Il voto del redattore
- voto
- 3.5/5
- valutazione
- Un action-thriller di notevole impatto.
Il voto dei lettori
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Bangkok Dangerous - Il codice dell'assassino
- di Oxide Pang Chun, Danny Pang
- dal 29 01 2010
- genere Azione
- tipo Thriller
- Sara Troilo
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02 11 2013
The Kingdom - Il Regno
di Peter Berg
- Dati
- Titolo originale: The Kingdom
- Soggetto: Matthew Michael Carnahan
- Sceneggiatura: Matthew Michael Carnahan
- Genere: Azione - Thriller
- Durata: 110 min.
- Nazionalità: USA
- Anno: 2007
- Produzione: Universal Pictures, Forward Pass. Film 44, Relativity Media, Stuber/Parent, THINKFilm
- Distribuzione: Universal Pictures Italia
- Data di uscita: 30 11 2007
Recensione pubblicata l'11 11 2007
Questa recensione è stata letta 16576 volte
Quando gli opposti convergono
di Lorenzo Morganti
Bin Laden, Twin Towers, Al Qaeda, 11 Settembre 2001, Medio Oriente, attentati, bombe, kamikaze... sono tutte parole quanto mai comuni al giorno d'oggi; e sono sicuramente queste le parole che hanno spinto il regista Peter Berg quando ha cominciato a metabolizzare l'idea di girare il suo ultimo film: The Kingdom. The Kindgom in italiano vuol dire letteralmente 'il regno' e sta ad indicare quell'area sita in Arabia Saudita governata dagli arabi. E' una terra apparentemente priva di risorse naturali, priva di acqua e priva di vita, ma è un territorio che cela al suo interno un grande potere: il petrolio. Ed è proprio dal petrolio che inizia il film. Berg introduce la propria opera con un piccolo documentario di pochi mimuti, sul quale scorrono i titoli di testa e in cui racconta tutti i rapporti tra i paesi medio-orientali e l'America, passando in rassegna i principali eventi succedutisi nell'ultimo decennio: dal sodalizio fra Stati Uniti e Bin Laden nei primi anni novanta, passando per il primo attentato terroristico alle torri gemelle fino al giorno che ha cambiato la storia del mondo degli ultimi dieci anni: l'undici settembre duemilauno, giorno in cui l'America ha scoperto un'altra parte del mondo e ha dichiarato guerra a Bin Laden. Il film racconta di un attentato suicidia, un kamikaze si fa esplodere in una città araba, portando dietro di sé morti e feriti. Per indagare sull'accaduto viene chiamata una squadra di detective americana capeggiata dall'agente Ronald Fleury (Jamie Foxx). Una volta giunti sul suolo arabo Fleury e il suo team (composto da Chriss Cooper, Jennifer Garner e Jason Bateman)
cominciano le indagini scontrondosi con un mondo diametralmente opposto a quello occidentale: in cui la religione ha il pieno controllo della vita pubblica. Anche le autorità arabe vedono con sospetto questi stranieri arrivati dall'Occidente per indagare, ma nonostante la diffidenza iniziale mettono al servizio degli americani una guida: il colonnello Al-Ghazi, con il compito di guidarli e di controllarli nei loro vari spostamenti, garantendo loro la massima sicurezza. Prodotto da Michael Mann e diretto da Peter Berg il film è un thriller action di sicuro impatto visivo, in cui le scene di azione si mescolano in modo intelligente con le indagini condotte da Fleury e soci. Ma The Kingdom non è soltanto azione; è anche un film che parla di incomprensioni fra due culture tanto vicine ma totalmente diverse, come dimostra il rapporto che si instaura fra il detective Fleury e il corrispettivo arabo, che è il vero fulcro del film. Due persone, due padri di famiglia che si trovano a lottare per la stessa causa partendo da un punto di vista opposto: da una parte l'americano occidentale che non comprende le leggi e la vita araba, dall'altro l'arabo musulmano che deve fare i conti con un modo di vedere che non è il suo. Una convivenza apparentemente difficile che, con il progredire della indagini, diventa prima complicità e poi amicizia. Tecnicamente il film è sicuramente di qualità superiore, si nota visibilmente la mano di Mann dietro tutto il progetto, specialmente nella scelta degli attori (Foxx è ormai l'attore feticcio del regista) e nelle scene d'azione. La scena chiave del film: quella dell'attentato, anche se leggermente prevedibile, è assolutamente realistica. In tutto questo americanismo c'è anche una componente italiana: Mario Fiore, il direttore della fotografia, che con la sua luce fredda, ma non per questo distaccata, ha raccontato il mondo arabo. Infine una cosa abbastanza curiosa: il regista del flm porta lo stesso cognome della prima vittima decapitata in Iraq: Nick Berg. Destino o casualità?
cominciano le indagini scontrondosi con un mondo diametralmente opposto a quello occidentale: in cui la religione ha il pieno controllo della vita pubblica. Anche le autorità arabe vedono con sospetto questi stranieri arrivati dall'Occidente per indagare, ma nonostante la diffidenza iniziale mettono al servizio degli americani una guida: il colonnello Al-Ghazi, con il compito di guidarli e di controllarli nei loro vari spostamenti, garantendo loro la massima sicurezza. Prodotto da Michael Mann e diretto da Peter Berg il film è un thriller action di sicuro impatto visivo, in cui le scene di azione si mescolano in modo intelligente con le indagini condotte da Fleury e soci. Ma The Kingdom non è soltanto azione; è anche un film che parla di incomprensioni fra due culture tanto vicine ma totalmente diverse, come dimostra il rapporto che si instaura fra il detective Fleury e il corrispettivo arabo, che è il vero fulcro del film. Due persone, due padri di famiglia che si trovano a lottare per la stessa causa partendo da un punto di vista opposto: da una parte l'americano occidentale che non comprende le leggi e la vita araba, dall'altro l'arabo musulmano che deve fare i conti con un modo di vedere che non è il suo. Una convivenza apparentemente difficile che, con il progredire della indagini, diventa prima complicità e poi amicizia. Tecnicamente il film è sicuramente di qualità superiore, si nota visibilmente la mano di Mann dietro tutto il progetto, specialmente nella scelta degli attori (Foxx è ormai l'attore feticcio del regista) e nelle scene d'azione. La scena chiave del film: quella dell'attentato, anche se leggermente prevedibile, è assolutamente realistica. In tutto questo americanismo c'è anche una componente italiana: Mario Fiore, il direttore della fotografia, che con la sua luce fredda, ma non per questo distaccata, ha raccontato il mondo arabo. Infine una cosa abbastanza curiosa: il regista del flm porta lo stesso cognome della prima vittima decapitata in Iraq: Nick Berg. Destino o casualità?
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