Tre storie drammatiche per una gornalista, un'adolescente e il proprietario di un locale notturno, tutti e tre al bivio fra dire la verità con le conseguenze o tacere e continuare a subire.
Il voto del redattore
- voto
- 3.5/5
- valutazione
- Quando la minaccia viene dalle persone che ci sono più vicine.
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- di Sidney Lumet
- dal 14 03 2008
- genere Drammatico
- tipo Thriller
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Racconti da Stoccolma
di Anders Nilsson
- Dati
- Titolo originale: När mörkret faller
- Soggetto: Anders Nilsson, Joakim Hansson
- Sceneggiatura: Anders Nilsson, Joakim Hansson
- Genere: Drammatico - Thriller
- Durata: 133 min.
- Nazionalità: Svezia
- Anno: 2007
- Produzione: Sonet Film, Multimedia Film- und Fernseh
- Distribuzione: Teodora Film
- Data di uscita: 30 04 2008
La paura ha un volto familiare
di Roberta Folatti
Racconti da Stoccolma trasmette in modo mirabile l'inquietudine sottile che deriva dal non sentirsi sicuri tra le mura di casa, tra i propri cari. Quando la minaccia non viene da fuori, dall'estraneo, da una società pericolosa ma da persone che si amano. Quando si è costretti a dubitare di coloro che ci stanno più vicini: nostro padre, nostra madre, il nostro compagno. A sospettare di loro, a intravedere in loro un nucleo di oscurità che li rende capaci delle azioni più mostruose. Il regista svedese Anders Nilsson riesce a costruire tre vicende che si snodano simultane senza incrociarsi mai, in un crescendo di tensione, rendendole credibili nella loro assurdità. Del resto si rifanno ad avvenimenti realmente accaduti.
Leyla appartiene a una famiglia di immigrati mediorientali che impone regole molto rigide ai propri componenti, soprattutto a quelli di sesso femminile, tutto ruota intorno al senso dell'onore, piegato a una logica decisamente maschilista. Le ragazze della famiglia crescono soffocate dai divieti, e questo stride in una città come Stoccolma, a confronto con i loro compagni di scuola che hanno stili di vita ben diversi. Ovviamente cominciano ad emergere piccoli moti di ribellione, soprattutto nella sorella più grande di Leyla, Nina, che si è sempre dimostrata indipendente e determinata ad ottenere più libertà. Quando ai genitori sorge il sospetto che lei abbia una relazione con un ragazzo, la situazione precipita e assume i contorni di un vero incubo. Tutto il clan familiare si allea contro Nina e la inganna, facendole credere che è stata perdonata. In realtà l'attende una fine tremenda. La ragazza deve pagare perchè ha sfidato il rigido codice d'onore che la piccola comunità si è data e non esiste affetto o tenerezza che la possa salvare. Al di là dell'atrocità della vicenda (la scena dell'autostrada è una delle più angoscianti che io ricordi), il film di Nilsson riesce a rendere benissimo il senso di insicurezza e di sospetto che invade Nina, e in seguito Leyla. Non si sentono più a loro agio in famiglia, non sanno di chi fidarsi e alla fine il tradimento più grave arriva da colei che avrebbe dovuto proteggerle a qualunque costo. Le parole del regista illustrano compiutamente gli intenti del film:
Quella di Carina invece è la storia di una donna svedese, bella, determinata, di successo, con una vita familiare appagante... almeno a uno sguardo superficiale. Ciò che sta dietro questo quadretto rassicurante pochi sono disposti a vederlo, tanto meno ad approvare che lo si porti alla luce. Anche nella avanzata Svezia se un uomo picchia la moglie facendola vivere nella paura costante, per sè e per i propri figli, la maggioranza della gente è propensa a regalargli delle attenuanti, delle giustificazioni. Forse la sua donna è troppo indipendente, troppo proiettata nella carriera, forse non ha abbastanza pazienza... Carina ha subito per anni, portandosi dentro un vago senso di colpa e la convinzione che il suo amore incondizionato potesse guarire il marito, ma dopo l'ennesima esplosione di violenza decide di dire basta. E comincia una battaglia che la porterà addirittura al Parlamento europeo con l'appoggio della sorella e, cosa importantissima, della madre del suo compagno. Erika Bernacchi, responsabile del Coordinamento donne di Amnesty International, che ha premiato il film di Nilsson, dice:<Racconti da Stoccolma è un film forte e capace di far riflettere in maniera profonda, innanzitutto perchè smentisce una serie di luoghi comuni sulla violenza alle donne, ad esempio che questa non possa avvenire tra persone colte, laureate o che i delitti d'onore siano una caratteristica dei paesi musulmani>.
Il terzo episodio è quello con meno valenze sociali ma più connaturato alle caratteristiche del regista, autore di thriller di grande successo nel suo paese. Aram, il proprietario di un locale alla moda e Peter, il suo buttafuori, vengono coinvolti in una brutta storia di minacce e ritorsioni. Decidono di non piegarsi e prima uno, poi l'altro collaborano con la polizia, scoprendo che tra loro è nato un sentimento forte. Ma la prepotenza di chi conosce solo le maniere brutali e la soppraffazione impedirà loro di vivere questa cosa liberamente.
Racconti da Stoccolma è coinvolgente, ben girato, con attori che danno vita a personaggi intensi. Il tema della violenza in famiglia e del pericolo che viene dall'interno, da ciò che crediamo di conoscere e di cui ci fidiamo è reso con notevole efficacia e lascia un fondo di inquietudine. Che non se ne va.
I lettori hanno scritto 1 commento
- indirizzo IP 213.140.11.141
- data e ora Mercoledì 21 Maggio 2008 [17:20]
- commento una storia moderna. da vedere per abbattere i pregiudizi!
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