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del 12 07 2006

 
 
 
 
 
 
 
 
 
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Franco Gramisci scrive al Ministro Rutelli

Riceviamo e pubblichiamo:

 

IL REGISTA CALABRESE FRANCO GRAMISCI SCRIVE AL MINISTRO RUTELLI
Nella lettera ufficiale indirizzata al neoministro per i beni culturali, oltre a rivedere il decreto approvato dal precedente governo, si chiede un maggior coinvolgimento sia degli addetti ai lavori sia delle stesse regioni

Il regista Franco Gramisci, tra l'altro direttore di produzione della Corbec productions, unica impresa cinematografica calabrese iscritta negli albi nazionali del Ministero, scrive al neoministro per i Beni e le Attività Culturali Francesco Rutelli, nonché Vicepremier dell'attuale governo Prodi: oltre a complimentarsi per il recente Atto di Indirizzo emanato proprio pochi giorni fa dal Ministro, trasmette un'analisi particolarmente significativa sulla riforma cinematografica nazionale firmata nella scorsa legislatura dal Ministro Urbani; uno studio - il frutto di un'indagine svolta anche in sinergia con organizzazioni di categoria ed esperti in materia cinematografica ed audiovisiva - che mette in luce aspetti che spesso passano inosservati ai neofiti. In sintesi questi i punti focali che il regista calabrese chiede di rivedere al fine di migliorare una tale realtà giuridica da cui tutta l'imprenditoria e l'arte cinematografica nazionale oggi è profondamente determinata.

1) Nella Commissione cinema (coloro che decidono le ingenti somme da destinare alle produzioni) i membri non dovrebbero trovarsi in posizioni di forte conflitto d'interessi
L'attuale decreto legislativo (D.M. 27 settembre 2004) oggi, infatti, permette ad esempio la nomina di persone che oltre ai lavori della Commissione attualmente ricoprono anche ruoli di vertici in altre istituzioni alquanto determinanti nel panorama del cinema italiano, come ad esempio l'Accademia del Cinema Italiano - Ente David di Donatello. Oggi, a ben vedere, si verifica pertanto che: una certa persona, membro della Commissione Cinema (organo istituzionale del Ministero), è anche presidente dell'Accademia del Cinema Italiano, organo che assegna annualmente il premio David di Donatello (l'Oscar italiano del cinema!), che designa, fra l'altro, anche il film italiano da candidare all'Oscar per il Miglior Film Straniero e che riceve ufficialmente ingenti somme di denaro dallo stesso Ministero. Questa persona, insomma, stabilisce oggi (seppur in forma collegiale),  avallata dall'attuale normativa vigente in materia, quali film devono ricevere il finanziamento, quali film far conoscere al pubblico italiano e quali film poi devono andare anche oltreoceano. Un'unica persona che in sostanza decide le sorti del cinema italiano, sia in Italia che all'estero… produzione, premi, distribuzione e promozione, sia nazionale che internazionale. Saranno pure membri con una certa 'personalità aristocratica di spicco' e finanche bravi critici cinematografici, ma questa di certo non è democrazia.

2) L'articolo 8 del Decreto Ministeriale del 27 settembre 2004, concepito per sostenere nuove realtà emergenti, andrebbe riservato solamente a nuovi autori ed imprese a debole capacità economica
Attualmente, la riforma Urbani permette che anche società con box office e filmografie di successo assorbano anche quei pochi fondi destinati ai debuttanti, oltre che ad accedere a Fondi dove si assegnano finanziamenti anche fino a 5 milioni di euro…

3) Una nuova legge che s'ispiri ai principi dell'arte e non ai salotti romani
Una nuova legge nazionale che non discrimini una parte del territorio nazionale. L'attuale normativa, per esempio (art. 9 comma 2 della predetta legge), stabilisce che i progetti degli allievi del Centro Sperimentale di Cinematografia (attuale Scuola Nazionale del Cinema di Roma) debbano avere un punteggio complessivo aumentato del 10%… I loro progetti sono a priori migliori di quelli degli altri? In un paese evoluto questo è un privilegio amorale e mortificante, una vera e propria discriminazione, come a dire che quei 'poveracci' che provengono da altre scuole (Università, Dams, Accademie, etc.) della penisola non sono formati decentemente. Eppure si tratta di esaminare l'idea innovativa e la capacità manageriale, che per fortuna non si sa mai da dove può sbucare...!

4) Nessun pagamento eccessivo per la presentazione delle istanze ministeriali
Oggi, difatti, per proporre un progetto, al di là dell'esito, una società deve pagare al Ministero 800,00 Euro per le Opere Prime e addirittura 3.000,00 Euro per le istanze di Riconoscimento dell'interesse culturale nazionale. Marche da bollo, fotocopie, consulenza, certificazioni, eccetera sono ovviamente a parte! Bisognerebbe ispirarsi maggiormente alle regole della Commissione Europea, per i cui Bandi, ad esempio, non occorre alcun pagamento d'istruttoria.

5) Una legge che dia anche sostegno ad un cinema nazionale scelto dalle Regioni
Lo Stato francese da molti anni, attraverso la CNC Centre National de la Cinématographie, per esempio, dà 1 € ai fondi ogni 2 € investiti dalla Regione (il budget del CNC per i fondi regionali nel 2005 è stato di 11,5 M €). In Italia si potrebbe intervenire maggiormente per esempio nelle Film Commission regionali con la ripartizione ed un aumento del budget destinato alla produzione, promuovendo magari così anche la sperimentazione, quasi assente in Italia.

Per tutti coloro che volessero intervenire in merito a tale indagine, il regista ha attivato all'indirizzo internet 'http://www.francogramisci.it/' un 'weblog' di discussione e di approfondimento..

 
 
 
 
 
 
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