Il voto del redattore
- voto
- 4/5
- valutazione
- Ottimo ritratto della bassa umanità imperante.
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02 11 2013
Grande, grosso e... Verdone
di Carlo Verdone
- Dati
- Titolo originale: Grande, grosso e... Verdone
- Soggetto: Piero De Bernardi, Pasquale Plastino, Carlo Verdone
- Sceneggiatura: Piero De Bernardi, Pasquale Plastino, Carlo Verdone
- Genere: Commedia - Comico
- Durata: 131 min.
- Nazionalità: Italia
- Anno: 2008
- Produzione: Filmauro S.r.l.
- Distribuzione: Filmauro
- Data di uscita: 07 03 2008
Recensione pubblicata il 31 03 2008
Questa recensione è stata letta 20192 volte
'O famo normale?
di Elena De Dominicis
Ritorna la commedia "malincomica" a episodi di Verdone che ciclicamente ripropone i suoi tre personaggi storici: il ragazzo ingenuo e vittima degli eventi, il professionista affermato puntiglioso ed esigentissimo e l'immancabile coattone de bborgata (naturalmente con due b). Sono i soliti tre personaggi che periodicamente riadatta ai tempi e alla società dell'epoca corrente.
Nel primo episodio il regista sceglie un cognome fantozziano (i Nuvolone) per far presagire le disgrazie che questi boy scout di lungo corso dovranno affrontare nel corso della storia: muore improvvisamente la nonna, con tutto quello che comporta, l'evento infatti scatena un susseguirsi di fattu tragicomici come un fratello in Australia che avanza pretese nei confronti dell'eredità, agenti di onoranze funebri cocainomani che spuntano dal nulla, cimiteri sbagliati. Geppi Cucciari interpreta la moglie dinamica e intraprendente che è in grado di gestire le situazioni con piglio da vera capo famiglia. Tormentone del protagonista: " è andata così". Naturalmente la gestione degli eventi e la caratterizzazione dei personaggi rendono tutto paradossale e comico ma sottilmente normale e reale. Tornerò a parlare dopo di questa"paradossale normalità".
Il secondo episodio è dedicato al professionista affermato, in questo caso professore di storia dell'arte in Sapienza. Spariscono i tormentoni "Magda tu mi adori??" o "no, non mi disturba affatto" ma resta questo personaggio veramente caricaturale, vestito come Philippe Daverio, ma di certo completamente privo della sua classe e ironia. Il professore in questione ha avuto un figlio dalla moglie defunta della quale non è nemmeno più in grado di distinguere il viso tra i ritratti di famiglia. Il ragazzo è decisamente vessato da questo padre che lo vuole astro del pianoforte e si rinchiude nel proprio mondo malinconico. In casa sempre solo lui e l'amorevole domestica anziana, rimasta a subire le nevrosi del padrone di casa solo per amore del giovane. Il padre sempre al "circolo" che altro non è che quello che parafraserò con un eufemismo: il giro delle peripatetiche. Questo insospettabile professore fa incontrare un'orfanella brillante studentessa col proprio figlio, organizzando una visita guidata personale nelle catacombe con finale tragicomico.
Il terzo episodio è quello dedicato ai coatti, quelli che il regista in un'intervista ha descritto così: "questi so quelli che vanno allo stadio cor SUV, ma andò vai allo stadio cor SUV??". E sono quelli che vediamo in certi alberghi di lusso e che riempiono le navi da crociera. L'episodio si apre con la coppia dallo psicologo, entrambi disperati perchè il figlio adolescente sa tutte le formazioni di tutte le squadre del mondo di tutte le epoche, ma non parla, si limita invece ad esprimersi con i cartellini: tira fuori un cartellino rosso per le risposte negative, verde per quelle positive e giallo quando non ha le idee chiare. Dopo aver dato un sacco di soldi a questo consulente ancor più coatto di loro (parlata romanesca sbracatissima, camice sbottonato su petto depilato che fa ancora più coatto di uno villoso con tanto di crocifisso d'oro formato monumento), decidono di partire per una vacanza dove poter restare tutti uniti e finalmente parlare. Si recano in uno degli alberghi più esclusivi di Taormina, in mezzo alla "bbella ggente". Anche i nomi dei protagonisti scelti ad hoc per definirli: Moreno Vecchiarutti ed Enza Sessa e il figlio Steven (che naturalmente a stento parla italiano). La vacanza si rivela assolutamente inadeguata per i tre: ambiente raffinato e silenzioso e persone che tradiranno le aspettative.
