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libera critica cinematografica

 
 
 
 
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Locandina
 
 
 
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Trama

L'ostetrica Naomi Watts indaga su una donna morta di parto per trovare parenti cui affidare il neonato. Ciò aprirà il vaso di Pandora della malavita cui era legata la donna morta.

 
 
 
 
 
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Voti

Il voto del redattore

  • voto
  • 4/5
  • valutazione
  • Lezioni di cinema, docente: David Cronenberg
  •  
 
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Il voto dei lettori

  • voto medio
  • 3.7/5
  • numero votanti
  • Questo film è stato votato da 2 lettori
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Info

La promessa dell'assassino

di David Cronenberg

 
    Dati
  • Titolo originale: Eastern Promises
  • Soggetto: Steven Knight
  • Sceneggiatura: Steven Knight
  • Genere: Giallo - Thriller
  • Durata: 100 min.
     
  • Nazionalità: USA, UK
  • Anno: 2007
  • Produzione: Serendipity Point Films, BBC Films, Focus Features, Kudos Film and Television, Scion Films Limited
  • Distribuzione: Eagle Pictures
  • Data di uscita: 14 12 2007
 
 
 
 
 
 
 
 
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Recensione

Il vero film di Natale!

di Sara Troilo

David incontra di nuovo Viggo sul set di un altro film abbastanza alieno, ma solo all'apparenza, alla filmografia del regista, come già lo era stato History of Violence (magnifico lavoro di entrambi). Stavolta siamo nella malavita russa inserita nel contesto londinese, con tanto di ristorante lussuoso a fare da copertura e tana per la potente famiglia mafiosa che lì ha costruito il proprio quartier generale. Ma la storia inzia altrove: una sedicenne viene portata d'urgenza all'ospedale per partorire, la ragazza è ricoperta di lividi ed escoriazioni, di sicuro vittima di violenze e abusi e muore mentre partorisce la piccola che avrà come unico legame con il mondo l'ostetrica Anna (Naomi Watts sempre all'altezza dei ruoli che interpreta). Proprio Anna infatti si impadronisce del diario scritto dalla ragazzina morta, Tatiana, portandolo a casa per farlo tradurre allo zio russo nella speranza di ritrovare in quelle pagine un qualche appiglio per risalire alla famiglia della piccola e impedire che venga affidata ai servizi sociali. Lo zio però non è un genio né un fulmine di guerra, così Anna decice di inziare ricerche anche in proprio, per sveltire le pratiche. Ciò la porta a varcare la soglia del ristorante La transiberiana dove la accoglierà amorevolmente il vecchio Semyon, intento a cucinare con passione; l'atteggiamento dell'uomo trae in inganno Anna che in un primo tempo accetta di fidarsi di lui.


La duplicità d'animo dei personaggi è come al solito messa in risalto da Cronenberg, ognuno nasconde qualcosa, magari le cause interne a sé che determinano alcuni eventi, magari eventi oscuri o solo drammatici che lo hanno però cambiato sostanzialmente. Tutti i personaggi sono stratificati e ogni volta che la macchina da presa li inquadra questa stratificazione si manifesta, a volte lentamente, a volte con cambi repentini di carreggiata, a volte solo approfondendo la psicologia di quei personaggi. Tutti gli attori sono diretti alla perfezione a partire da Viggo Mortensen che interpreta l'autista senza scrupoli del boss, agghiacciante dalla pettinatura all'abbigliamento ai tatuaggi sparsi sul corpo e molto est europeo. Il suo personaggio è quello più complesso e di certo più affascinante e lui è bravissimo. Grande amico dell'autista Nikolai Luzhin (il già citato Viggo) è il figlio del boss, Kirill (Vincent Cassel), inconcludente e poco intelligente, istintivo e chiacchierone, è l'opposto dell'amico, ma è pur sempre il figlio del boss e questo è anche il suo unico pregio. Cassel mette in gioco le sue doti e regala la massima credibilità al personaggio lasciandosi andare a quai cambi di umore improvvisi e scene da esagitato che spesso ci ha regalato anche in passato, anche se il Vincent del capolavoro francese L'odio è impossibile da dimenticare. Brava e misurata ancora una volta Naomi Watts che dalla mirabolante intepretazione di Mulholland Drive continua a non calare mai in perfomance. Stavolta interpreta una donna che la vita ha reso triste, ma che diventa determinata quando si prende la responsabilità del futuro della neonata orfana che ha fatto nascere.


