Il voto del redattore
- voto
- 3.5/5
- valutazione
- Per cinefili trentenni e melanconici
Il voto dei lettori
- voto medio
- 3.7/5
- numero votanti
- Questo film è stato votato da 24 lettori
Fascisti su Marte
- di Corrado Guzzanti, Igor Skofic
- dal
- genere Commedia
- tipo Grottesco
- Luigi Faragalli
Little miss sunshine
- di Jonathan Dayton, Valerie Faris
- dal
- genere Commedia
- tipo Grottesco
- Sara Troilo
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02 11 2013
Le avventure acquatiche di Steve Zissou
di Wes Anderson
- Dati
- Titolo originale: The Life Aquatic of Steve Zissou
- Soggetto: Wes Anderson
- Sceneggiatura: Noah Baumbach, Wes Anderson
- Genere: Commedia - Grottesco
- Durata: 118 min.
- Nazionalità: U.S.A.
- Anno: 2005
- Produzione: Wes Anderson, Barry Mendel, Scott Rudin e Enzo Sisti per Touchstone Pictures, Scott Rudin Productions, American Empirical Pictures
- Distribuzione: Buena Vista Italia
- Data di uscita: 00 00 0000
Recensione pubblicata il 10 03 2005
Questa recensione è stata letta 18698 volte
L'oceano che non c'è
di Eduard Le Fou
Grazie a questo film lo spettatore potrà rivivere la sensazione che provava da bambino giocando con il proprio giocattolo preferito. Divertimento assicurato, soprattutto se si hanno poco più di trent'anni. Dopo I Tenenbaum, film che rasentava la perfezione stilistica e formale, Wes Anderson torna a proporci, con Le Avventure Acquatiche di Steve Zissou la sua originalissima idea di cinema che e' il suo giocattolo preferito.
Un cinema stratificato che ad un primo livello rivela una capacità visionaria unica ed originale, fatta di un accurato uso dell'inquadratura, degli elementi decorativi, dei costumi e del colore, un insieme di fattori che hanno una fondamentale valenza espressiva nel fornire al bizzarro puzzle di situazioni e personaggi un tono melanconico e eccentrico.
Ma più in profondità si rivela un'attitudine "fanciullesca" al racconto per immagini, quella fantasiosa capacità di raccontare la realtà, trasfigurandola, tipica di chi ancora non comprende bene il mondo, ed è convinto di poter colmare questa lacuna e di poter interpretare il mistero che avvolge le persone e le cose, con un puro esercizio di immaginazione e di sfrenato egocentrismo.
Chiariamoci: non stiamo parlando di un film immaturo, anzi esso è il risultato del lavoro altamente professionale e consapevole del regista e di tutto il suo team. Fotografia, costumi, scenografia, effetti speciali, musiche, cast: tutto di altissimo livello. Come anche la sceneggiatura, follemente ineccepibile.
Steve Zissou è un oceanografo e produttore di documentari di grande fama internazionale (personaggio chiaramente ispirato alla figura di Jacques Costeau), che si trova a vivere un momento problematico, sia nella sua professione che nella sua vita privata. Sta infatti per separarsi da sua moglie, i suoi film non hanno più il successo di una volta e ha da poco perso il suo migliore amico, inseparabile compagno di mille avventure, divorato durante la lavorazione del suo ultimo film da un fantomatico "squalo giaguaro". Animale cui Zissou, per vendicarsi, decide di dare la caccia nel suo prossimo documentario, che dovrebbe segnare anche il suo rilancio professionale.
Attorno alla eccentrica e un po' arrogante figura di Zissou (interpretato dall'inimitabile Bill Murray, senza la cui presenza non si sarebbe girato il film), lunatico e controverso patriarca come era Royal Tenenbaum, si cementa una compagnia di strani personaggi: il suo team di collaboratori che lo venerano, tra i quali spicca un ambiguo Willem Dafoe, una moglie(Angelica Huston) snob e altera, ma che si rivela però indispensabile per la stabilità di Zissou; un giovane pilota d'aereo (Owen Wilson, stavolta solo in veste d'attore e non co-sceneggiatore) che si aggrega al team in quanto probabile figlio naturale di Zissou; un'affascinante giornalista in gravidanza avanzata di cui Zissou si invaghisce (Cate Blanchett). Tutti insieme (tranne la moglie, che tornerà però a salvare il progetto alla fine) salpano a bordo della nave Belafonte con pochi mezzi, tanto entusiasmo e seguendo metodi molto discutibili, per un viaggio all'insegna di contrattempi e pericoli di ogni genere.
