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del 05 12 2004

 
 
 
 
 
 
 
 
 
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River to River. Florence Indian Film Festival

Torna dall'8 al 12 dicembre 2004 la quarta edizione di River to River. Florence Indian Film Festival, diretto da Luca Marziali e Selvaggia Velo.

Le proiezioni si terranno al cinema Spazio Uno in Via del Sole n.10 a Firenze. Unico festival europeo, e primo nel mondo, interamente dedicato al cinema indiano e a film sull'India, il FIFF è diventato negli anni il punto di riferimento per il cinema indiano in Italia e in Europa, vetrina imperdibile per i registi indiani esordienti e off-Bollywood che cercano un palcoscenico diverso e un'occasione per incontrare il loro pubblico di domani. Lungometraggi, corti e documentari: River to River. Florence Indian Film Festival presenta anche quest'anno il meglio delle più recenti produzioni indipendenti della cinematografia indiana, un fitto calendario di incontri con i registi dei film più interessanti e innovativi, e frammenti di ricognizione storica. Tra i lungometraggi, spiccano il tarantineggiante Waisa bhi hota hai (Shit Happens) di Shashanka Ghosh, l'omaggio al Tennessee Williams de Lo zoo di vetro di Shyamaprasad con Akale (At a distance), il ritratto di una vita spericolata in White Noise della giovanissima Vinta Nanda e Hava aney dey (Let the Wind Blow) dell'esordiente Partho Sen Gupta, ritratto dell'India contemporanea sullo sfondo dell'incubo nucleare. Raccolti in centoventi minuti ad alta visione, i cortometraggi parlano la lingua meticcia che anima il dissonante panorama dell'India contemporanea divisa tra letteratura e metropoli, mentre la Docu Zone darà volto e voce all'India di Sonia Gandhi e dei lancinanti conflitti sociali. Da non perdere la sezione Cromosoma Calcutta, ricognizione trasversale sulle visioni generate nella capitale del Bengala, cellula primordiale di un mondo nuovo che appartiene inesorabilmente al DNA del cinema indiano. In programma: la prima mondiale delle versioni rimasterizzate in digitale di Alibaba e Abatar, visionari film anni trenta e quaranta prodotti dagli studi Shree Bharat Lakshmi Pictures, la maratona dedicata alla Trilogia di Apu, manifesto neorealista dell'icona Bengali pop Satyajit Ray e Impermanence, gustoso ritratto in video del Dalai Lama firmato da Goutam Ghose. Lo stesso Ghose guiderà la folta pattuglia degli ospiti, protagonisti di un ricco calendario di domanda&risposta con il pubblico; il regista bengalese presenterà Impermanence, giovedì 9 dicembre alle 21.00, e condurrà una conversazione sulla modernità del cinema di Ray domenica 12 dicembre alle 12.00. Tra gli altri appuntamenti, Herbert Krill (Bollywood Remixed) mercoledì 8, l'accoppiata al femminile Vinta Nanda-Koël Purie (White Noise) venerdì 10, Rupinder Nagra (Amal), Dishad Husain (Holly Bolly) e Partho Sen Gupta (Hava aney dey-Let the Wind Blow) sabato 11, Laurence Castle (The Heart of Modern India), Dimitri Chimenti (My own Bizzarre Experience), Jean Sharida e Louis Spoeltra (Breaking the Future) lunedì 13 dicembre. In collaborazione con Rai Teche, venerdì 10, sabato 11 e domenica 12 dicembre l'evento speciale del FIFF 2004 vedrà il ritorno del naufrago Kabir Bedi nel Sandokan televisivo di Sergio Sollima. Al ritmo di due puntate al giorno sullo schermo della Mompracem Lounge del cinema Spazio Uno, il festival sdoganerà le fastose visioni salgariane prodotte per il piccolo schermo dell'Italia post-austerity e pre-reality show, l'universo esotico di un'India che non c'è, popolato da perle di Labuan e tigri di Mompracem.

Venerdì 10 dicembre sarà di scena l'Ayurveda, la medicina tradizionale del sud dell'India; alle ore 11.00, il festival ospiterà il documentario Forest Medicine, progetto realizzato dal COE di Milano in collaborazione con l'Ecoe di Madrid e la Tve di Londra; gli autori incontreranno il pubblico dopo la proiezione. Alcuni dati confermano l'attualità di questa ricerca: l'80% delle popolazioni nei paesi in via di sviluppo ricorre alle medicine tradizionali, in Europa almeno il 56% della popolazione ha fatto ricorso alle medicine alternative e oltre il 25% dei prodotti esposti in farmacia sono preparati a base di piante.

