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Una vicenda emblematica
di Roberta Folatti
Un contributo al dibattito sulla questione dei nomadi, e in particolare dei Rom, l'ha voluto dare il regista Antonio Bocola (già autore, insieme a Paolo Vari, del piccolo cult Fame chimica) con il suo nuovo lavoro Opera gagia. Il documentario è stato realizzato filmando direttamente le vicende che sono seguite all'annuncio della costruzione di un campo nomadi provvisorio sul territorio di Opera, alle porte di Milano. Nell'ultimo consiglio comunale del 2006, a pochi giorni dal Natale, il sindaco di Opera Alessandro Ramazzotti annunciava la decisione e si trovava alle prese con una vera e propria rivolta. Altro che "a Natale siamo tutti più buoni"! Un gruppo bellicoso di cittadini, capeggiato da due consiglieri comunali - uno della Lega, l'altro di An - rendeva impossibile il proseguo della seduta, creando disordini in aula e, cosa più grave, dando luogo a un'autentica spedizione punitiva con relativa data alle fiamme delle tende già allestite del campo. Per fortuna non ancora abitate!
Bocola, contrariamente a quanto ci si potesse aspettare, non dà voce ai Rom, se non in minima parte, lascia invece parlare, a lungo, i due consiglieri comunali ribelli e il sindaco e l'assessore di Opera. I primi sostengono a spada tratta le ragioni dei cittadini "giustizieri" che da quel 21 dicembre hanno istituito un presidio davanti al campo nomadi, fiaccando la resistenza dei Rom a suon di insulti e minacce; gli amministratori tentano di difendere la scelta delle Istituzioni (peraltro subita, perchè a decidere sono stati altri soggetti politici, tra cui il Comune di Milano). Al di là delle espressioni un po' esaltate dei consiglieri di An e della Lega, che definiscono "una storica vittoria" la cacciata finale dei Rom, colpiscono la veemenza dei normali cittadini, le loro facce cariche d'odio, il loro non voler sentire ragioni. Finte bionde truccate e ingioiellate, cinquantenni tutti casa e fabbrichetta, ragazzi palestrati e dal cranio rasato: impariamo a conoscere una serie di volti comuni, ma che in quel particolare contesto vengono trasfigurati dall'astio, dalla paura, da pregiudizi assunti come dogmi e imbracciati come fucili.
Inutili le parole sensate, che richiamano al dialogo, del sindaco e dell'assessore alle politiche sociali di Opera, inutile la mediazione di don Colmegna, il quale invita - inascoltato - a considerare i Rom prima di tutto come persone. La furia sale, ravvivata da abili manipolatori e il presidio si fa sempre più minaccioso. Paradossalmente sono i nomadi ad avere paura, a temere per la propria incolumità e per quella dei propri figli, e la scelta finale di abbandonare il campo appare davvero emblematica. I cittadini di Opera, o meglio quella parte che ha aderito al presidio esulta, le forze politiche di destra si appropriano di questa "vittoria".
Il film di Bocola, prodotto dalla Provincia di Milano, ottiene il suo scopo. Fa riflettere. Le domande che vengono alla luce sono tante e riguardano anche la sensatezza di scelte calate dall'alto, senza aver messo prima le basi. Il Comune di Milano, in questo caso, ha sgomberato un campo nomadi abusivo sul proprio territorio e ha scaricato la patata bollente sull'amministrazione confinante, lasciando il sindaco di Opera in una situazione difficilmente gestibile. Il problema dei nomadi è talmente scottante e convoglia una tale serie di paure, pregiudizi, inquietudini, che andrebbe affrontato con maggiore serietà e da soggetti un pochino più responsabili di quelli visti nel documentario. Bravo Bocola per la scelta del tema, così poco "charmant" dal punto di vista degli incassi.
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