Questa esile trama è in realtà il pretesto per parlare dei rapporti tra questi personaggi. Anche stavolta, come nel film precedente di Anderson, l'argomento di fondo è la difficoltà di essere adulti (e ad un livello metanarrativo, la difficoltà-assurdità di fare cinema, visto che comunque si tratta di una tribolata e stralunata troupe cinematografica), del vivere responsabilmente il proprio ruolo e i propri affetti, a scapito delle proprie individualità e singolarità, all'interno di un nucleo familiare che in questo caso non è una vera e propria famiglia allargata come ne I Tenembaum, ma una strampalata e cameratesca equipe scientifica e cinematografica. Qui dentro spiccano Ned, recente orfano di madre, in cerca di un padre mitizzato, Zissou, che probabilmente suo padre non è; Zissou, l'esatto opposto di una figura paterna responsabile, tanto egocentrico da non aver voluto diventare padre e che ora invece cerca di accogliere a modo suo un figlio che forse suo figlio non è; Eleonor, una moglie che non ha potuto essere madre se non del suo egocentrico marito; Jane, una reporter incinta in cerca di un padre per il figlio che porta in grembo. Il merito di Anderson sta nell'originale capacità di tratteggiare personaggi fumettistici ma di grande spessore umano e di immergerli, è proprio il caso di dirlo, in un'atmosfera surreale, fuori da un'esatta collocazione nello spazio (il film è girato tra Napoli, Roma e le isole pontine, ma i luoghi hanno nomi immaginari) e nel tempo (costumi, oggetti, l'assenza di strumenti digitali e il design rimandano chiaramente agli anni '70, ma si presume che la storia si svolga nei giorni nostri).
L'andamento del film, che passa con disinvoltura da situazioni ironiche e malinconiche, a fasi di azione e combattimenti, ricorda Pierrot Le Fou di Godard, anch'esso popolato da personaggi stralunati, ambientato nel Mediterraneo, con repentine scene di violenza stilizzata che si risolvono nel giro di pochissimi fotogrammi, con un uso dell'azzurro e del rosso molto accesi e con un montaggio grezzo, con stacchi bruschi, quasi da copia lavoro. Questa è solo una delle tante citazioni (vedi ad esempio la musica di David Bowie re-interpretata dal cantante portoghese Seu Jorge, presente anche come attore) di questa caleidoscopica pellicola, tutta caratterizzata da una postmoderna attività di adattamento ai giorni nostri di elementi provenienti dagli anni '70. E' la rivisitazione filologica di un'epoca fatta con un meticoloso lavoro su costumi, scenografie, oggetti e design, che da un lato rende omaggio ad un periodo cinematografico adorato dal regista, e dall'altro reinventa un mondo sospeso, ma vivo sia nell'animo di chi vi ha vissuto la gioventù (incarnato perfettamente da Murray/Zissou) che di chi vi ha trascorso l'infanzia (cioè il regista e tutti i trentenni cui il film è sostanzialmente rivolto). Un mondo in cui e' possibile immergersi e, senza dimenticare chi siamo, tornare innocentemente a fantasticare.
Un cinema stratificato che ad un primo livello rivela una capacità visionaria unica ed originale, fatta di un accurato uso dell'inquadratura, degli elementi decorativi, dei costumi e del colore, un insieme di fattori che hanno una fondamentale valenza espressiva nel fornire al bizzarro puzzle di situazioni e personaggi un tono melanconico e eccentrico.
Ma più in profondità si rivela un'attitudine "fanciullesca" al racconto per immagini, quella fantasiosa capacità di raccontare la realtà, trasfigurandola, tipica di chi ancora non comprende bene il mondo, ed è convinto di poter colmare questa lacuna e di poter interpretare il mistero che avvolge le persone e le cose, con un puro esercizio di immaginazione e di sfrenato egocentrismo.
Chiariamoci: non stiamo parlando di un film immaturo, anzi esso è il risultato del lavoro altamente professionale e consapevole del regista e di tutto il suo team. Fotografia, costumi, scenografia, effetti speciali, musiche, cast: tutto di altissimo livello. Come anche la sceneggiatura, follemente ineccepibile.
Steve Zissou è un oceanografo e produttore di documentari di grande fama internazionale (personaggio chiaramente ispirato alla figura di Jacques Costeau), che si trova a vivere un momento problematico, sia nella sua professione che nella sua vita privata. Sta infatti per separarsi da sua moglie, i suoi film non hanno più il successo di una volta e ha da poco perso il suo migliore amico, inseparabile compagno di mille avventure, divorato durante la lavorazione del suo ultimo film da un fantomatico "squalo giaguaro". Animale cui Zissou, per vendicarsi, decide di dare la caccia nel suo prossimo documentario, che dovrebbe segnare anche il suo rilancio professionale.
