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libera critica cinematografica

 
 
 
 
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Locandina
 
 
 
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Trama

La psicosi da terrorismo dopo l'11 settembre analizzata in una delle conseguenze che ha portato con sè di cui esempio eclatante è l'uccisione di un taxista afgano negli USA, ma anche gli altri innumerevoli casi di abuso e tortura nei confronti degli arabi da parte degli americani.

 
 
 
 
 
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Voti

Il voto del redattore

  • voto
  • 4.5/5
  • valutazione
  • Una pellicola da non perdere firmata da un regista coraggioso
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Il voto dei lettori

  • voto medio
  • senza voto
  • numero votanti
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Info

Taxi to the Dark Side

di Alex Gibney

 
    Dati
  • Titolo originale: Taxi to the Dark Side
  • Soggetto: Alex Gibney
  • Sceneggiatura: Alex Gibney
  • Genere: Drammatico - Documentario
  • Durata: 105 min.
     
  • Nazionalità: USA
  • Anno: 2007
  • Produzione: Jigsaw Productions
  • Distribuzione: Ripley's Film
  • Data di uscita: 22 05 2009
 
 
 
 
 
 
 
 
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Recensione

A cosa è servito tutto questo?

di Roberta Folatti

Obama ha deciso di chiudere la famigerata prigione di Guantanamo. E sta mettendo in atto una politica di apertura verso il mondo arabo che mette in allarme Israele e rinnega la strategia di George W. Bush e dei suoi spregiudicati consiglieri.  La sua recentissima dichiarazione "La democrazia non si impone" è sintomatica e denota lo stacco netto che la nuova amministrazione intende dare.

Ma tra le cose sciagurate fatte dagli americani ai tempi di Bush non c'è solo Guantanamo. Di prigioni così l'esercito ne ha create molte sia in Iraq che in Afghanistan. In una in particolare è morto Dilawar, giovane taxista che ha pagato con la vita il fatto di aver trasportato degli uomini che non piacevano agli americani. Dopo averlo sottoposto a torture di ogni tipo senza che confessasse nulla (perché nulla sapeva) anche i suoi carcerieri si sono convinti della sua innocenza… peccato che questa consapevolezza sia arrivata troppo tardi, quando Dilawar era già morto. Partendo da una denuncia e da un'inchiesta del giornalista Tim Golden si è poi accertato che in quel luogo in mezzo al deserto gli americani compivano brutalità inimmaginabili, violando tutte le convenzioni per la difesa dei diritti umani. Lo scopo era far confessare i presunti terroristi.

Molto presunti. Perché pochi sanno che  con tutto il loro dispiegamento di forze, gli americani sono responsabili della cattura di meno del 10% dei prigionieri. Gli altri arresti li hanno effttuati le varie milizie locali e spesso sono stati dettati più da vendette personali che da indagini serie. Insomma nelle maglie della rete di Bush e soci sono rimasti impigliati pochi veri, pericolosi terroristi e molti poveracci.

E' questo che racconta Alex Gibney nel suo bel documentario Taxi to the dark side, vincitore dell'Oscar nel 2008. E' così che il regista americano, già autore del lungimirante Enron, l'economia della truffa, spiega la nascita del suo ultimo lavoro: "Sono stato letteralmente catturato da un articolo di Tim Golden sul "New York Times" in cui si ricostruiva l'incredibile vicenda del tassista Dilawar. Per la brutalità del modo in cui è stato ucciso, per la conclamata innocenza, ma soprattutto per l'ultimo brano dell'articolo, in cui Golden riportava la confessione di un soldato che ricostruiva il terzo giorno di interrogatorio di Dilawar, in cui, nonostante molti dentro la prigione di Baghram fossero giunti alla conclusione della sua non colpevolezza, continuarono a colpirlo alle gambe. Questo particolare mi è sembrato subito cruciale, mi ha restituito il senso vero delle torture: ogni divieto era rimosso, il lato oscuro della coscienza umana era del tutto senza freni".

Le immagini di Taxi to the dark side sono crude, dirette e non fanno sconti, Gibney è riuscito a rintracciare praticamente ogni persona presente nel carcere afghano nel giorno in cui morì Dilawar. Prigionieri, guardie, investigatori. E poi gli avvocati dei detenuti, quelli delle guardie sucessivamente incriminate, gli ufficiali dell'esercito fino a coloro che hanno consigliato il Presidente americano nella sua strategia di "guerra infinita". Chi ha insabbiato l'uccisione di Dilawar non avrebbe mai immaginato che la vicenda di un povero ragazzo afghano sarebbe stata portata all'attenzione di tutto il mondo, sino alla cerimonia degli Oscar… Il suo calvario di innocente sarebbe dovuto rimanere uno dei tanti, troppi effetti collaterali sulla gloriosa via dell' "importazione di democrazia".

Per fortuna esistono ancora giornalisti e documentaristi capaci, ostinati e soprattutto coraggiosi. Taxi to the dark side mostra immagini impressionanti ma la cosa più sconvolgente è prendere atto della pochezza e dell'approssimazione con cui si muove il più potente esercito del mondo. E della mancanza di scrupoli di certe amministrazioni. Se è così che combattono i terroristi, c'è decisamente da inquietarsi… Certi metodi, oltre a non portare risultati, rischiano di creare ulteriore acrinomia, tenere in carcere e torturare innocenti non è il modo migliore per avvicinare un popolo alla democrazia. Dire che Bush e soci hanno agito come elefanti dentro una cristalleria non rende ancora l'idea… Andate a vedere questo film - che non è una pellicola sovversiva distribuita clandestinamente, ha vinto l'Oscar come miglior documentario! - e vi farete un'idea molto precisa sui fatti.

 
 
 
 
 
 
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