Il filo conduttore del film è il paradosso, l'esagerazione. La caricatura. Tutto ciò che vediamo in questo film è vissuto da gente tanto stramba quanto patetica e grottesca, ma decisamente verosimile, che interagisce con persone inarrivabili o inavvicinabili che vivono in ambienti irraggiungibili. Il ragazzo troppo cresciuto (o forse mai cresciuto) salvato dalla moglie dalla personalità dinamica e lungimirante, i "famolostranisti" che ormai non sanno più cosa inventarsi e quei pochi diversivi che gli restano sono banditi per motivi di salute: "e se te spalmo tutta de miele e poi te lecco??Te piace?? - c'a glicemia che te ritrovi er miele??". Oppure gli incontri che fanno , la modella di classe elegantissima e coltissima, il vip dei poveri naufragato dall'ultima isola dei morti di fama, tutta gente che non è quello che sembra. Per non parlare del professore d'arte tanto irreprensibile, appassionato d'opera che però ama le prostitute meglio se minorenni, tanto meschino da mettersi a trattare sul prezzo per pochi spiccioli e che, trovandosi a incontrare nella stessa occasione il politico di turno, scambiandosi favori e raccomandazioni, tesse l'elogio della prostituzione per strada: "con le case chiuse non sai mai chi ti capita, molto meglio per strada, puoi scegliere e poi vuoi mettere il fascino d'a strada??".
Questa volta Verdone oltre a rappresentare la pochezza umana, gli equivoci, le aspettative disattese e i risvolti inaspettati, propone un'idea nuova: la cultura serve. Non tanto nel primo episodio, quanto negli altri due, tutto si svolge in modo da trasmettere un invito all'approfondimento. L'altissimo livello d'istruzione del professore miserabile non serve se poi deve distruggere la personalità di chi lo circonda. Lo stesso dicasi per la modella ospite del resort in Sicilia, coltissima, ma il suo sapere forse è finalizzato ad altri scopi.
Sia nel secondo episodio che nel terzo il regista mostra ciò che ci sfugge, che diamo per scontato o che per vari motivi non ci è permesso vedere: nel secondo episodio le protagoniste passive sono le catacombe chiuse al pubblico, nel terzo il teatro greco di Taormina, aperto a tutti, ma psicologicamente interdetto a quelle persone che non capiscono cosa stanno vedendo perchè "l'architettura greca sta 'n Grecia". Alla fine Verdone ci mostra questi personaggi facendoci ridere, ma è di noi stessi che ridiamo amaramente, o quanto meno di chi ci circonda, persone che conosciamo o che vediamo perché per quanto uno possa essere colto, raffinato e istruito, o magari una brava persona ma ignorantissimo e volgarissimo, gira e rigira siamo sempre là: "il più pulito c'ha 'a rogna".
Nel primo episodio il regista sceglie un cognome fantozziano (i Nuvolone) per far presagire le disgrazie che questi boy scout di lungo corso dovranno affrontare nel corso della storia: muore improvvisamente la nonna, con tutto quello che comporta, l'evento infatti scatena un susseguirsi di fattu tragicomici come un fratello in Australia che avanza pretese nei confronti dell'eredità, agenti di onoranze funebri cocainomani che spuntano dal nulla, cimiteri sbagliati. Geppi Cucciari interpreta la moglie dinamica e intraprendente che è in grado di gestire le situazioni con piglio da vera capo famiglia. Tormentone del protagonista: " è andata così". Naturalmente la gestione degli eventi e la caratterizzazione dei personaggi rendono tutto paradossale e comico ma sottilmente normale e reale. Tornerò a parlare dopo di questa"paradossale normalità".
Il secondo episodio è dedicato al professionista affermato, in questo caso professore di storia dell'arte in Sapienza. Spariscono i tormentoni "Magda tu mi adori??" o "no, non mi disturba affatto" ma resta questo personaggio veramente caricaturale, vestito come Philippe Daverio, ma di certo completamente privo della sua classe e ironia. Il professore in questione ha avuto un figlio dalla moglie defunta della quale non è nemmeno più in grado di distinguere il viso tra i ritratti di famiglia. Il ragazzo è decisamente vessato da questo padre che lo vuole astro del pianoforte e si rinchiude nel proprio mondo malinconico. In casa sempre solo lui e l'amorevole domestica anziana, rimasta a subire le nevrosi del padrone di casa solo per amore del giovane. Il padre sempre al "circolo" che altro non è che quello che parafraserò con un eufemismo: il giro delle peripatetiche. Questo insospettabile professore fa incontrare un'orfanella brillante studentessa col proprio figlio, organizzando una visita guidata personale nelle catacombe con finale tragicomico.