Attorno alla eccentrica e un po' arrogante figura di Zissou (interpretato dall'inimitabile Bill Murray, senza la cui presenza non si sarebbe girato il film), lunatico e controverso patriarca come era Royal Tenenbaum, si cementa una compagnia di strani personaggi: il suo team di collaboratori che lo venerano, tra i quali spicca un ambiguo Willem Dafoe, una moglie(Angelica Huston) snob e altera, ma che si rivela però indispensabile per la stabilità di Zissou; un giovane pilota d'aereo (Owen Wilson, stavolta solo in veste d'attore e non co-sceneggiatore) che si aggrega al team in quanto probabile figlio naturale di Zissou; un'affascinante giornalista in gravidanza avanzata di cui Zissou si invaghisce (Cate Blanchett). Tutti insieme (tranne la moglie, che tornerà però a salvare il progetto alla fine) salpano a bordo della nave Belafonte con pochi mezzi, tanto entusiasmo e seguendo metodi molto discutibili, per un viaggio all'insegna di contrattempi e pericoli di ogni genere.
Questa esile trama è in realtà il pretesto per parlare dei rapporti tra questi personaggi. Anche stavolta, come nel film precedente di Anderson, l'argomento di fondo è la difficoltà di essere adulti (e ad un livello metanarrativo, la difficoltà-assurdità di fare cinema, visto che comunque si tratta di una tribolata e stralunata troupe cinematografica), del vivere responsabilmente il proprio ruolo e i propri affetti, a scapito delle proprie individualità e singolarità, all'interno di un nucleo familiare che in questo caso non è una vera e propria famiglia allargata come ne I Tenembaum, ma una strampalata e cameratesca equipe scientifica e cinematografica. Qui dentro spiccano Ned, recente orfano di madre, in cerca di un padre mitizzato, Zissou, che probabilmente suo padre non è; Zissou, l'esatto opposto di una figura paterna responsabile, tanto egocentrico da non aver voluto diventare padre e che ora invece cerca di accogliere a modo suo un figlio che forse suo figlio non è; Eleonor, una moglie che non ha potuto essere madre se non del suo egocentrico marito; Jane, una reporter incinta in cerca di un padre per il figlio che porta in grembo. Il merito di Anderson sta nell'originale capacità di tratteggiare personaggi fumettistici ma di grande spessore umano e di immergerli, è proprio il caso di dirlo, in un'atmosfera surreale, fuori da un'esatta collocazione nello spazio (il film è girato tra Napoli, Roma e le isole pontine, ma i luoghi hanno nomi immaginari) e nel tempo (costumi, oggetti, l'assenza di strumenti digitali e il design rimandano chiaramente agli anni '70, ma si presume che la storia si svolga nei giorni nostri).
L'andamento del film, che passa con disinvoltura da situazioni ironiche e malinconiche, a fasi di azione e combattimenti, ricorda Pierrot Le Fou di Godard, anch'esso popolato da personaggi stralunati, ambientato nel Mediterraneo, con repentine scene di violenza stilizzata che si risolvono nel giro di pochissimi fotogrammi, con un uso dell'azzurro e del rosso molto accesi e con un montaggio grezzo, con stacchi bruschi, quasi da copia lavoro. Questa è solo una delle tante citazioni (vedi ad esempio la musica di David Bowie re-interpretata dal cantante portoghese Seu Jorge, presente anche come attore) di questa caleidoscopica pellicola, tutta caratterizzata da una postmoderna attività di adattamento ai giorni nostri di elementi provenienti dagli anni '70. E' la rivisitazione filologica di un'epoca fatta con un meticoloso lavoro su costumi, scenografie, oggetti e design, che da un lato rende omaggio ad un periodo cinematografico adorato dal regista, e dall'altro reinventa un mondo sospeso, ma vivo sia nell'animo di chi vi ha vissuto la gioventù (incarnato perfettamente da Murray/Zissou) che di chi vi ha trascorso l'infanzia (cioè il regista e tutti i trentenni cui il film è sostanzialmente rivolto). Un mondo in cui e' possibile immergersi e, senza dimenticare chi siamo, tornare innocentemente a fantasticare.
I lettori hanno scritto 8 commenti
- commento bella rece, ma potevi sbilanciarti un po' di più sul voto... è un gran film. anch'io ho notato alcune sequenze quasi da "copia lavoro": come quella (grandiosa) dell'attacco ai pirati per esempio.
- commento credo che se un film è davvero grande possa dirlo solo il tempo.
- commento inteso come il Nostro tempo,dopo 100 di luce attraverso le immagini si è maturato un senso di zeigest(spirto del tempo), una coscenza cinematografica. i film nn devo stagionare per acquisire il gusto.
- commento più che al gusto, mi riferivo alla bellezza. cmq credo che diversi grandi registi incompresi del passato come del presente non sarebbero d'accordo con te
- commento al momento proprio mi sfugge un esempio di grande regista incompreso del presente mi sapresti delucidare?
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