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libera critica cinematografica

 
 
 
 
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Locandina
 
 
 
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Trama

Periferia di Stoccolma, un ragazzino vessato dai bulli incontra una ragazzina un po' strana, vampira...

 
 
 
 
 
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Voti

Il voto del redattore

  • voto
  • 5/5
  • valutazione
  • Un bambino che non vorrebbe essere tale sogna di uccidere. Una bambina che non potrà più essere altro non può fare altrimenti.
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Il voto dei lettori

  • voto medio
  • 4.5/5
  • numero votanti
  • Questo film è stato votato da 1 lettore
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Info

Lasciami entrare

di Tomas Alfredson

 
    Dati
  • Titolo originale: Låt den rätte komma in
  • Soggetto: John Ajvide Lindqvist (romanzo)
  • Sceneggiatura: John Ajvide Lindqvist
  • Genere: Giallo - Thriller
  • Durata: 114 min.
     
  • Nazionalità: Svezia
  • Anno: 2008
  • Produzione: EFTI
  • Distribuzione: Bolero Film
  • Data di uscita: 09 01 2009
 
 
 
 
 
 
 
 
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Recensione

Verrà la morte. Avrà i tuoi grandi occhi.

di Antinoo

Che siaMo in Svezia, o comunque nel Nord Europa, lo si può evincere facilmente dagli abbacinanti panorami immacolati, freddi, asettici nel loro candore. Che siaMo all'inizio degli anni '80 lo si capisce dai giocattolini con i quali trascorre le giornate in solitudine Oskar (Kåre Hedebrant). Un bambino biondissimo, vagamente scialbo, evidentemente lasciato a se stesso dai genitori separati: una madre iperapprensiva quando non serve più e un padre, ma questo viene solo suggerito, probabilmente gay. Il gelo di Blackeberg, paesino in cui questa vicenda è ambientata, arriva dritto al cuore attraverso le ossessioni e le coazioni a ripetere del protagonista: collezionare articoli che parlano di efferrati delitti, drammatizzare scontri immaginari nei quali si vendica dei 3 bambini che ogni giorno a scuola lo torturano in tanti modi diversi, portare con sé un coltellino.


La sua infantile sociopatia viene interrotta dall'arrivo di Eli (Lina Leandersson), una curiosa bambina con enormi occhi scuri e tratti gitani, che va a vivere nella casa accanto alla sua insieme ad Håkan (Per Ragnar), un anziano e taciturno signore. Eli non è una bambina come tutte le altre: non teme il freddo, dice cose strane come "ti avverto subito che non possiamo essere amici" e non ricorda esattamente quando compie gli anni. Oskar, invece, conta i giorni e i mesi che lo separano dal prossimo, quasi a non vedere l'ora che l'adolescenza finisca. Entrambi cercano disperatamente un amico della propria età, che sia complice e rifugio: in questo sono molto simili. Solo che Eli è un vampiro. Ha, però, orrore della propria condizione, tanto da spedire il fido Håkan ad uccidere al suo posto, appendendo le vittime a testa in giù e travasarne il sangue in un bidone tramite imbuto, e potersi nutrire. In lei non v'è nulla di romantico, decadente o leggendario. Dell'immagine stereotipata del vampiro conserva solo la grande capacità d'attrazione, che in un bambino frustrato e bisognoso di riscatto come Oskar non può non far presa. In breve, la piccola cittadina è sconvolta da una ondata di delitti sempre più numerosi: questo stimola la vivida immaginazione del ragazzino e lo porta a riflettere sulla nuova amica, fino a giungere alla più semplice e, per lui, normale evidenza circa la sua natura. Questo lo porterà ad una nuova consapevolezza di sé e ad affrontare i piccoli orrori che, quotidianamente, è costretto a subire: l'affetto che lo lega ad Eli, diventato qualcosa di più tenero che una semplice amicizia, lo seguirà anche in questa prova. Nell'unico modo che la piccola vampira conosce.


Lasciami entrare è un film di Tomas Alfredson, tratto dall'omonimo romanzo di John Ajvide Lindqvist, che, a causa della concomitanza d'uscita e della similitudine apparente di argomenti trattati, è spesso equiparato a Twilight di Catherine Hardwicke: in entrambi abbiamo due adolescenti diversi dai soliti, che sfidano regole soprannaturali (e non) che non hanno scelto loro per poter restare insieme. Si è parlato, allora, di Lasciami entrare come dell'"anti" Twilight. IO, invece, proporrei un'altra lettura: l'"alter". Lasciami entrare non si pone in contrasto con una lettura adolescenziale e patinata del mito del vampiro in chiave moderna, semplicemente si concentra su un altro aspetto, meno americano e divistico, più elegante ed introspettivo. Come è, da sempre, il cinema di matrice europea, specie nordica. Nel film, le vicende a tinte nere della bambina vampira e del suo sfortunato tutore si incrociano in maniera assolutamente fisiologica e priva di orpelli ai piccoli, e per questo grandi, orrori che costellano la vita di Oskar. Una vicenda tristemente e profondamente umana: quindi assolutamente incapace di essere alleggerita dal vago alone di sovrannaturale che la circonda. Il bianco che avvolge l'intera storia, che mano mano si tinge prima di rosso e poi di nero, rimane sempre sfondo bellissimo e algido, assolutamente distaccato a tutto ciò che capita a chi lo abita. Una natura e una civiltà che si mostrano distanti e insensibili ad ogni vicenda umana, alla maniera delle opere di Aki Kaurismäki, anch'esso nordico, ma finlandese.


Il titolo originale, Låt den rätte komma, in inglese suona come Let the Right One In, a citare il verso di una canzone non molto famosa di Morrissey, Let the Right One Slip In, ex leader dei The Smiths, di cui l'autore è un grande fan. Il film ha già vinto diversi premi, come il Best Narrative Feature al Tribeca Film Festival ed è stato presentato al Festival di Torino. Il cinema americano, già fiutato l'affare, ha comprato i diritti per girare un film in lingua inglese tratto dallo stesso libro, da affidare a Matt Reeves. A differenza di tutti coloro che temono una snaturazione del soggetto, Lindqvist è felice della scelta del regista, che partirà non dal film ma dal libro, mettendo magari in evidenza quei temi presenti ma tralasciati da Alfredson, come pedofilia e prostituzione.


Nell'attesa, quelli che vividamente restano impressi sono gli occhi di bambina, prestati da una interprete assolutamente straordinaria come Lina Leandersson, che hanno dodici anni da un bel po' di tempo e che sembrano dire a tutti coloro che la giudicano un mostro da distruggere, un eroe da emulare o un simbolo di come si possa sopraffare il prossimo per sopravvivere: io non posso fare altrimenti. Io ho fame.

 
 
 
 
 
 
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Commenti
 

I lettori hanno scritto 1 commento

 
 
Sara Troilo
Sara Troilo
  • indirizzo IP 93.36.121.125
  • data e ora Lunedì 11 Maggio 2009 [11:02]
  • commento Concordo con la recensione, una rivisitazione del mito del vampiro assolutamente non glam e molto "sporca". Un bellissimo film. Dicono sia bello anche il romanzo.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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