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libera critica cinematografica

 
 
 
 
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Locandina
 
 
 
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Trama

Shuttle esplode ed i rottami diffondono un'epidemia da invasione degli ultracorpi.

 
 
 
 
 
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Voti

Il voto del redattore

  • voto
  • 2/5
  • valutazione
  • Pochi brividi per l'asfittico remake del cult di Don Siegel
  •  
 
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Il voto dei lettori

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Info

Invasion

di Oliver Hirschbiegel

 
    Dati
  • Titolo originale: The Invasion
  • Soggetto: Jack Finney (The Body Snatchers, romanzo)
  • Sceneggiatura: David Kajganich
  • Genere: Drammatico - Sci-fi
  • Durata: 94 min.
     
  • Nazionalità: USA
  • Anno: 2007
  • Produzione: Silver Pictures, Vertigo Entertainment
  • Distribuzione: Warner Bros.
  • Data di uscita: 12 10 2007
 
 
 
 
 
 
 
 
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Recensione

Nicole, creatura di "aliena" bellezza, in fuga da un'epidemia extraterrestre. E gli spettatori dalla noia.

di Francesca Paciulli

A Santa Mira, amabile cittadina della California, come ogni notte, gli
abitanti si coricano nei loro rassicuranti letti. Ignorano che, di lì a poco, una minaccia incolore e impalpabile si insinuerà nel loro sonno. Al risveglio, molti di loro, non saranno più gli stessi. A cambiare non sarà il loro aspetto o il loro comportamento, ma il loro sguardo, svuotato di ogni emozione. Durante la notte, infatti, baccelli alieni si impadroniscono dei corpi delle persone, ne replicano alla perfezione l'immagine e ne assorbono ricordi ed emozioni. Notte dopo notte queste agghiaccianti
'fotocopie' si sostituiscono agli originali popolando la tranquilla
cittadina americana di un esercito di zombie inespressivi e privi di
emozioni. Era il 1955 quando il romanzo L'Invasione degli Ultracorpi di Jack Finney
si trasformò in un vero e proprio caso editoriale e, di lì a pochi anni, in
un classico della fantascienza degli anni 50 e 60.
Complice l'insuperata trasposizione cinematografica del 1956, firmata Don
Siegel
, efficace nel riprodurre atmosfere e tensione del libro di Finney e
nel dare voce, pur con pochi mezzi, alla dilagante e inspiegabile forma di
psicosi collettiva che sconvolse Santa Mira dopo l'invasione aliena
(leggibile, in pieno periodo di "maccartismo", come la minaccia di una
possibile "invasione" del pericolo comunista nella società americana).


A mezzo secolo dall'indimenticabile versione di Siegel qualcun altro, a
Hollywood, ha pensato bene di sfruttare il soggetto ad alta tensione di
Finney affidandone la direzione al tedesco Oliver Hirschbiegel (La caduta),
che ne ha ricavato però un thriller algido e raffazzonato. Più action-movie che
film di fantascienza Invasion (in origine The Visiting, titolo molto più
sottile) è, in ordine di tempo, il terzo remake del cult di Siegel. E se
questo è il risultato francamente non se ne sentiva la mancanza. Dopo i
discreti risultati raggiunti dai precedenti remake di Philip Kaufmann
(Terrore dallo spazio profondo,1978) e da Abel Ferrara (Ultracorpi -
L'invasione continua
, 1993), la versione di Hirschbiegel manca decisamente
il colpo; l'autore prova a portare avanti un messaggio neanche troppo
sottile: il male del ventunesimo secolo è l'indifferenza che porta l'uomo a
disinteressarsi del suo prossimo e ad occuparsi di troppe cose e, in
concreto, di nessuna. Peccato che la resa del messaggio sia vanificata
dall'intervento in cabina di regia di James McTeigue (V per Vendetta) e dai
fratelli Wachowsky ingaggiati successivamente dalla Warner per aggiustare lo
script. La situazione si complica e le ambizioni europee di Hirschbiegel
sfociano nell'ennesimo film d'azione tutto fughe e zero pathos.

Resta il piacere di ritrovare in un piccolo ruolo Veronica Cartwright, già
nel remake di Kaufmann, e la divina Nicole Kidman mirabilmente abbigliata in
maglioncini di cachemire e completini bon ton (merito di Jacqueline West,
pluricandidata agli Oscar). Nella sua zazzera biondo rame, Nicole sfoggia
fascino ad ogni aggrottare delle sottili sopracciglia. La inseguiamo per
tutta la durata del film mentre tenta di difendere con ogni mezzo suo figlio
Oliver e di rimanere sveglia per non tramutarsi a sua volta in un essere
alieno. In Invasion tocca proprio a lei (un tempo dotata di un fiuto
infallibile nella ricerca dei personaggi a cui prestare il suo indiscutibile
talento) e al collega Daniel Craig cercare di essere credibile nei panni,
rispettivamente, della psichiatra Carol Bennell e del Dottor Ben Driscoll,
gli unici che sembrano accorgersi della gravità della strana epidemia che
sta diffondendosi nel paese dopo che lo shuttle Patriot è precipitato in
mille pezzi tra Dallas e Washington. Tucker Kaufman, alto ufficiale del
Centro di Controllo Malattie Infettive (Jeremy Northam), è tra i primi
"portatori sani" del virus e tenta di contagiare anche il figlio Oliver
(Jackson Bond). La sola speranza della sua ex moglie (Kidman) è restare
sveglia per trovare un antidoto alla malattia che sembra contagiare l'uomo
durante il sonno. Insieme a Bennell si rivolge ad un eminente ricercatore
(Jeffrey Wright), che in un batter di ciglia riesce ad isolarlo e a produrre
un prezioso anticorpo che fa proprio al caso loro. Nella sceneggiatura di
David Kajganich, una minaccia terribile si trasforma così in robetta
liquidabile in pochi minuti e ancor meno fotogrammi:  zero coerenza, e tanto rimpianto per Nicole che non vediamo l'ora di ritrovare diretta dal maestro          Wong Kar Wai, in La Signora di Shangai.

 
 
 
 
 
 
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