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Popolo & Pipolo

Rubrica del 13 01 2006

 
 
 
 
 
 
 
 
 
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Rubrica

Democrazia Celentana

di Giuseppe Moccia

[Quarto numero di Popolo & Pipolo. Questa volta a porre le domande a Giuseppe Moccia troviamo Alex, un nostro lettore che ha raccolto volentieri l'invito a partecipare alla rubrica. Alex questa volta però non sarà solo, visto l'argomento interessante la redazione ha ritenuto opportuno integrare con qualche altra domanda di approfondimento. Continuano ad arrivare in redazione email dei nostri lettori, Pipolo risponderà a tutti, basta avere pazienza.
Vi ricordiamo che potete spedire le vostre domande all'indirizzo pipolo@cineboom.it
Vi lasciamo adesso a questa bella chiacchierata su Celentano, Democrazia Cristiana e amicizia. ]


Caro Pipolo,
ho 32 anni...
ho visto molti tuoi film, scritti in coppia con Castellano. Ricordo i bei tempi passati vedendo i vostri film con Celentano... Non sapevo che "Marinai donne e guai" portasse la vostra  firma ... è un film che adoravo, quand'ero piccolo!

Caro Alex,
quando qualcuno (come fai tu) mi scrive o racconta che adorava un nostro film quando era piccolo, mi sento un po' come Gloria Swanson che si guarda allo specchio inorridendo per le rughe e, ripensando ai bei tempi andati, si fa consolare da Erich Von Stroheim… A parte che non possiedo un maggiordomo in mia adorazione e a parte gli scherzi ti devo confessare che anch'io amo moltissimo Marinai, donne e guai per una semplicissima ragione: è il primo film che io e Castellano abbiamo scritto. Prima di allora, siccome lavoravamo in un grande giornale umoristico, il "Marc'Aurelio" diretto da Vito De Bellis (disegnavamo vignette e pensavamo battute) ci era capitato che ci chiedessero delle revisioni ai film, oppure di riscrivere (per il doppiaggio) i dialoghi di film stranieri comici adattando delle battute che tradotte pedissequamente non avrebbero avuto senso umoristico anche perché si riferivano ad una realtà che non era la nostra. In particolare avevamo revisionati  in italiano i dialoghi di un film francese L'uomo dall'impermeabile con il grande comico Fernandel che poi esplose con Don Camillo.
Queste nostre battute aggiunte e divertenti erano state notate al cinema da un regista popolare molto in voga a quei tempi: Giorgio C. Simonelli il quale, leggendo i nostri nomi sui titoli di testa del film ci fece chiamare da un produttore per cui lavorava, Dario Sabatello.  Dario aveva la prima stesura di un primo tempo di una sceneggiatura scritto da Metz e Marchesi, due colossi dell'umorismo di quei tempi. Quei due autori, forse perché avevano molto da fare o forse perché non erano pienamente soddisfatti di quello che avevano scritto, avevano lasciato quel lavoro in sospeso. Sabatello ci chiese se ce la sentivamo di sceneggiare noi quel film e la nostra risposta (con la spregiudicatezza della gioventù) fu affermativa. Scrivemmo quel film che venne diretto da Simonelli e interpretato da un giovane attore in ascesa, Maurizio Arena, da una attrice straniera, Abbe Lane, perché allora le bellezze d'importazione andavano fortissimo e da una coppia comica che stava esplodendo in televisione: Tognazzi e Vianello. Per la musica del film fu chiamato Domenico Modugno, il trionfatore di Sanremo che scrisse Marinai, donne e guai una spiritosa canzone che divenne anche il titolo del film che andò benissimo. In seguito a quel successo noi venimmo chiamati da altri produttori per scrivere altri film comici con Tognazzi e Vianello come Noi siamo due evasi, Guardatele ma non toccatele, Tipi da Spiaggia ed altri… e quindi capirai facilmente perché a quel film voglio proprio bene.

 

In realtà credevo che regista e sceneggiatore fossero la stessa cosa!

Questo errore non lo commetti solo tu ed è un errore plausibile specialmente adesso che spesso gli attori (Benigni, Pieraccioni, Salemme, Verdone ed altri) scrivono e dirigono i loro film. In realtà attore, sceneggiatore e regista sono delle attività ben distinte e così difficili che sarebbe meglio affrontarle una alla volta. Se ti può consolare c'è chi addirittura pensa che "sceneggiatura" significhi disegnare le scene e una volta ho sentito addirittura apostrofare allo stadio un giocatore che accentuava teatralmente la sua caduta con l'epiteto: "'A scenografooo!!!"

 

Come mai Celentano ha smesso di fare film nell'87 con "Il Burbero"? Non pensi che  avrebbe potuto  fare anche qualcosa di più?

