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libera critica cinematografica

 
 
 
 
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Il voto del redattore

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  • 4.5/5
  • valutazione
  • Da inserire nei programmi scolastici.
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Il voto dei lettori

  • voto medio
  • 2.7/5
  • numero votanti
  • Questo film è stato votato da 23 lettori
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Info

The Corporation

di Jennifer Abbott, Mark Achbar

 
    Dati
  • Titolo originale: The Corporation
  • Soggetto: Joel Bakan, THE CORPORATION La patologica ricerca del profitto e del potere. Ed. Fandango, 2004
  • Sceneggiatura: Joel Bakan
  • Genere: Drammatico - Documentario
  • Durata: 145'
     
  • Nazionalità: Canada
  • Anno: 2003
  • Produzione: Mark Achbar e Bart Simpson
  • Distribuzione: Fandango
  • Data di uscita: 00 00 0000
 
 
 
 
 
 
 
 
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Recensione

Il piu' efferato assassino del film piu' cruento che abbiate mai visto e' andato a vergognarsi.

di Sara Troilo

"Dio creò la persona fisica, l'uomo andò oltre: creò le corporation, la persona giuridica.
Onnipresente e immortale"
(Beppe Grillo)

 

Vi siete spaventati per il serial killer di Seven? Il silenzio degli innocenti vi ha terrorizzato? Non dormite piu' da quando avete visto Nightmare? Oppure siete di quelli che hanno pianto ad ogni proiezione di Schindler's List e de La vita e' bella? Appartenete a quella schiera di persone che stanno male sul serio quando vedono sullo schermo le suore e i preti torturare le ragazze irlandesi dei conventi Magdalene? Bene. Questo documentario non fa per voi.

 Il motivo e' che in questo film documentario vedrete come la IBM ha fornito ai nazisti un pratico sistema per avere un esatto conteggio di detenuti e morti nei campi di sterminio. Tutti i prigionieri avevano un codice cui corrispondeva un foro nella scheda che li riguardava, i Testimoni di Geova, per esempio avevano lo 02. Altro codice e altro foro, ma stessa scheda, per le cause di morte: suicidio, cause naturali oppure cause speciali, ovvero camera a gas. Verrete a conoscenza del fatto che il presidente della Nike non ha mai visto l'Indonesia e non l'ha nemmeno voluta vedere in compagnia di Michael Moore che gli ha gentilmente pagato un biglietto di prima classe per visitare gli stabilimenti Nike in quel paese. Vi impressionerete a sentire che il primo pensiero (il primo) degli investitori di borsa davanti al crollo del World Trade Center in quell'11 settembre 2001 e' stato: "Ora le quotazioni dell'oro andranno alle stelle", intendo gli investitori che non sono rimasti uccisi dal crollo delle torri.

Probabilmente vi chiederete anche quale potrebbe mai essere la ragione per cui i governi dei paesi industrializzati non tutelino l'ambiente, ma gli interessi delle multinazionali, segnando la strada alla distruzione del genere umano. Passerete poi da questo pensiero ad un altro: "Chi controlla le multinazionali, dal momento che i governi non lo fanno?". Una risposta plausibile sarebbe "i mass media di informazione". Plausibile ma sbagliata. La Fox ha infatti impedito che due giornalisti investigativi mandassero in onda un programma scritto apposta per i loro canali, un'indagine su un farmaco prodotto dalla Monsanto e somministrato alle mucche per far loro produrre una quantita' maggiore di latte. Ci sono studi farmacologici che dimostrano il legame tra questo farmaco e alcune malattie delle mucche e dimostrano altresi' che queste malattie possono essere trasmesse all'uomo proprio dal latte. Questo farmaco non e' in commercio in Canada, ne' in Europa. Negli Stati Uniti, si'. Un attimo, pero', non ho considerato che qualcuno potrebbe non voler vedere questo documentario perche' capirebbe chi finanzia ogni volta che va a fare la spesa. Ogni volta che mette benzina nella propria auto. La leggerezza che ci insegnano negli spot, il piccolo attimo di benessere che ci regala un acquisto, la semplice risposta allo stimolo, indotto o meno che sia, (ho fame e allungo la mano verso una barretta di cioccolato senza dovermi preoccupare che sia o meno della Nestle', insomma) ve li potete pure dimenticare. Siete avvisati. Le multinazionali vi verranno incontro anche qui, pero'. Nessuno meglio di chi si occupa per loro degli spostamenti del gusto dei consumatori sa che ora c'e' un minimo di "voglia di senso etico". Ecco allora una pseudo dichiarazione di azione morale cui hanno aderito alcune grandi marche. Chiaro che e' un tranello. La spiegazione e', ancora una volta, semplice.

