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libera critica cinematografica

 
 
 
 
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Il voto del redattore

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  • 3.5/5
  • valutazione
  • Cercate emozioni forti? Fatevi un giro nella casa degli orrori della sanità privatizzata!
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Il voto dei lettori

  • voto medio
  • 4.6/5
  • numero votanti
  • Questo film è stato votato da 3 lettori
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Info

Sicko

di Michael Moore

 
    Dati
  • Titolo originale: Sicko
  • Soggetto: Michael Moore
  • Sceneggiatura: Michael Moore
  • Genere: Drammatico - Documentario
  • Durata: 120 min.
     
  • Nazionalità: USA
  • Anno: 2007
  • Produzione: Dog Eat Dog Films, The Weinstein Company
  • Distribuzione: 01 Distribution
  • Data di uscita: 24 08 2007
 
 
 
 
 
 
 
 
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Recensione

Perchè sono più sani gli "antiamericani"?

di Sara Troilo

Vale mas la vida de un ser umano

que todo el oro del hombre mas rico del mundo.

Che Guevara

Avete presente il Grace Hospital della serie tv Grey's Anatomy? Lì ci sono medici affabili, coscienziosi e anche belli che subito ti fanno a sentire a tuo agio e ti accolgono in una struttura lussuosa. Al Grace Hospital di Seattle ci lavorano il miglior cardiochirurgo del paese, il miglior neurologo del paese e la migliore esperta di patologie neonatali del paese. Nonostante i problemi personali hanno un sorriso per tutti i pazienti e anche un consiglio da dare che sarà di vitale importanza. Gli specializzandi fanno la fila per lavorare al Grace Hospital e anche loro, benchè alle prime armi, sono altrettanto preziosi dei primari. Bè, questa è decisamente fiction. In realtà il dottor Shepherd prima di aprirti il cervello da sveglio (tu sveglio, lui anche) chiamerebbe la tua assicurazione Mychellesanitaria e si informerebbe sulla possibilità che tu hai di sostenere le spese mediche. Pure se arrivi in ambulanza, stessa procedura. Hai un infarto? Sì, ok, Burke non ha quasi una vita personale ed è facile trovarlo di turno in ospedale, ma anche lui interverrebbe solo dopo aver sentito la compagnia di assicurazione. Perchè 250 milioni di statunitensi sono dotati di assicurazione sanitaria (contro i 50 milioni di derelitti che non se la possono permettere o che sono stati rifiutati dalle varie compagnie per qualsiasi patologia, anche minima. 50 milioni: più o meno l'Italia intera) stipulata con differenti compagnie che hanno in comune la volontà di non curare i propri assicurati per risparmiare. Queste compagnie pagano stipendi miliardari ai medici che rifiutano le cure richieste dagli assistiti perchè sperimentali, non necessarie e quant'altro. Chi più rifiuta, più guadagna. E se il paziente riesce a superare il primo scoglio, ecco che entra in gioco il "killer" e cioè un uomo che coordina un'equipe che ha il solo scopo di rigirare come un calzino l'anamnesi dell'assistito al fine di trovare un pretesto minimo per fargli saltare la polizza.


I medici che lavorano negli Stati Uniti probabilmente non giurano perchè troppo spesso si ritrovano a non badare alla salute del paziente, ma solo alla sua assicurazione. Ed è così che nel paese della democrazia da esportazione capita che un uomo che potrebbe sopravvivere grazie a un trapianto di midollo, muoia perchè l'assicurazione glielo nega, che una bambina con 40 di febbre non venga curata perchè sua madre l'ha portata all'ospedale più vicino e non in quello gestito dall'assicurazione. Quella bambina morirà nell'ospedale giusto dove è arrivata ormai in arresto cardiaco. Capita che persone affette da cancro non possano sottoporsi a risonanza magnetica e diagnosticare così l'estensione della malattia. Capita che un uomo che si è segato le falangi del medio e dell'anulare possa permettersi di riattaccarne soltanto una. Capita che alcune intraprendenti cittadine statunitensi attraversino il confine canadese per accedere al servizio sanitario pubblico di quel paese, fingendosi canadesi. Questi alcuni dei ritratti di malasanità, ma direi più di mala-assicurazione, che ci mostra Michael Moore ancora impegnato a smascherare le contraddizioni di questa grande democrazia le cui stelle e strisce invadono gli occhi di ogni cittadino del mondo. L'amministrazione Bush ha tentato di bloccare la distribuzione del documentario denunciando il regista e gli eroi non assistiti dell'11 settembre per espatrio clandestino, ma Moore ha battuto sul tempo il guerrafondaio portando il film in Europa, come devono fare i registi dei paesi che Bush bombarda.


