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libera critica cinematografica

 
 
 
 
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Il voto del redattore

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  • Ma il cinema porta la democrazia?
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Il voto dei lettori

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Info

The Agronomist

di Jonathan Demme

 
    Dati
  • Titolo originale: The Agronomist
  • Soggetto:
  • Sceneggiatura:
  • Genere: Drammatico - Documentario
  • Durata: 90'
     
  • Nazionalità: USA
  • Anno: 2003
  • Produzione: Jonathan Demme, Peter Saraf, Bevin McNamara
  • Distribuzione: BIM
  • Data di uscita: 00 00 0000
 
 
 
 
 
 
 
 
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Recensione

O informazione o dittatura.

di Sara Troilo

1991: l'anno in cui Jonathan Demme vince l'Oscar per Il silenzio degli innocenti e propone a Jean Dominique, in esilio a New York, di girare un documentario monografico su di lui, una scusa per conoscere quell'uomo straordinario, per stessa ammissione del regista.

 

Haiti: Repubblica presidenziale dal 1957, F. "Doc" Duvalier ne fu il despota assoluto sino alla morte avvenuta nel 1971. Gli succedette il figlio Jean-Claude ('Baby Doc') che nel 1986 fu costretto a fuggire in seguito a una rivolta popolare. Vicina alla famiglia Duvalier fu Madre Teresa di Calcutta, come testimoniano anche alcune foto e il testo La posizione della missionaria,
Teoria e pratica di Madre Teresa scritto dal giornalista inglese Christopher Hitchens. Il governo fu assunto da una giunta provvisoria militare. Nelle prime elezioni libere, nel 1990, fu eletto presidente il leader della sinistra, il prete cattolico J.-B. Aristide, il quale venne però destituito da un golpe militare nel 1991 e pote' tornare soltanto nel 1994, dopo l'embargo stabilito dall'ONU. Nel 1995 le elezioni furono vinte da Rene' Preval in un clima di violenze continue, nel 2000 torna Aristide finche', nel 2004, non viene destituito dai ribelli del Fronte di Resistenza dell'Artibonite.

 

The Agronomist e' la testimonianza di un sopruso, e' la prova (pleonastica) che un paese puo' vivere in balia della dittatura grazie all'abile regia degli USA, ovvero lo stesso paese che esporta la democrazia nel mondo. Demme decide di diventare testimone di una storia poco conosciuta e la vita di Jean Dominique, agronomo ribelle al regime che diventa giornalista e fonda una radio in nome della corretta informazione, diventa un documentario. Jean Dominique rileva Radio Haiti Inter, la piu' antica stazione radio di Haiti, nel 1968 e da li' comincia a trasmettere utilizzando la lingua creola, quella cioe' parlata dalla maggioranza degli haitiani. La popolazione privata di ogni diritto comincia a prendere coscienza della propria situazione. Le ripercussioni, ovviamente, non si fanno attendere. Radio Haiti Inter fa da bersaglio ai proiettili della polizia piu' di una volta e Jean Dominique e' costretto all'esilio nel 1980 e nel 1991. Il ritorno di Dominique dal primo esilio e' una delle scene piu' commoventi del documentario, una folla oceanica lo aspetta all'aeroporto e lo incita a continuare la battaglia in favore dei diritti umani intrapresa anni prima. L'espressione del giornalista e' stupefatta all'inizio e poi sempre piu' calata nel ruolo, man mano che sente risuonare il proprio nome, Jean Dominique riprende pieno possesso del profondo legame che lo unisce ad Haiti e lo grida forte. E' evidente che cio' che guida quest'uomo e' la passione e questa lo porta ben al di la' di qualsiasi conteggio politico e anche al di la' della demagogia.

Sono le sue inclinazioni e cioe' quella per l'agronomia e per il cinema che l'hanno portato sia a scegliere quella specializzazione negli studi, a rivendicare diritti per i contadini che compongono la gran parte della popolazione dell'isola, sia a girare il primo documentario haitiano, ancora negli anni '60. La direzione e' chiara: informare. Niente piu' dell'informazione rende le donne e gli uomini critici verso la societa' e l'autorita' incarnata dalle istituzioni. Prova ne e' il fatto che la liberta' di stampa e' la piu' minacciata dai regimi e che la sua mancanza e' indice sicuro che il paese non ha nessuno che controlli chi lo amministra. In questa battaglia per l'informazione non e' solo, Michele Montas, giornalista (e moglie) non e' mai stata meno convinta di lui e continua tuttora la lotta. Il 3 aprile 2000 Jean Dominique viene ucciso davanti a Radio Haiti Inter a colpi di pistola, stessa sorte per l'addetto alla sorveglianza Jean Claude Louissaint. Il film si chiude con Michele Montas che dai microfoni della Radio dice che Jean Dominique non e' morto sul serio, la sua voce scorre sulle immagini del marito in auto, sorridente mentre ascolta la radio, come ascoltasse proprio la moglie parlare di lui. Come dire, non si lavora sulla mancanza, ma su cio' che una persona lascia di se' e si cerca di continuare quel percorso di presa di coscienza che porta alla democrazia. Demme per farlo sceglie la strada che meglio conosce, quella del cinema, questo documentario parte sicuramente da una base sfavillante che e' il protagonista, sorridente, arrabbiato, con ogni atteggiamento riesce a conquistare e cio' che e' piu' facile ammirare e' la sua totale assenza di captatio benevolentiae, di retorica e di autocommiserazione. Quando Demme sostiene di aver avvicinato Dominique "con la scusa" del documentario non si fa per niente fatica a credergli. L'autore poi si attiene allo standard del documentario, abbina interviste e girato e sceglie con cura la musica, a cura di Wycleaf Jean.

 
 
 
 
 
 
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Commenti
 

I lettori hanno scritto 1 commento

 
 
utente
bagnini
  • commento Dominique in questo documentario esprime tutta la forza intellettuale di cui era dotato...a tratti ironico a tratti drammatico, spesso toccante per come parla di ciò che ha subito...
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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