Le corporation agiscono in tutto e per tutto come individui con forti disturbi della personalita', sociopatici pericolosissimi. Sono state analizzate da psichiatri e questo e' il risultato: agiscono per il proprio guadagno e non si interessano minimamente ne' di provocare la morte agli uomini, ne' la sofferenza e la morte di migliaia di animali, ne' della distruzione progressiva del pianeta. Le grandi aziende di pubblicita' non si preoccupano che sia giusto o meno interrogare i bambini circa i loro gusti per realizzare spot che inducano i piccoli a insistere sino allo sfinimento dei genitori per ottenere in cambio l'agognato giocattolo. Nemmeno le spie aziendali si vergognano di inscenare finti colloqui con manager di altre aziende in uffici affittati per quello scopo. Figuratevi che nemmeno si sono vergognati in Bolivia, a Cochabamba piu' precisamente, di privatizzare l'acqua piovana; li' pero' il pueblo unido ha vinto e ha ottenuto la gestione dell'azienda dell'acqua potabile.

Ci sono un sacco di "categorie" umane a cui questo documentario non piacera', moltissime persone che tenteranno di minimizzare e di etichettare quest'opera come parto di una mente esagitata, sinistrorsa e no global. Questa volta non c'e' nemmeno il rischio di essere manichei, e questo mi piace, dicendo che quelli che minimizzano hanno la coscienza sporca o poca voglia di mettersi in discussione. Chiunque abbia un cuore e abbia qualche tipo di contatto con quell'organo non puo' assecondare lo sfruttamento di altri esseri umani, la poverta' della stragrande maggioranza degli individui del mondo, ne' l'inutile sterminio di animali e piante.

La struttura di The corporation e' rigorosissima. Procede per capitoli a dimostrazione delle mille incongruenze con cui tutto il mondo e' costretto a convivere da quando il profitto impera e le vie per ottenerlo sono sempre piu' deregolamentate e sempre meno controllate da stati e organi di informazione. In ogni capitolo si prende in considerazione un aspetto del vasto problema e lo si affronta con dati, interviste agli Amministratori Delegati delle grandi aziende e ai professori e studiosi che si occupano della diffusione del problema della globalizzazione. Accanto a dirigenti della Shell e della IBM ci sono Michael Moore, Naomi Klein, Noam Chomsky e i due giornalisti investigativi che hanno fatto causa alla Fox poiche' avrebbe voluto imporre loro di mentire nel servizio dedicato al farmaco della Monsanto somministrato ai bovini.

Il ritmo risente del taglio scolastico di The Corporation, siamo lontani dagli show di Moore come dalla rigorosa sensatezza, millimetrica precisione e serrata intensita' di sguardo con cui l'immenso Errol Morris cattura lo spettatore e lo mantiene miracolosamente attento per tutti i minuti richiesti. Un film da rivedere e da studiare, ogni capitolo apre centinaia di argomenti da approfondire, ogni autore chiamato in causa andrebbe studiato, ogni mossa delle multinazionali a piede libero per il mondo tenuta sott'occhio e denunciata. Cercare le falle del sistema delle corporation e' un bel gioco, ecco un esempio pratico di applicazione sul campo: The corporation e' in programmazione nelle sale Warner Bros Italia, io pago loro il biglietto per entrare in sala, loro (i Warner Bros) mi danno modo di entrare in un ordine di idee che li identifica come sfruttatori sociopatici. Moore auspica una partecipazione del pubblico previo risveglio. Se avete deciso di andare a vedere The Corporation la propedeutica e' corretta, se l'avete gia' visto siete invitati alla discussione.

 
 
 
 
 
 
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Commenti
 

I lettori hanno scritto 9 commenti

 
 
utente
Sara
  • commento Moore invita anche nel documentario a "fare qualcosa". E nello stesso modo chiude Fahrenheit 9/11. Prima dell'indirzzo del sito compare "Do something!"
 
 
 
 
 
utente
nein global
  • commento Ah, è una specie di slogan? fantastico.
 
 
 
 
 
utente
Sara
  • commento No, no. E' proprio un invito. Mi spingo fino a considerarlo sensato, guarda.
 
 
 
 
 
utente
Tencia
  • commento Bello il film, è importante che si parli di queste cose, ma dopo un'ora ti chiedi già quanto manca alla fine... e mancano ancora 90 minuti!
 
 
 
 
Pagine: 1 2
 
 
 
 
 
 
 
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