Lunedì 13 dicembre il festival ospita il fuori programma Occhi sull'India, carrellata di documentari e cortometraggi di autori occidentali sui temi più attuali e scottanti della società indiana. Per qualità tecniche e scelta dei temi trattati, molti di questi lavori si distaccano notevolmente dal consueto taglio di cronaca e di reportage mettendo in evidenza un consapevole e appassionato interesse per un paese che offre infiniti spunti di ricerca e prospettive di dialogo. Dalla secolare esclusione dei fuoricasta (Untouchables vs. Aryans) al richiamo della grande madre Gange (Ganges: River to Heaven), dal protagonismo dei DJs ai mondi appartati delle tribù rurali (Sun and Moon and the God of Rain), fino al titolo che sembra raccoglierli tutti: The Heart of Modern India. Il film più votato dal pubblico del festival vincerà il FIFF Digimovies Audience Award: un estratto di 15 minuti ad alta definizione sarà visibile in streaming per tutto il 2005 sul sito www.digimovies.net. Il film vincitore verrà nuovamente proiettato a chiusura della giornata del 13 dicembre. Mercoledì 8 dicembre, dalle 19.00, BZF, via Panicale 61R a Firenze, allestisce un'escursione indiana dei live set di Waves, con il Drama dj set The Grammophone Collection e le acrobazie video firmate Mediamash. La programmazione fiorentina del River to River. Florence Indian Film Festival 2004 avrà luogo anche al cinema Lumière di Bologna, dove saranno proiettati i tre film della retrospettiva dedicata a Satyajit Ray. Un estratto del festival sarà inoltre programmato alla Facoltà di Studi Orientali dell'Università di Roma. Tra un film e l'altro, Bombay beat, birra Kamasutra e leccornie di cucina Tandoori e Mughlai preparate dai cuochi del ristorante India, paradiso della cucina dei Maharaja a Fiesole, Bologna e Pisa. Il River to River. Florence Indian Film Festival 2004 è supportato da: Ministero per i Beni e le Attività Culturali - Direzione Cinema, Assessorato alla Cultura del Comune di Firenze, Regione Toscana, Banca Toscana, APT, la Residenza d'Epoca Antica Torre di Via Tornabuoni n.1, Alitalia e India Tourism Office di Milano, con il patrocinio dell'Ambasciata dell'India.

Lungometraggi e corti

Tra i lungometraggi, cinque prime europee, Akale (At a distance), Chameli, Paap (Sin), Waisa bhi hota hai (Shit Happens), White Noise, e un'anteprima italiana, Hava aney dey (Let the Wind Blow). Temi sociali, noir e commedie agrodolci sono il marchio di fabbrica dei nuovi autori del cinema indiano: i conflitti esistenziali dei giovani nell'India metropolitana, la vita spericolata di un'autrice di serial TV, un thriller che procede a colpi di sms e le vertigini delle montagne himalayane per un affascinante soft Bollywood al femminile. Dissonanti a partire dalla lunghezza, variabile da 1 a 28 minuti, i cortometraggi riflettono tutti i malumori del cinema indipendente, che cerca di sfuggire alla ghigliottina delle produzioni mainstream avventurandosi tra i pixel del digitale, tra l'assenza di sceneggiatura e l'ossequio alle nevrosi delle grandi città. Tra questi, l'attualità dell'infanzia negata (Little Terrorist), l'omaggio rimbaudiano all'osceno poeta bengalese Falguni Roy (Ebang Falguni), un mordace haiku sulla condizione dei neonati di sesso femminile (Y Not?) e un viaggio nella metropolitana di New York verso la memoria di un fiume sacro agli dèi e agli uomini (Sangam).

Docu Zone

Non solo Michael Moore, l'India post elettorale passa dal fondamentalismo indù al governo del partito guidato da Sonia Gandhi generando un flusso di denuncia e passione civile, ma anche di ironia e voglia di stupire. Ai lustrini di Bollywood risponde l'ansia per un futuro glaciale (System of Units) e la preoccupazione per le risorse ambientali (Still, the Children are Here e One Water), mentre alle vicende di un onesto guidatore di rickshaw (Amal) si contrappone il parodistico mondo di un aspirante star del cinema (il mockumentary Fillum Star).

Cromosoma Calcutta

Intellettuale e visionario, il cinema prodotto a Calcutta è da sette decenni il laboratorio privilegiato del cinema indiano, patria materna e infranta di un percorso visivo diviso tra letteratura e sperimentazione. Il FIFF porta alla luce i sapienti melodrammi favolistici della più grande casa di produzione della città negli anni tra le due guerre; il motto degli studios della Shree Bharat Lakshmi Pictures era tremendamente semplice e appropriato: "si entra con la sceneggiatura e si esce con la pellicola". Da quella stagione travolgente e iniqua nascono generazioni di autori e registi che hanno fatto la storia del cinema indiano, dall'acclamato Satyajit Ray al perduto Ritwik Ghatak, dalle star degli anni sessanta al cinema classico e incisivo di Goutam Ghose.

Domenica 12 dicembre il FIFF somministra la Maratona Ray, proiezione integrale in 16mm. della Trilogia di Apu, il fossile-guida del neorealismo di Ray e abbecedario della percezione dell'India in Europa. Da quella lirica imposizione di realtà dipendono molti recenti lavori di Ghose, il documentario su Ray e la verità metodica di Impermanence, affermazione ultima e digitale che il regista presenterà a Firenze. Osservanti e ribelli, nessun autore dell'India contemporanea può sfuggire il confronto con la storia.

Alle 17.15 la Maratona Ray si fermerà per il tempo di un chai, lo speziato thé indiano che verrà inauditamente servito sul palco della sala cinema.

 
 
 
 
 
 
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