Fidanzato morboso e geloso mette un detective privato alle calcagna della propria fidanzata. Il detective diventa protettivo nei confronti del cliente e tra i due nascerà una specie di amicizia.
Il voto del redattore
- voto
- 2/5
- valutazione
- I nomi di Faenza e Santamaria facevano sperare in qualcosa di meglio, il film rimane in bilico tra i generi senza convincere del tutto.
Il voto dei lettori
- voto medio
- 0.2/5
- numero votanti
- Questo film è stato votato da 2 lettori
- di Nicolo Donato
- dal 02 07 2010
- genere Drammatico
- tipo Psicologico
- Papupop
- di Francis Ford Coppola
- dal 20 11 2009
- genere Drammatico
- tipo Psicologico
- Antinoo
- di Marc Forster
- dal 28 03 2008
- genere Drammatico
- tipo Psicologico
- Elena De Dominicis
- di Michael Haneke
- dal 30 10 2009
- genere Drammatico
- tipo Psicologico
- Severino Faccin
- Contro Il pessimo metodo
- A favore La violenza della psicoanalisi
- Sara Troilo Vs. Keivan Karimi
Il caso dell'infedele Klara
di Roberto Faenza
- Dati
- Titolo originale: Il caso dell'infedele Klara
- Soggetto: Michal Viewegh (romanzo omonimo)
- Sceneggiatura: Roberto Faenza, Maite Carpio Bulgari, Marzio Casa
- Genere: Drammatico - Psicologico
- Durata: 90 min.
- Nazionalità: Italia, Repubblica Ceca
- Anno: 2009
- Produzione: In Film Praha, Jean Vigo Italia, Medusa Film
- Distribuzione: Medusa
- Data di uscita: 27 03 2009
"Non è la gelosia!"
di Carlo Griseri
A volte la cosa migliore è entrare in sala senza sapere nulla (o quasi) del film scelto. Il rischio a cui si va incontro nel caso contrario è quello di aspettarsi qualcosa che poi non si ritrova sullo schermo, di cercare per tutto il tempo tra le immagini quello che ci avevano fatto prefigurare, e magari di non trovarlo. Non è questo però il caso dell'ultima fatica di Roberto Faenza, Il caso dell'infedele Klara, interpretato da Claudio Santamaria, Laura Chiatti e Iain Glen. "Una commedia sulla gelosia", l'ha definita il regista, in sala, al termine della proiezione. "Un lavoro insolitamente leggero per i miei canoni, ma credo che il momento storico che stiamo vivendo ci richieda film di questo tipo: mi aspetto di entrare in sala e di sentire il pubblico ridere". Avessi avuto questa consapevolezza a inizio proiezione, forse il film mi avrebbe fatto un'altra impressione... Sarà che gli attori scelti non hanno un background particolarmente comico, oppure che il regista vanta un curriculum in cui la commedia non rientra (Qualche titolo? Sostiene Pereira, I Viceré, I giorni dell'abbandono, Prendimi l'anima), ma proprio non ero pronto per un'ironica pellicola sulla gelosia.
Già, perché i dialoghi di Klara sono al limite del ridicolo, ma talmente in bilico da lasciare interdetti: la filosofia spicciola abbonda, le citazioni in bocca ai protagonisti sono spesso assurde. Si può ancora prendere sul serio qualcuno che riflettendo sui sentimenti si lancia nella citazione dantesca 'Amor ch'a nullo ha amato amar perdona' ('Porco cane', aggiungerebbe Jovanotti...)? Si può credere alla grande paura del geloso Santamaria che teme di venire cornificato dalla fidanzata Chiatti prima di un suo - di lei - viaggio solitario a Venezia: "Si consumano più tradimenti lì che in qualunque altro posto!", confessa all'amico-detective Glen? Sia detto una volta per tutte: sappiate che tutte queste cose, e tutte le altre che in sala potranno sembrarvi delle assurdità o delle cadute di stile, sono state inserite per farvi ridere. Quindi ridete! Nel corso della proiezione a cui ho assistito quasi nessuno però lo faceva, la risata proprio non veniva spontanea.
La trama: il film è tratto dal libro omonimo del ceco Michal Viewegh edito dalla torinese Instar Libri ("Un romanzo non molto profondo", lo ha definito Faenza) ed ha come protagonista indiscusso il tema della gelosia. Un uomo (Santamaria) è così geloso della propria fidanzata da ingaggiare un detective per spiarla: lei appare innocente, ma accecato dal sentimento lui non riesce ad accontentarsi di una 'non-prova' (si può provare una cosa che non avviene?). La situazione degenererà, così come il rapporto tra i due. Ma l'amore di lei forse riuscirà a sistemare le cose. Il film è splendidamente ambientato a Praga, sulle rive del Danubio, e la città è ottima co-protagonista delle vicende: Roberto Faenza ha poi deciso di cambiare rispetto al libro la destinazione del viaggio 'della discordia', dall'originale Cina appunto a Venezia. L'acqua, quindi, come filo conduttore delle vicende della coppia.
Un altro paio di critiche negative. Veniali, se vogliamo, ma doverose: girato in lingua inglese perché la maggioranza del cast è straniera, Il caso dell'infedele Klara non gode di un doppiaggio particolarmente curato. O almeno questa è l'impressione, in particolare per ciò che concerne l'auto-doppiaggio di Laura Chiatti, forse poco abituata a tale pratica. Ancora peggiore però è l'attenzione nell'uso delle controfigure: senza fare spoiler, possiamo dire che ad un certo punto, in una scena cruciale per lo snodo narrativo, il personaggio di Santamaria cade dalle scale. Bene, o meglio male: la sostituzione dell'attore con lo stuntman di turno è talmente evidente da sembrare voluta per strappare la risata (ma in questo caso si può essere certi che sia stato involontario!). Rimane certamente da segnalare la 'facilità di costumi' del cast: tutti gli attori scritturati, anche quelli per parti minori come gli assistenti del detective, hanno almeno una scena in cui si presentano 'come mamma li ha fatti'. In questo ovviamente la fisicità e la naturalezza di Laura Chiatti spiccano su tutto (e su tutte), ma i tanti nudi della pellicola rimangono - volutamente - molto lontani dall'apparire erotici. Già insieme nel televisivo Rino Gaetano - Ma il cielo è sempre più blu, i due protagonisti si sono cimentati anche nel ruolo di cantanti e musicisti: Santamaria, come accaduto anche in Ma quando arrivano le ragazze? di Pupi Avati, suona e si cimenta con convinzione nel ruolo di artista (le musiche attribuite al suo personaggio sono opera di Megahertz, apprezzato produttore di musica elettronica). Sui titoli di coda si può anche apprezzare un bel duetto tra i due attori: non alzatevi immediatamente dalla poltrona, l'ascolto merita.
Chiudo questa mia citando il buon Vasco Rossi e il suo antico (ma sempre attuale) Tango... della Gelosia, da Liberi Liberi (anno 1989), a cui si riferisce anche il titolo della recensione e che potrebbe essere la sintesi perfetta dei 90 minuti di pellicola: "Non è la gelosia! Quello che sento, quello che sento dentro! È più una malattia, che non ci riesco, che non capisco proprio!".
I lettori hanno scritto 1 commento
- indirizzo IP 93.51.249.92
- data e ora Lunedì 01 Giugno 2009 [18:55]
- commento Carlo secondo me sei stato fin troppo buono a descrivere l'insesistenza artistica di questa pellicola. Santamaria è bravino, ma qui è proprio sprecato... sulla Chiatti.. meglio non pronunciarsi : )
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