La regia è essenziale e rigorosa come un compito di matematica, non si concede fronzoli, né momenti di sperimentazione, ci racconta questi personaggi e le loro storie e ci rende partecipi di una scena che diventerà di culto: Nikolai-Viggo che ingaggia una lotta serratissima con due sgherri all'interno di un bagno turco, completamente nudo e incazzato forte. E qui ci sono tanto sangue e tanta violenza, qui c'è tanto Cronenberg in quel corpo che lotta vestito solo dei propri tatuaggi e mosso da una grinta indicibile. E' il corrispettivo della bellissima scena di sesso dei primi minuti di History of Violence quella con la moglie vestita da cheerleader, per intenderci. L'attimo senza filtri e senza mediazioni, quello che ti si incide nella memoria, quello che avrebbero apprezzato i surrealisti nei loro pellegrinaggi tra una sala e l'altra. Il ritmo che il regista dà all'opera è pacato, senza essere lento, calcola i tempi giusti di immersione nella storia e coinvolge. Quella che vediamo è una Londra duplice incarnata nella duplicità dei personaggi: Anna è una persona positiva, fa nascere i bambini ed è da poco tornata a vivere con la madre dopo aver interrotto una relazione, il suo incontro con il lato oscuro della città non poteva essere meno soft. La malavita ha la solita parvenza accettabile e nasconde i peggiori crimini. Il punto di incontro è l'attrazione tra Anna e Nikolai costruita bene sulla fisicità dei personaggi più che sui dialoghi.


Il punto dolente è infatti la scrittura di Steven Knight (già autore dell'inutile Piccoli affari sporchi diretto da Stephen Frears nel 2002) che crea una storia banale da più punti di vista senza mai allontanarsi dai cliché. Tanto sono essenziali le riprese, quanto sono ridondanti alcuni risvolti dei personaggi, tanto è chirurgico Cronenberg, tanto Knight ci riempie di dettagli scontati. Di sicuro affrontare l'argomento della tratta delle minorenni dai paesi dell'Est non è semplice e qui i momenti che vi si riferiscono sono gestiti, sia come regia che come scrittura, molto bene, ma il resto della storia sa di già visto. Grazie al tocco registico del canadese però il film resta ottimo, nonostante la storia che di certo non sorprende. Altra perplessità riguarda la traduzione italiana del titolo originale, quell'Eastern Promises ha così tanto senso da aver spaventato la distribuzione? Perchè mai La promessa dell'assassino che sembra uno speciale di porta a porta su qualche omicidio recente? Non se ne capisce il motivo, ma non è intelligente penalizzare i film andando a braccio sulla traduzione dei titoli.

 
 
 
 
 
 
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Commenti
 

I lettori hanno scritto 2 commenti

 
 
Dudoski
Dudoski
  • indirizzo IP 83.103.92.98
  • data e ora Giovedì 20 Dicembre 2007 [16:27]
  • commento Regia eccezionale! Trama veramente banale però. Il post moderno è morto, il cyberpunk è morto... Forse anche Cronenberg comincia a non sentirsi molto bene...
 
 
 
 
 
oldman
oldman
  • indirizzo IP 151.50.54.203
  • data e ora Domenica 06 Gennaio 2008 [12:24]
  • commento Personaggi veri,poco attendibili nella realtà.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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