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libera critica cinematografica

 
 
 
 
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Voti

Il voto del redattore

  • voto
  • 3.5/5
  • valutazione
  • Un po' sbrigativo nella prima parte, il film si risolleva grazie ad una storia struggente e attori di razza. Leggete il libro!
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Il voto dei lettori

  • voto medio
  • 3.5/5
  • numero votanti
  • Questo film è stato votato da 1 lettore
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Info

Follia

di David Mackenzie

 
    Dati
  • Titolo originale: Asylum
  • Soggetto: Patrick McGrath
  • Sceneggiatura: Patrick Marber, Chrysanthy Balis
  • Genere: Drammatico - Psicologico
  • Durata: 105 min.
     
  • Nazionalità: UK
  • Anno: 2007
  • Produzione: Mace Neufeld Productions, Samson Films, Seven Arts Pictures, Zephyr Films Ltd.
  • Distribuzione: NoShame Films
  • Data di uscita: 00 00 0000
 
 
 
 
 
 
 
 
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Recensione

Questo folle sentimento

di Emanuel Perico

Terza trasposizione in pellicola per lo scrittore pluripremiato Patrick Mc Grath (dopo The Grotesque di John-Paul Davidson e Spider di David Cronemberg), che grazie alle sapienti capacità di David Mackenzie (regista dell'interessante Young Adam), ci fa rivivere le ardenti passioni che permearono le pagine dell'omonimo romanzo, Follia. Stella è la moglie di Max Raphael, insigne psichiatra, e i due sono in procinto di trasferirsi, insieme al figlioletto, presso un istituto di igiene mentale a seguito dell'assegnazione di un incarico molto importante. Siamo nell'Inghilterra degli anni '50 dove apparenze ed etichetta sono le cose che contano. Qui Stella viene a contatto con il tenebroso giardiniere Edgar Stark, scultore uxoricida ora in cura presso il professor Peter Cleave. Subito tra i due esplode un'attrazione animale, complice anche la vita coniugale ormai logora e insipida di Stella  e Max e il trascorrere anonimo delle giornate all'interno del manicomio, in compagnia delle mogli dei medici tutte dedite ad attività cerebralmente poco stimolanti. 

Cominciano così i primi incontri clandestini, nella serra in giardino, in un susseguirsi di pulsioni irrefrenabili che porteranno i due sciagurati amanti in un vortice di morbosa ossessione dal quale sarà impossibile riemergere.
Dopo la fuga dal manicomio di Edgar, inizieranno a trapelare voci indiscrete e il marito ne verrà presto a conoscenza. Stella deciderà così di raggiungere il suo amato a Londra, nella bettola in cui si è rifugiato, rinunciando, in nome dell'amore per lui, alla vita agiata, al ruolo di moglie perfetta e madre premurosa, per immolarsi in maniera totale a questo folle sentimento che la condannerà ineluttabilmente all'oblio. Resterà però vittima lei stessa dell'instabilità psichica dell'artista che ben presto verrà colto da crisi di violenta gelosia nei suoi confronti. Dopo poco però, la polizia scopre l'alcova dei due amanti e così  la signora Raphael verrà a sua volta ricoverata sottoposta ad analisi dal professor Cleave, ma l'amore per lo scultore continuerà a consumarla, tragicamente fino all'epilogo.


Rispetto al romanzo (ovviamente, mi verrebbe da dire), la pellicola accusa qualche colpo ma è solo una questione di forma, in quanto tradurre in immagini la mole titanica di travaglio interiore che i protagonisti, a partire da Stella ma in egual modo anche Max, Edgar e - a modo suo - Peter Cleave, si portano dentro, era quantomeno impossibile. Infatti la prima parte del film risulta oltremodo didascalica e sembra risolta troppo rapidamente, almeno fino al momento dell'incontro fra Stella ed Edgar. I giochi di sguardi e gli ammiccamenti, per non parlare dei dialoghi fra i due amanti, qui sono quasi del tutto assenti, e il tutto si riduce agli sporadici incontri al limite del primitivo che tolgono un po' di carisma e spessore al sentimento (se così lo possiamo definire).

Anche alcuni personaggi, come l'aiutante di Edgar o Brenda, la madre di Max, vengono solo abbozzati e relegati a ruoli marginali. Naturalmente lo sceneggiatore Patrick Marber (Closer, Diario di uno scandalo) si è preso alcune licenze, ma senza però snaturare il senso della storia che, grazie alla regia pregevole e ben articolata di Mackenzie, riesce comunque a creare tensione e far appassionare lo spettatore. Una nota di merito va senz'altro al cast ben assortito e affiatato, a cominciare dalla protagonista interpretata da Natasha Richardson (La contessa bianca, Nell) che conferisce al personaggio di Stella il giusto pathos, mantenendo però le distanze dall'eccesso di tragedia nel quale sarebbe facile incespicare. Le fanno da contrappunto Hugh Bonneville (Stage beauty, Iris) nel ruolo di Max, marito tradito che accetta  la sua condizione come conseguenza della malattia della moglie, il sempre attivissimo Ian Mc Kellen, nei panni del dottor Cleave, che in segreto si invaghisce di Stella ma per amore della professione decide di seguirne le gesta in maniera distaccata e di manipolarne il sentimento. Marton Csokas (Le crociate, Evilenko) dà invece il volto all'impeto furibondo di Edgar Stark, anche se personalmente avrebbe potuto osare di più in termini di espressività e "modellazione" del personaggio (l'avremmo gradito un po' più ruvido e meno damerino). Forse la cosa di cui si sente di più la mancanza (rispetto al romanzo) è la voce narrante, quella del dottor Cleave,  che sulla carta conferiva alla vicenda tinte più fosche e torbide. Arrivato sui nostri schermi con due anni di ritardo, Follia ci pone di fronte ad una riflessione che, chi è stato innamorato sul serio almeno una volta, può comprendere scavando a fondo nell'intimo. È proprio la follia che ci fa compiere azioni apparentemente senza senso in nome di quel sentimento chiamato Amore e ne è logica conseguenza quando questo non viene ricambiato o potuto vivere in maniera totale e viscerale. Chi può biasimare l'innamorato respinto che per il dolore decide di spiccare il volo da una rupe oppure sceglie di rinnegare il proprio intelletto e la ragione per vagare per la città nudo, ululando alla luna? Oppure quell'amore è talmente grande da non riuscire più a controllarlo e arrivare al punto di uccidere l'oggetto del desiderio per farlo proprio per l'eternità. Follia, Amore…dove sta la differenza?

Per quanto ne possiamo sapere, non esiste. Sono la stessa identica entità, vista da due angolazioni differenti ma lo stesso medesimo sentimento, capace di logorare fino al midollo e senza possibilità di reagire razionalmente.

La passione, il dolore, il senso di smarrimento, la gelosia sono tutte conseguenze e la follia è quel che ne rimane, l'essenza stessa dell'amore. Ma se così non fosse, che uomini saremmo?

 
 
 
 
 
 
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