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libera critica cinematografica

 
 
 
 
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Voti

Il voto del redattore

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  • 4/5
  • valutazione
  • Dramma psicologico tratto dal romanzo di Balzac. Una riflessione politico-amorosa sul rapporto di coppia da uno dei maestri delle Nouvelle Vague.
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Il voto dei lettori

  • voto medio
  • 3.8/5
  • numero votanti
  • Questo film è stato votato da 7 lettori
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Info

La Duchessa di Langeais

di Jacques Rivette

 
    Dati
  • Titolo originale: Ne touchez pas la hache
  • Soggetto: Honoré de Balzac (romanzo)
  • Sceneggiatura: Pascal Bonitzer, Christine Laurent, Jacques Rivette
  • Genere: Drammatico - Sentimentale
  • Durata: 137 min.
     
  • Nazionalità: Francia, Italia
  • Anno: 2007
  • Produzione: Pierre Grise Productions
  • Distribuzione: Mikado
  • Data di uscita: 13 07 2007
 
 
 
 
 
 
 
 
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Recensione

La sottrazione amorosa di Jacques Rivette

di Chiara Orlandi

Se, come sosteneva Italo Calvino nell'introduzione a Gli Amori Difficili (1970), l'esistenza stessa del rapporto amoroso risiede nel non-incontro tra le due parti della coppia, in Jacques Rivette l'assenza dell'amato diviene il nutrimento dell'amore stesso. La pellicola narra le vicende del generale francese Armand De Montriveau (Guillame Depardieu) che approda sull'isola di Majorca per ristabilire l'autorità di Ferdinando VII. In realtà dietro la spedizione politica si cela il punto (forse) d'arrivo di una estenuante ricerca durata cinque anni e intrapresa per l'Europa e per le Americhe. L'oggetto delle attenzioni del generale è infatti Antoinette, moglie del duca di Langeais, aristocratica dama dei salotti francesi dell'Ottocento che, abbandonata la sua nobile posizione sociale, ha deciso di intraprendere la vita monacale.

Il titolo originale voluto da Jacques Rivette (classe 1928), Ne touchez pas la hache, riprende quello che Honoré de Balzac aveva riservato per il suo romanzo La Duchessa di Langeais, inserito nel ciclo ottocentesco della "Commedia Umana". Nel vasto repertorio narrativo lo scrittore descrive con realismo le varie contraddizioni della società francese a cui fa capo anche il film di Rivette. Fedele al testo di Balzac il regista francese, esponente della Nouvelle Vague, ricostruisce parola per parola il dramma tra il generale e la duchessa con l'aggiunta soltanto di qualche dialogo (per esempio quello tra i domestici). Ma perché la scelta è caduta sul romanziere francese? L'autore ricorda il consiglio che Eric Rohmer gli aveva suggerito negli anni Cinquanta: "se si vogliono fare dei film bisogna leggere due scrittori: Balzac e Dostoevskij! Dostoevskij - spiega Rivette - l'ho letto tardi: Balzac l'ho scoperto durante una notte d'insonnia, leggendo per caso Una tenebrosa vicenda". Ottima la scelta della coppia formata dalla sensuale Jeanne Balibar e dal claudicante - non solo nella finzione filmica - Guillame Depardieu, figlio del più famoso Gérard. Per dirla tutta non si è compiuta una scelta del cast ma si è approdati a una storia che potesse essere a misura dei due bravissimi attori. "Non siamo andati alla ricerca degli attori giusti per interpretare i due protagonisti, - spiega Jacques Rivette - ma siamo partiti da un progetto di film con Jeanne e Guillaume per il quale non avevamo trovato finanziamenti. Volevamo fare un film in cui ci potesse essere un faccia a faccia tra i due".

È la ritrosia di lei che, rispondendo alle convenienze dei costumi dell'epoca, alimenta il desiderio del napoleonico De Montriveau. E infine è l'assenza vendicativa di lui a far bruciare di passione l'aristocratica Antoinette. "Non toccare l'ascia" è l'espressione usata dal guardiano di Westminster per tenere alla larga i curiosi dall'arma con la quale fu decapitato Carlo I. Sarà Armand a pronunciare queste parole all'amata durante una serata danzante in un salotto francese. La duchessa non mancherà di capire nelle parole del generale un rancore sommerso, un sentimento amoroso che presto diverrà tacita vendetta. Dopo questo "avvertimento" nasce in Antoinette il timore di non poter reggere la lontananza di un uomo che le ha dichiarato più volte la sua passione ma al quale non ha mai ceduto. Realizzata la perdita, ha inizio il gioco del corteggiamento a parti invertite. Senza badare alle sconvenienze che alimenteranno i pettegolezzi della città, ecco che una carrozza vuota si trattiene per intere giornate davanti la casa di De Montriveau. L'amato non cede alle lusinghe delle lettere amorose e non cede nemmeno di fronte alla gravosa assenza che Antoinette vuole imporre con il vuoto del suo cocchio. La fierezza di Armand vacillerà solamente quando il tempo avrà sanato le ferite del suo orgoglio. La passione non conosce le regole del tempo, non ha pazienza, non attende i capricci degli amanti. L'asse dello scontro cambia i protagonisti: le parti in gioco divengono così il generale De Montriveau e la tirannia del "tempo".

Ma non si tratta solamente di un legame d'amore: Balzac e Rivette dipingono l'ipocrisia della società nel periodo della Restaurazione espresso - secondo le parole dello stesso regista - dal clan del sobborgo parigino di Saint-Germain. Convenzioni morali, politiche e religiose che rendono le esistenze false e innaturali. Vi è nel film una presa di posizione contro le illusioni politiche espressa dall'assalto, di memoria piratesca, al convento in cui vive (o sopravvive) suor Teresa, ma la delusione a cui il tempo ci sottopone è dietro l'angolo. Rivette con raffinati piano-sequenza ci fa vivere in una storia dal peso psicologico importante. Nessun colpo di scena a effetto, come si conviene a un maestro della Nouvelle Vague. Esclude dalle scene anche il più casto tra i baci, concentrandosi piuttosto sul legame psicologico creatosi tra i due. Nei salotti artificiosi che ospitano le danze dei nobili francesi, tra le mura della dimora borghese dove riecheggiano i pettegolezzi della servitù e infine in uno sperduto convento di Spagna prosegue inarrestabile il fuoco d'amore che li unisce, nonostante il tempo trascorso e nonostante le barriere fisiche che impediscono un contatto. Dopo anni l'amore è ancora saldo nelle lacrime amare di De Montriveau e soprattutto nella disperazione con cui suor Teresa rivela alla madre superiora che l'uomo dietro la grata non è altri che il suo amante. La sospettosa monaca chiude letteralmente il sipario. Il non esserci, il continuo sottrarsi renderà l'attesa dell'altro insopportabile ma preserverà in eterno la passione. Davvero un poema di gioventù a cui guardare con malinconia.

 
 
 
 
 
 
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