugolo di cattivi...

di Carlo Griseri

Ogni anno si rinnova l'appuntamento estivo del Teatro della Tosse con il pubblico di Apricale, splendido, piccolo, arroccato borgo medievale dell'entroterra imperiese. La 19^ edizione di E le stelle stanno a guardare aveva questo titolo: Se una sera d'estate Mangiafoco incontra Re Lear... ovvero I Cattivi a teatro.
"Cattivi si nasce o si diventa?  Suona come la faccenda dell'uovo e della gallina, soprattutto perché una risposta certa non c'è. Tenta di darla la psicologia, addentrandosi nelle misteriose e intricate vie che compongono la personalità e sono il risultato di chimica, ambiente e anima (per chi ci crede)": con queste parole gli autori presentano lo spunto alla base del testo.
Tradizione vuole che ad Apricale lo spettacolo si snodi in spazi dislocati per tutto il paese, e che il pubblico - fortunatamente sempre numeroso - venga diviso in gruppi guidati da una tappa all'altra, seguendo ognuno un proprio ordine, fino al ricongiungimento finale per i saluti.
Sul palco centrale, a inizio serata, è Cesare Lombroso (interpretato da Pietro Fabbri) a prendere la parola e a spiegare a tutti, neofiti e habitué, come si svolgerà la serata e quale ne sarà il filo conduttore. Per far meglio comprendere il tutto, è stata scelta la tragedia di Otello come sintesi di tutte le cattiverie: ci sono infatti Iago, il cattivo per eccellenza, Otello stesso, reso cattivo dalla gelosia, Roderigo, accecato dall'invidia, e Cassio, temporaneamente incattivito dal vino che sinistramente gli ha somministrato Iago.


A questo punto la camminata ha inizio e sono molte (e molto diverse tra loro) le tappe previste: così gli spettatori incontrano Medea (interpretata da Rita Falcone) che ha appena ucciso i figli avuti da Giasone; Shylock (Bruno Cereseto), l'usuraio ebreo de Il Mercante di Venezia; Mangiafoco (Antonio Bazza), il burattinaio di Pinocchio che non appare molto cattivo, bensì vittima degli eventi (e del suo aspetto poco raccomandabile); Lady Macbeth (Sara Nomellini), in preda all'incubo dopo gli omicidi che ha determinato; Gonerilla e Regana, le figlie malvagie di Re Lear, la cui storia viene raccontata dal giullare del monarca (un simpaticissimo Nicholas Brandon); Ser Ciappelletto, cattivo di Boccaccio che ingannò anche il frate che in punto di morte lo confessò, riuscendo a guadagnare la santità (interpretati rispettivamente dai "veterani" Enrico Campanati e Alberto Bergamini); Tenero Giacomo, un simpatico signore fanatico della precisione che si rivelerà essere Jack Lo Squartatore (Alessandro Bergallo); Pierino il Porcospino, bambino pestifero che ama raccontare fiabe nere insieme alla cuoca per cui lavora (Paolo Maria Pilosio e Veronica Rocca); e infine - poteva mancare? - Mefistofele in persona (Rosario Lisma), con la sua proposta di acquisto-anime in cambio di felicità immediata...


Non tutte le tappe hanno la stessa capacità di emozionare e divertire, alcune sono costruite molto sull'ironia (la maggior parte), altre hanno un tenore più cupo (Medea e Shylock, ad esempio). Il passaggio da un registro all'altro, gli spostamenti tra le vie della città e all'interno dell'antico castello danno alla serata un tocco di magia in più.
E se ricordiamo ancora col sorriso alcuni passaggi (il siparietto di Ser Ciappelletto, o l'assolo del Tenero Giacomo), non riusciamo a trovare pecche di rilievo nel testo: forse una, ma davvero veniale, potrebbe essere la disparità di durata tra i vari momenti, che costringono i gruppi ad alcune "pause" a volte un po' lunghe... Ma è piccola cosa, non basta per essere messi tra i cattivi.
Gran finale in piazza con canzone corale (una piacevole abitudine, quest'anno particolarmente riuscita), applausi scroscianti a fine serata con gli attori che scompaiono tra i carrugi di Apricale. Un'altra esperienza da ricordare, una delle migliori performance del Teatro della Tosse degli ultimi anni.
Prima di chiudere, è doveroso dire qualche parola sulle splendide scenografie utilizzate, come sempre opera del mai troppo rimpianto Emanuele Luzzati, storico collaboratore della compagnia genovese.

 
 
 
 
 
 
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