Il voto del redattore
- voto
- 3/5
- valutazione
- Gustosa commedia degli equivoci, sospesa tra compravendita di abiti, accessori e sentimenti.
Il voto dei lettori
- voto medio
- 2/5
- numero votanti
- Questo film è stato votato da 2 lettori
Vicky Cristina Barcelona
- di Woody Allen
- dal 17 10 2008
- genere Commedia
- tipo Sentimentale
- Chiara Orlandi
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02 11 2013
Ti va di pagare? - Priceless -
di Pierre Salvadori
- Dati
- Titolo originale: Hors de prix
- Soggetto: Benoît Graffin, Pierre Salvadori
- Sceneggiatura: Benoît Graffin, Pierre Salvadori
- Genere: Commedia - Sentimentale
- Durata: 104 min.
- Nazionalità: Francia
- Anno: 2006
- Produzione: Les Films Pelléas
- Distribuzione: Eagle Pictures
- Data di uscita: 22 06 2007
Recensione pubblicata il 19 07 2007
Questa recensione è stata letta 17053 volte
Quanto costa un vero sì?
di Antinoo
Non tutti i barman si chiamano Brian Flanagan ed hanno il volto monoespressivo di un Tom Cruise anni '80 che fa Cocktail a profusione. Jean (Gad Elmaleh), ad esempio, è l'anonimo barman tuttofare di un albergo di lusso che passa le sue nottate dietro al bancone, vessato da clienti e colleghi, e vittima di continui attacchi di narcolessia causati dal massacrante lavoro diurno. Una sera, però, uno dei tanti ricconi, più paritario del solito, lo
invita, quasi obbligandolo, a sedere in poltrona con lui, per guardare una partita e bere del liquore. A Jean, probabilmente, pare di sognare, ed è così che incontra per la prima volta Irene (Audrey Tautou), annoiata dal suo incanutito accompagnatore ubriaco mentre sonnecchia sul divano, con in mano ancora il bicchiere. Scambiatolo per un bancomat semovente, ma un po'
più giovane di quelli che in genere è abituata a sedurre, inizia il suo solito rituale con un paio di tecniche standard: lamentando stizzita l'assenza di un barman, cosa che di certo le rovinerà il compleanno.
Il buon Jean, già conquistato dalle forme e dagli occhi sbattacchianti della bella Irene, non se la sente di deluderla, ma nemmeno di rivelarle che il barman tanto detestabile è in realtà lui. Si limita, quindi, a spacciarsi per un
semplice dilettante, esibendosi, però, in una profusione di decorazioni, ombrellini di carta e beveraggi: tanti quanti sono i desideri di Irene. La notte finisce con un impensabile (per lui) amplesso (contratto preliminare per lei), a cui non segue alcun tipo di saluto: Irene è pronta per tornare dall'anziano dispensatore di grazie. Jean, però, non ha dimenticato l'episodio, e un anno dopo, quando la scorge entrare nel ristorante in cui sta servendo, quasi non gli pare vero. Buttate via pietanze e piatti, si siede ad un tavolo con fare munifico, attendedo la migliore occasione per farsi notare. Peccato lei sia impegnata a farsi infilare un anello al dito, ricompensa per un ennesimo sì. Jean non si dà per vinto e la notte stessa,
nel luogo del loro primo incontro, ecco apparire Irene, bellissima e carica di attrattive come non mai. Si bissa il tutto, solo che questa volta la tresca viene scoperta, e la ragazza perde in un colpo solo: anello, futuro marito e prospettive di rendita vitalizia. La soluzione più ovvia è tornare nella suite imperiale di quel riccone di Jean, piagnucolando sacrifici dettati dal sentimento e promesse di amore eterno da siglare con la solita merce. Sul più bello, però, i veri ospiti della stanza giungono per prenderne possesso. Irene scoprirà così che il suo nuovo capitale altri non
è che un povero, in senso stretto, dipendente, la qual cosa la manda su tutte le furie e le fa decidere di fuggire a Nizza, dove tenterà di accalappiare qualche altro possidente ottuagenario. Jean, intanto, riesce a scovarla e la segue nel tentativo di
conquistarla. La ragazza, non avendo trovato nulla di meglio da fare (ancora una volta in senso stretto), decide di mandarlo completamente sul lastrico con capricci e richieste e, ovviamente, lasciandolo appena i soldi sono finiti.
Ritrovatosi a dover pagare, tra le altre cose, un salatissimo conto in albergo, Jean viene agganciato da una bella e matura donna, che decide di tenerlo con sé e portarlo in giro come una borsetta. Da questo momento, insomma, Jean e Irene sono ufficialmente colleghi: chi dei due riuscirà ad ottenere esattamente ciò che vuole?
Ti va di pagare? è una graziosissima commedia degli equivoci, in cui risaltano non solo il talento della Tautou, con tutte le variazioni espressive che si impone a comando ed in maniera teatrale per essere esattamente colei che si desidera lei sia, ma anche gli abiti che le valorizzano lo splendido corpo, portandola lontano da quelle caratteristiche che il personaggio di Amelie le aveva cucito addosso. Irene è determinata ad ottenere ciò che vuole più per il terrore di non valere nulla senza le sue cose, che per reale brama di potere o denaro. Lei stessa ammette
candidamente di non saper fare niente, solo conversazione, ma per ciò che lei desidera, la possibilità infantile di poter esprimere un desiderio e subito essere esaudita, questo basta. Irene è caratterizzata da una grande ironia, una enorme autoironia e una ancor più grande sfortuna: tutte doti che non la fanno apparire come una bieca calcolatrice, ma come una bella, e
discretamente cinica, ragazza pratica che ha imparato le debolezze degli uomini per usarle a suo vantaggio e salvaguardare il suo status. L'unica componente che le è sempre sfuggita, forse, è la galanteria. Ed è di questa che resterà
vittima. Gad Elmaleh, invece, da' al suo personaggio un che di stralunato, innocente e devoto nonostante tutto, che ricorda da vicino il Nicolas Cage di City of Angel, ma grazie a Dio (prego!) molto meno mieloso, tonno e poco incisivo. Una bella fotografia, gag divertenti, gli splendidi scenari turistici della Francia più chic, qualche momento toccante creato ad hoc ed un prevedibile quanto piacevole finale sono gli ingredienti che il regista
Pierre Salvadori mescola sapientemente, per regalarCi una commedia frizzante e leggera, adatta come aperitivo a chi, poi, ama passare al vero cinema.