Il modus operandi del regista non si modifica, Moore entra subito in medias res, piazzando un pezzo pregiato a inizio film, legando lo spettatore (get involved dice il lancio del film...) con la partecipazione emotiva e chiarendo subito che oggetto del suo film non saranno i 50 milioni di statunitensi non assicurati, ma il resto della nazione, quelli che dovrebbero essere tutelati in quel sistema dove l'assistenza pubblica non esiste. Dopo un paio di storie, il regista ci spiega com'è nato il film, la quantità disumana di mail arrivate in risposta alla sua richiesta di storie sulla sanità fino ad arrivare ai comodi cartellini con il prezzo per tutti i membri del governo pagati dalle industrie farmaceutiche affinchè approvassero una legge che hanno spacciato come rivolta agli anziani, omettendo però il "contro" nella frase propagandistica. La più pagata del Congresso dalle assicurazioni mediche? Hillary Rodham Clinton per il suo silenzio dopo la campagnia a favore dela sanità pubblica portata avanti durante il primo mandato del marito. In quegli anni aveva ricevuto minacce di morte ed era stata stigmatizzata come la figlia di Stalin. Lo spaccato statunitense che Moore ci mette davanti, ancora una volta, non è affatto consolante, di nuovo la propaganda e l'ignoranza dominano, accoppiata vincente che permette di mantenere il popolo zitto e buono facendolo sentire il miglior popolo del mondo e innestando un sacro terrore di tutto ciò che è pubblico. Il vicino Canada viene preso come esempio di malasanità, negli spezzoni di trasmissioni giornalistiche montate ad hoc. I media statunitensi parlano di code di decine di ore nei pronto soccorsi, di anni di attesa per un trapianto, di ospedali fatiscenti. E di nuovo, come già in Bowling a Columbine, Moore attraversa la frontiera con il Canada e cerca di capire com'è la situazione. Ovviamente i canadesi se la passano bene, hanno l'assistenza pubblica. E anche un incallito giocatore di golf conservatore che si è infortunato negli USA torna in fretta e furia in patria per farsi curare, dove, con le tasse, i più ricchi provvedono anche per i più poveri perchè il diritto alla salute è un diritto inalienabile. Perchè sempre il Canada? Perchè è la nazione più vicina e forse più simile agli USA, eppure ci sono differenze incolmabili che vanno dal numero di morti per armi da fuoco all'anno alla sanità.


Ma passiamo ad un'altra frontiera, quella mentale altissima e invalicabile tracciata in anni e anni con l'isola di Cuba. Altra storia, stavolta con il risvolto patriottico perchè il regista è un americano fiero, nel suo sito la bandierina stelle e strisce campeggia ovunque, anche nella barra dell'url. Gli eroi dell'11 settembre sono stati decantati ogni minuto nei sei anni che ci separano dal 2001, giusto? Prima eroi dell'11 settembre, poi eroi di Ground Zero, ma insomma sempre quelli sono. Sono state pubblicate opere anche in Italia che parlano di loro e del loro coraggio che ha portato a salvare vite umane. Eppure ci sono eroi intossicati dalle polveri inalate durante i soccorsi che non vengono curati. Persone che hanno dovuto vendere casa per comprare gli inalatori da 150 dollari l'uno, completamente abbandonati a se stessi perchè non impiegati direttamente dal comune di New York, ma del tutto volontari (per quanto soccorritori preparati) quando hanno prestato soccorso in quella data fatidica. Bisogna veramente avere la faccia come il culo per glorificare gli eroi, ma solo quelli impiegati; e quale punizione peggiore che portarli all'ospedale dell'Avana e farli curare gratis dal Grande Nemico americano? Dopo una breve sosta davanti alle prigioni di Guantanamo bay, territorio statunitense su suolo cubano, dove pare che i prigionieri ricevano le migliori cure mediche possibili, e una fuga precipitosa e saggia, Moore e il suo manipolo di eroi decide di affrontare il demonio cubano, rishiando di diventare cibo per i comunisti. Se nelle farmacie cubane i medesimi inalatori costano 50 centesimi contro i 150 dollari, è in ospedale che i soccorritori non soccorsi in patria si sbalordiranno sul serio quando verranno finalmente curati dopo esami diagnostici. Cuba, l'isola dove la percentuale di mortalità infantile è inferiore a quella statunitense (come quella di tutti i paesi europei, per altro), si è presa una rivincita abnorme con il fatto che queste immagini verranno proiettate negli USA e faranno il giro del mondo. E questa sequenza vale tutto il documentario.