Certo che avrebbe potuto. E potrebbe ancora. Pensa che bei personaggi degni di un Jack Nicholson o di un Bill Murray potrebbe interpretare specialmente adesso che la sua maschera, con l'età, si è fatta ancora più interessante! E, tanto per la cronaca, Il Burbero non  è stato il suo ultimo film. Qualche anno dopo ha interpretato Jackpot diretto da Mario Orfini, un film che parla di un contadino naif che viene utilizzato da degli scienziati per ricondurre alla semplicità dei bambini dai cervelli superdotati e dediti ai computers.  Comunque sono sempre in contatto con Adriano e ho promesso di scrivere al più presto una storia adatta a lui e al suo attuale momento. Ha detto però che se la trovo, questa storia, la vorrebbe dirigere lui. E sarebbe anche questa una prima volta perché Adriano, che adopera in maniera eccezionale la macchina da presa, stavolta non scriverebbe la sceneggiatura di un suo film da regista. Sto pensando alla storia di un barbone filosofo che vive ai margini della città e… scusami ma non vado oltre perché la devo raccontare prima a lui!

 

Leggendo su un giornale dei programmi, Telesette, ho notato che la critica (M. Morandini) non è molto generosa con voi. Come reagivate alle critiche? Io mi arrabbio per voi!

Io per le critiche cattive non me la sono mai presa. Facevo e spero di fare ancora dei film di grande successo di pubblico e entrare in un cinema dove davano un mio film e ridevano dal principio alla fine mi ha sempre riempito di gioia e questa era la mia più grande soddisfazione. Ascoltando (Il ragazzo di campagna, Mani di velluto etc. ) quelle risate avevo addirittura la sensazione di aiutare la gente a vedere il mondo meno nero e, comunque, di aiutarla a dimenticarsi per un'ora e mezza di tutto quello di poco simpatico che succede fuori dal cinema. Castellano invece soffriva di più per le critiche cattive e spesso scriveva al critico in questione (e M. Morandini è sempre stato uno di questi) rimbrottandolo e dicendogli che dato che si chiamava "Critico" non doveva sentirsi costretto a criticare per forza. Una volta, in compagnia di un grande regista di commedia, Mario Mattoli, andammo al Festival dell'umorismo di Bordighera dove avrebbero dovuto proiettare il nostro film da lui diretto Totò, Fabrizi e i giovani d'oggi. Per ragioni di orario e per l'arrivo ritardato della copia, il film non venne proiettato e fu sostituito con un altro. Ma il giorno dopo uscì ugualmente, su un giornale locale, la recensione di quel film che venne definito dal critico di turno "La solita farsaccia piena di banalità".  Mattoli cercò il critico in questione in tutti gli alberghi di Bordighera per prenderlo a schiaffi ma lui, nottetempo, si diede alla fuga. Ciò non toglie che il tempo, come dice il proverbio, è galantuomo. Adesso, dopo anni, alcuni nostri film con Totò tipo Signori si nasce e Totòtruffa sono diventati dei capolavori e nei giornali specializzati hanno ben tre stellette e ormai si parla di "Cult" addirittura per Attila, flagello di Dio!  Eppure quei film sono sempre gli stessi…. Chissà quanto avrebbe riso Totò!

 

Ciao e grazie per tutte le emozioni e risate che mi avete regalato!

Alex

Ciao Alex e grazie a te per avermi fatto delle domande interessanti e che mi hanno riportato indietro nel tempo!

 

[Caro Pipolo, visto che si parla di Celentano non possiamo sottrarci a qualche divagazione su Rockpolitik, ne hanno parlato davvero tutti, spesso a sproposito, ci sembra giusto sentire la tua opinione, visto che di Adriano ne sai più di molti. Ecco le domande della redazione: Cominciamo con quella più ovvia;]

 

Ti è piaciuto il programma?

Il programma mi è piaciuto moltissimo. E mi è dispiaciuto, a differenza di "Fantastico 8" in cui io e Franco eravamo tra gli autori e dove sono nate per la prima volta le famose "pause di riflessione", di non avervi partecipato. Ma le troppe difficoltà e soprattutto la distanza (sia geografica che politica) hanno reso improbabile la mia partecipazione. Ciò non toglie che penso che alcuni numeri di Rockpolitik come per esempio la lettera a Berlusconi di Adriano e Benigni siano stati delle gemme del varietà della televisione italiana. Come sempre accade in tutto ciò che fa Adriano, ci si aspettava sempre l'evento e si stava ogni settimana con il fiato sospeso. Conoscendo bene Adriano io sono stato tra quelli che ha sempre pensato di un probabile arrivo di Silvio in trasmissione e so che c'è stato un momento in cui questa possibilità stava per diventare certezza.

 

Da destra attacchi furiosi, da sinistra ovazioni scomposte oppure estremee pavide cautele. Funari ci dice che Adriano in realtà è democristiano. Tu che lo conosci, cosa pensi dell'appartenenza politica di Celentano (sempre ammesso che ne abbia una)?