invita, quasi obbligandolo, a sedere in poltrona con lui, per guardare una partita e bere del liquore. A Jean, probabilmente, pare di sognare, ed è così che incontra per la prima volta Irene (Audrey Tautou), annoiata dal suo incanutito accompagnatore ubriaco mentre sonnecchia sul divano, con in mano ancora il bicchiere. Scambiatolo per un bancomat semovente, ma un po'
più giovane di quelli che in genere è abituata a sedurre, inizia il suo solito rituale con un paio di tecniche standard: lamentando stizzita l'assenza di un barman, cosa che di certo le rovinerà il compleanno.
Il buon Jean, già conquistato dalle forme e dagli occhi sbattacchianti della bella Irene, non se la sente di deluderla, ma nemmeno di rivelarle che il barman tanto detestabile è in realtà lui. Si limita, quindi, a spacciarsi per un
semplice dilettante, esibendosi, però, in una profusione di decorazioni, ombrellini di carta e beveraggi: tanti quanti sono i desideri di Irene. La notte finisce con un impensabile (per lui) amplesso (contratto preliminare per lei), a cui non segue alcun tipo di saluto: Irene è pronta per tornare dall'anziano dispensatore di grazie. Jean, però, non ha dimenticato l'episodio, e un anno dopo, quando la scorge entrare nel ristorante in cui sta servendo, quasi non gli pare vero. Buttate via pietanze e piatti, si siede ad un tavolo con fare munifico, attendedo la migliore occasione per farsi notare. Peccato lei sia impegnata a farsi infilare un anello al dito, ricompensa per un ennesimo sì. Jean non si dà per vinto e la notte stessa,
nel luogo del loro primo incontro, ecco apparire Irene, bellissima e carica di attrattive come non mai. Si bissa il tutto, solo che questa volta la tresca viene scoperta, e la ragazza perde in un colpo solo: anello, futuro marito e prospettive di rendita vitalizia. La soluzione più ovvia è tornare nella suite imperiale di quel riccone di Jean, piagnucolando sacrifici dettati dal sentimento e promesse di amore eterno da siglare con la solita merce. Sul più bello, però, i veri ospiti della stanza giungono per prenderne possesso. Irene scoprirà così che il suo nuovo capitale altri non
è che un povero, in senso stretto, dipendente, la qual cosa la manda su tutte le furie e le fa decidere di fuggire a Nizza, dove tenterà di accalappiare qualche altro possidente ottuagenario. Jean, intanto, riesce a scovarla e la segue nel tentativo di
conquistarla. La ragazza, non avendo trovato nulla di meglio da fare (ancora una volta in senso stretto), decide di mandarlo completamente sul lastrico con capricci e richieste e, ovviamente, lasciandolo appena i soldi sono finiti.
Ritrovatosi a dover pagare, tra le altre cose, un salatissimo conto in albergo, Jean viene agganciato da una bella e matura donna, che decide di tenerlo con sé e portarlo in giro come una borsetta. Da questo momento, insomma, Jean e Irene sono ufficialmente colleghi: chi dei due riuscirà ad ottenere esattamente ciò che vuole?
Ti va di pagare? è una graziosissima commedia degli equivoci, in cui risaltano non solo il talento della Tautou, con tutte le variazioni espressive che si impone a comando ed in maniera teatrale per essere esattamente colei che si desidera lei sia, ma anche gli abiti che le valorizzano lo splendido corpo, portandola lontano da quelle caratteristiche che il personaggio di Amelie le aveva cucito addosso. Irene è determinata ad ottenere ciò che vuole più per il terrore di non valere nulla senza le sue cose, che per reale brama di potere o denaro. Lei stessa ammette
candidamente di non saper fare niente, solo conversazione, ma per ciò che lei desidera, la possibilità infantile di poter esprimere un desiderio e subito essere esaudita, questo basta. Irene è caratterizzata da una grande ironia, una enorme autoironia e una ancor più grande sfortuna: tutte doti che non la fanno apparire come una bieca calcolatrice, ma come una bella, e
discretamente cinica, ragazza pratica che ha imparato le debolezze degli uomini per usarle a suo vantaggio e salvaguardare il suo status. L'unica componente che le è sempre sfuggita, forse, è la galanteria. Ed è di questa che resterà
vittima. Gad Elmaleh, invece, da' al suo personaggio un che di stralunato, innocente e devoto nonostante tutto, che ricorda da vicino il Nicolas Cage di City of Angel, ma grazie a Dio (prego!) molto meno mieloso, tonno e poco incisivo. Una bella fotografia, gag divertenti, gli splendidi scenari turistici della Francia più chic, qualche momento toccante creato ad hoc ed un prevedibile quanto piacevole finale sono gli ingredienti che il regista
Pierre Salvadori mescola sapientemente, per regalarCi una commedia frizzante e leggera, adatta come aperitivo a chi, poi, ama passare al vero cinema.
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