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libera critica cinematografica

 
 
 
 
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Voti

Il voto del redattore

  • voto
  • 3.5/5
  • valutazione
  • Questo è Cinema fatto di immagini effimere, perciò belle e pure; questo è Cinema che ci ricorda di cose che molto spesso dimentichiamo.
  •  
 
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Il voto dei lettori

  • voto medio
  • 4/5
  • numero votanti
  • Questo film è stato votato da 7 lettori
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Info

Maghi e Viaggiatori

di Khyentse Norbu

 
    Dati
  • Titolo originale: Chang hup the gi tril nung
  • Soggetto: Khyentse Norbu
  • Sceneggiatura: Khyentse Norbu
  • Genere: Fantastico - Sociale
  • Durata: 107 min.
     
  • Nazionalità: Australia/Bhutan
  • Anno: 2003
  • Produzione: Prayer Flag Pictures
  • Distribuzione: BIM Distribuzione
  • Data di uscita: 00 00 0000
 
 
 
 
 
 
 
 
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Recensione

Sogni e Bisogni.

di Lucio Carbonelli

C'è un funzionario statale che si mette in viaggio e c'è uno studente che tenta le arti magiche. L'uno lavora in un piccolo paesino, annoiandosi, l'altro studia in un piccolo paesino annoiandosi anche lui. Ambedue sognano: l'uno una terra lontana, l'altro pure. Sognano viaggi, divertimenti, ragazze, ristoranti, soldi: dove vivono di sicuro non c'è tutto questo, però forse c'è dell'altro, amaro ma anche dolce. Ma forse la cosa più importante è un'altra: l'uno sta in un racconto, l'altro lo ascolta, questo racconto. Ambedue però vivono in questo film.

Questo film ci racconta, appunto, di un mago e di un viaggiatore, figure archetipiche, presenti ovunque, questo film parla in ultima analisi di tutti noi: maghi, viaggiatori… sognatori.

Tutti e due i protagonisti sognano di andare via da dove vivono, desiderio comune da esaudire con metodi differenti: andare a vivere nella terra dei propri sogni. Ma dove si trova questa terra?
Può essere un luogo vero e proprio, un dove, oppure una cosa, persone, un quando.
L'uomo vive, al tempo di oggi, in un paesino del Bhutan, uno staterello tanto piccolo che figurarsi com'è il paese: una collinetta, due case, un divertimento unico per tutti e poco più. L'uomo ascolta il rock'n'roll e quando finiscono le pile, lui le strofina a mo' di mago; alla parete della sua stanzetta, poi, oltre allo Zio Sam che lo reclama, ci sono attaccate le modelle, modelle che non trova certo nella piazza del paese. L'uomo lavora come funzionario statale, è un uomo amato e rispettato, conosciuto: però vuole andare negli Stati Uniti d'America, a far fortuna, lì c'è tutto quello che lui cerca (o almeno crede), aspetta una lettera per diventare un raccoglitore di mele nel grande paese delle opportunità. Lui conosce l'America, ma gli americani, probabilmente, non sanno nemmeno dov'è il Bhutan. Come noi del resto.

Il ragazzo vive, al tempo di ieri, in un paesino che forse non esiste, uno staterello immaginario: ma anche qui ci sono la collinetta, le due case, il divertimento addirittura quasi non c'è. Il ragazzo è innamorato delle ragazze, le cerca a mo' di viaggiatore; i suoi occhi non si stancano mai di guardarle, le sue mani vorrebbero toccarle. Il ragazzo è uno studente, è un ragazzo privilegiato perché primogenito: però vuole andare lontano da casa, a cercare l'amore, è quello che davvero lo farebbe felice (o almeno crede), aspetta l'occasione propizia per fuggire. Lui conosce l'amore, ma alcuni, probabilmente, non sanno nemmeno dove sta di casa, questo amore. Come molti, del resto.
Il ragazzo e l'uomo, ambedue, viaggiano, tentano magie, sognano: questo ci dice il racconto, un racconto fatto d'incontri, questo ci dice il film, un film che è come un incontro, con tutto ciò che ne consegue. Il racconto finisce poi bruscamente, e il film anche: s'interrompe d'improvviso.
L'uomo e il ragazzo, distratti sulla strada dei propri sogni trovano qualcosa, un qualcosa che credevano non volessero, eppure lo trovano, nella realtà.
A noi, intanto, restano pensieri e immagini.

Questo è il cinema dei piccoli: immagini effimere, perciò belle e pure; questo è un film che ci mostra i piccoli che, lentamente, guardano ai grandi, questi grandi che sono tanto grandi che manco si accorgono di questi piccoli.

Questo è il cinema che ci mostra cose che molto spesso non vediamo, o meglio, questo è il cinema che ci ricorda di cose che dimentichiamo che esistono, ma, soprattutto, questo è il cinema che ci ricorda di non sperare mai che i nostri sogni, un giorno, si avverino poiche' diventerebbero come realtà (sperare causa dolore, dicono i monaci zen). Tanto vale tenersela, allora, questa (ricca) realtà.

A volte.

 
 
 
 
 
 
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