Funari ha fatto centro, in tutti i sensi. Adriano è democristiano ma soprattutto cristiano. Lui è un fustigatore di costumi e non a caso mi ha sempre detto che l'episodio del vangelo che gli è piaciuto più di altri è quello in cui Gesù prende a frustate i mercanti del Tempio. C'è chi l'ha definito "Il Re degli ignoranti" o "Un cretino di talento" io politicamente lo definirei "un Cristiano di Sinistra". "Rockpolitik" è stato praticamente un pulpito da cui predicare le sue verità. Più aspre del solito anche perché stavolta gli autori che lo coadiuvavano erano Cugia (Jack Folla), Cerami (La Tigre e la neve), Michele Serra (i monologhi di Beppe Grillo), i quali, specie per le parti in cui non recitava Adriano, hanno inasprito i toni degli altri attori determinando un tipo di spettacolo che non è stato molto gradito dalla borghesia. Ti posso solo dire che molti miei amici ben pensanti ( si dice così?) ogni volta che mi incontravano dopo una trasmissione di Adriano se la prendevano con me che sono suo amico.  In realtà Adriano possiede un innato senso di giustizia e questo, unito alla sua mania di protagonismo e alle dure realtà della vita attuale che sono peggiorate con gli anni, lo porta a giudicare, correggere e insegnare qualcosa a tutti. Anche se vari giornalisti hanno trovato dei controsensi tra il suo modo di predicare e la conduzione della sua vita materiale additandolo come un predicatore che predica bene e razzola male, io ti posso dire per quanto lo conosco (e lo conosco molto bene) che Adriano è sempre in buona fede.

 

Trovi che Adriano sia cambiato da quando recitava nei tuoi film?

Per niente. Gli argomenti sono sempre quelli: sia l'amore per la campagna, per gli animali e l'odio per lo smog, la città e i cittadini de Il bisbetico domato (pensate alla scena in cui parla ai corvi e li convince ad andarsene) oppure il disprezzo dei potenti e la fiducia nella sincerità e del trionfo dell'amore di Innamorato Pazzo.  Questo riguardo ai film miei e di Castellano. Ma anche allora, all'apice del successo cinematografico di cassetta Adriano sentiva la necessità di alternare il personaggio di attore popolarissimo dei nostri film con quello ieratico e predicatore. Non a caso tra Il bisbetico domato e Innamorato pazzo ha girato Joan Lui dove si identifica addirittura in un profeta con chitarra che ha molti punti di contatto con Gesù.

 

In che rapporti sei rimasto con Adriano? Lo senti ogni tanto?

Come ho già detto, sono rimasto in ottimi rapporti con lui e lo sento molto spesso. Gli ho telefonato subito dopo l'ultima puntata di "Rockpolitik" per commentare e pochi giorni fa, il 6 gennaio per fargli gli auguri perché, come forse saprai, Adriano è nato proprio nel giorno dell'Epifania e io, oltre a chiamarlo "Il celebre", "Il Re" e "Il Più" lo chiamo (ma solo in quell'occasione) "Befanino".
Conosco tantissimi attori, posso dire quasi tutti, ma non ci si vede e non ci si sente quasi mai come se ci fosse un tacito accordo di rincontrarci a una serata o al prossimo film. Con Adriano è diverso perché, col tempo e con le avventure che ci hanno uniti, siamo diventati amici. E' un'amicizia che dura da anni e a cui tengo moltissimo. E' cominciata una sera d'estate, al Foro Italico dove lui (era solo un cantante e alle prime armi) si esibiva per la prima volta a Roma. Io ero un giovane studente e già un suo fan, lo avevo visto in tivù e a Sanremo; pensa che io non facevo cinema, disegnavo e andavo in giro con i pantaloni a zampa di elefante, le basette lunghe cercando di vestirmi come lui. Il pubblico già l'amava e prese a fischi perfino Corrado che presentava e il quartetto Cetra che si esibiva perché non voleva aspettare e pretendeva di vedere subito ed esclusivamente lui. Perfino il cantante brasiliano Joao Gilberto, il re della bossa nova, fu fischiato e uno scalmanato gli lanciò una sedia. Tutto questo finché non entrò in scena Adriano. Quando uscì sul palco ci fu un uragano di applausi, fischi all'americana e grida isteriche. Si esibì con "Il tuo bacio è come un rock" e tanti altri suoi successi dimenandosi in quella sua maniera caratteristica che gli è valsa il soprannome de "Il Molleggiato". Tutti cantavamo e ballavamo con lui e alla fine della serata raggiunsi con difficoltà  la roulotte che l'ospitava e grazie a degli amici comuni (tra cui Gianni Minà) riuscii a fare la sua conoscenza.
Un cantante agli esordi e un suo fan invasato. Chi l'avrebbe detto che vari anni dopo (è troppo lungo raccontare quando e come) ci saremmo rincontrati, io sceneggiatore di film comici di successo e lui superstar! E che sarei diventato suo amico! E che lo avrei diretto tante volte!
Si vede che era destino.

 
 
 
 
 
 
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