Prima di Cuba il regista ci porta alla scoperta delle meraviglie della sanità pubblica inglese (dove i medici viaggiano in Audi e le coppie escono dall'opsedale con in braccio un neonato e senza aver ipotecato la casa) e francese che lascia al palo anche l'Italia (seconda nella classifica mondiale dell'assistenza sanitaria, dopo la Francia non a caso) dove anche gli asili nido sono gratuiti per il cittadino.


Ricapitolando: negli USA puoi sperare di essere un umano perfetto e che qualche compagnia ti assicuri, ma questo non significa affatto che riceverai le cure di cui potresti aver bisogno. Se ti venisse in mente di tirar fuori persone sepolte a seguito del crollo di un edificio, corri via dal luogo dell'incidente subito perchè non ne ricaverai che guai. Smetti di guardare le serie ospedaliere perchè lo scontro con la dura realtà ti porterebbe alla pazzia; se sogni di essere maltrattato ma guarito dal dottor House prima vedi di diventare miliardario.


Il contenuto è la parte più importante anche di questa nuova opera del regista del Michigan, mentre lo stile è sempre lo stesso: una tesi viene portata avanti a colpi di storie coinvolgenti sul piano emotivo e di numeri statistici. Ogni documentario di Moore vuole svelare le bugie del governo per rendere consapevoli i cittadini statunitensi e per tentare di instillare in loro almeno il seme del dubbio se non dello spirito critico. Questa volta il bersaglio è stato centrato in pieno, anche per via dell'argomento che da europei può sembrarci paradossale, ma che non lo è affatto poiché una virata sul privato è quella dietro cui sbava san Formigoni, il non protettore della sanità lombarda, e, più in alto di lui, la direzione dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, come viene svelato nel numero di febbraio della rivista Occhio clinico. La strada è quella di trasformare i pazienti in clienti con tutte le conseguenze del caso, compreso non curare chi necessita di essere curato, ma prenderlo, cancellargli il logo dell'ospedale dal braccialetto, metterlo su un taxi e farlo scaricare vestito del solo camice, ove ci sia una clinica pubbblica, quando va bene. In Inghilterra si dicono pronti alla lotta se a qualcuno dovesse venire la balzana idea di toccare la sanità pubblica. In Francia lo stesso, anzi peggio. Chissà se le ormai assopite coscienze italiane di fronte a questa prospettiva si sveglierebbero o invece lascerebbero tutto nelle avide mani di privati. Non voglio scoprirlo, preferisco sperare che almeno in questo ambito non si facciano passi indietro.


Un'unica caduta di stile, sebbene siamo nella lacrima facile suscitata sempre nei documentari di Moore, l'attività di autoerotismo pubblica con la firma dell'assegno versato anonimo (tanto valeva evitare l'anonimato da subito) all'ideatore del sito anti Michael Moore che stava per chiudere i battenti perchè l'autore avrebbe dovuto provvedere alle spese mediche per curare la moglie. Lì il Moore fa tutto un pippotto sulla democrazia e sull'esprimersi liberamente e dice di avergli finanziato le cure della moglie affichè mantenesse vivo il sito. Con l'anonimato, ripeto,sarebbe stato un gran bel gesto, ma io sono europea, italiana per la precisione, e con il buon gusto ho più dimistichezza degli esportatori di eroi e di democrazia e Fitzgerald, statunitense, mi ha insegnato quanto segue: "Quando ti vien voglia di criticare qualcuno ricordati che non tutti a questo mondo hanno avuto i vantaggi che hai avuto tu.".

 
 
 
 
 
 
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