Il terzo episodio è quello dedicato ai coatti, quelli che il regista in un'intervista ha descritto così: "questi so quelli che vanno allo stadio cor SUV, ma andò vai allo stadio cor SUV??". E sono quelli che vediamo in certi alberghi di lusso e che riempiono le navi da crociera. L'episodio si apre con la coppia dallo psicologo, entrambi disperati perchè il figlio adolescente sa tutte le formazioni di tutte le squadre del mondo di tutte le epoche, ma non parla, si limita invece ad esprimersi con i cartellini: tira fuori un cartellino rosso per le risposte negative, verde per quelle positive e giallo quando non ha le idee chiare. Dopo aver dato un sacco di soldi a questo consulente ancor più coatto di loro (parlata romanesca sbracatissima, camice sbottonato su petto depilato che fa ancora più coatto di uno villoso con tanto di crocifisso d'oro formato monumento), decidono di partire per una vacanza dove poter restare tutti uniti e finalmente parlare. Si recano in uno degli alberghi più esclusivi di Taormina, in mezzo alla "bbella ggente". Anche i nomi dei protagonisti scelti ad hoc per definirli: Moreno Vecchiarutti ed Enza Sessa e il figlio Steven (che naturalmente a stento parla italiano). La vacanza si rivela assolutamente inadeguata per i tre: ambiente raffinato e silenzioso e persone che tradiranno le aspettative.
Il filo conduttore del film è il paradosso, l'esagerazione. La caricatura. Tutto ciò che vediamo in questo film è vissuto da gente tanto stramba quanto patetica e grottesca, ma decisamente verosimile, che interagisce con persone inarrivabili o inavvicinabili che vivono in ambienti irraggiungibili. Il ragazzo troppo cresciuto (o forse mai cresciuto) salvato dalla moglie dalla personalità dinamica e lungimirante, i "famolostranisti" che ormai non sanno più cosa inventarsi e quei pochi diversivi che gli restano sono banditi per motivi di salute: "e se te spalmo tutta de miele e poi te lecco??Te piace?? - c'a glicemia che te ritrovi er miele??". Oppure gli incontri che fanno , la modella di classe elegantissima e coltissima, il vip dei poveri naufragato dall'ultima isola dei morti di fama, tutta gente che non è quello che sembra. Per non parlare del professore d'arte tanto irreprensibile, appassionato d'opera che però ama le prostitute meglio se minorenni, tanto meschino da mettersi a trattare sul prezzo per pochi spiccioli e che, trovandosi a incontrare nella stessa occasione il politico di turno, scambiandosi favori e raccomandazioni, tesse l'elogio della prostituzione per strada: "con le case chiuse non sai mai chi ti capita, molto meglio per strada, puoi scegliere e poi vuoi mettere il fascino d'a strada??".
Questa volta Verdone oltre a rappresentare la pochezza umana, gli equivoci, le aspettative disattese e i risvolti inaspettati, propone un'idea nuova: la cultura serve. Non tanto nel primo episodio, quanto negli altri due, tutto si svolge in modo da trasmettere un invito all'approfondimento. L'altissimo livello d'istruzione del professore miserabile non serve se poi deve distruggere la personalità di chi lo circonda. Lo stesso dicasi per la modella ospite del resort in Sicilia, coltissima, ma il suo sapere forse è finalizzato ad altri scopi.
Sia nel secondo episodio che nel terzo il regista mostra ciò che ci sfugge, che diamo per scontato o che per vari motivi non ci è permesso vedere: nel secondo episodio le protagoniste passive sono le catacombe chiuse al pubblico, nel terzo il teatro greco di Taormina, aperto a tutti, ma psicologicamente interdetto a quelle persone che non capiscono cosa stanno vedendo perchè "l'architettura greca sta 'n Grecia". Alla fine Verdone ci mostra questi personaggi facendoci ridere, ma è di noi stessi che ridiamo amaramente, o quanto meno di chi ci circonda, persone che conosciamo o che vediamo perché per quanto uno possa essere colto, raffinato e istruito, o magari una brava persona ma ignorantissimo e volgarissimo, gira e rigira siamo sempre là: "il più pulito c'ha 'a rogna".
I lettori hanno scritto 6 commenti
Sara Troilo
- indirizzo IP 213.140.11.139
- data e ora Lunedì 05 Maggio 2008 [17:34]
- commento Nei multisala, dove in coda si vedono cose che voi umani (etc.), è pieno di gente alla "lo famo strano". Sarà un atto di estremo amore verso se stessi andarsi a vedere al cinema per "loro"?
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