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libera critica cinematografica

 
 
 
 
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  • Ottimo film, da vedere.
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Il voto dei lettori

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  • 3.5/5
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  • Questo film è stato votato da 18 lettori
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Info

Mio fratello è figlio unico

di Daniele Luchetti

 
    Dati
  • Titolo originale: Mio fratello è figlio unico
  • Soggetto: Antonio Pennacchi (romanzo)
  • Sceneggiatura: Daniele Luchetti, Stefano Rulli, Sandro Petraglia
  • Genere: Commedia - Sociale
  • Durata: 100 min.
     
  • Nazionalità: Italia
  • Anno: 2007
  • Produzione: Cattleya, Babe Film
  • Distribuzione: Warner Bros Italia
  • Data di uscita: 00 00 0000
 
 
 
 
 
 
 
 
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Recensione

Mio fratello è figlio unico?

di Eleonora Fontana

Il nuovo film di Luchetti racconta le movimentate vicissitudini di una famiglia di umili estrazioni sociali dagli anni Sessanta fino alla metà degli anni Settanta. Padre operaio, madre casalinga e tre figli adolescenti alle prese con la scuola e le prime decisioni importanti. A portare scompiglio in famiglia sono le scelte, sempre contro corrente, e i comportamenti ribelli del figlio minore Accio (Elio Germano), il quale inizia a dare grattacapi già a tredici anni quando abbandona il seminario e torna a casa deciso a frequentare il liceo classico. Accio però è, suo malgrado, costretto dalle ristrettezze economiche a dimenticare il liceo e la sua passione per il latino in luogo dell'Istituto tecnico per geometri; il ragazzo cresce dormendo nel corridoio di casa su una poltrona letto mentre viene introdotto al credo fascista da un amico molto più grande di lui, il venditore di tovaglie Mario (Luca Zingaretti).

Accio (un soprannome che come il giovane ribelle è visto da chi gli sta intorno) è in perenne disaccordo con il fratello maggiore Manrico (Riccardo Scamarcio), comunista convinto, figlio prediletto della madre (Angela Finocchiaro) e operaio nella stessa fabbrica del padre. I due hanno un intenso rapporto di amore e odio, amore fraterno e odio provocato dalle loro opposte personalità. Tra di loro, Violetta: la sorella che, in quanto donna e, come dice sua madre "poi si sposa e il marito la mantiene", è supportata dai genitori mentre frequenta il liceo classico e il conservatorio. Travolti dall'epoca in cui vivono, Accio e Manrico crescono cercando un ideale da promuovere a tutti i costi, ma mentre Manrico non sembra farsi molte domande e non mette mai in discussione le proprie scelte, Accio è più riflessivo e taciturno, "sempre serio", come lui stesso si definisce nel finale del film, e  crescendo passa dal seminario, alle fila del partito fascista fino a quelle del partito comunista per arrivare a non riconoscersi in nessuno dei gruppi che ha incontrato. Accio, rappresentato da un eccezionale Elio Germani, si rende conto ogni volta di non condividere a pieno gli ideali che ha perseguito ed ogni volta torna su propri passi. Alla fine, per fare davvero qualcosa che secondo lui ha un senso, si muoverà da solo, svincolandosi definitivamente dal "gregge" e dalle ideologie "precotte" che gli sono state propinate.

La rappresentazione degli anni Sessanta e Settanta fatta da Luchetti, autore della sceneggiatura con Stefano Rulli e Sandro Petraglia sulle orme del romanzo di Pennacchi, Il fasciocomunista, rivisita quel periodo con gli occhi dei nostri anni: nessun commento politico, nessuna finzione di costume e nessun corteo o manifestazione. Si saltano a piè pari molti passi del romanzo di Pennacchi per introdurne altri ex novo, si eliminano nomi e fatti citati nel libro: importante è come si cresceva in quegli anni, cosa contava e cosa si pensava. Importante è l'aspetto umano di tutto ciò che accadeva, il primo amore per un introverso come Accio e quello per uno deciso come Manrico, il ruolo della famiglia nella crescita dei più, l'imposizione delle scelte da parte dei genitori spesso assenti per volontà o perché sopraffatti dalle difficoltà del quotidiano. Ben rappresentata la diversità dei due fratelli che ci racconta come ci si sente ad essere fuori dal gruppo, guardando chi nel gruppo ci sta benissimo.

Ottimo il film, coronato da una bella colonna sonora e ottimo il cast con la brava Angela Finocchiaro, la piacevole scoperta di Elio Germani e il buon Luca Zingaretti. Sfortunatamente, ancora una volta, non trovo degna di nota l'interpretazione di Scamarcio: poco espressivo, dalla recitazione un po' troppo impostata, non abbastanza affascinante per il ruolo che impersona.  Il film alterna momenti drammatici a momenti di simpatica comicità per la quale dobbiamo quasi sempre ringraziare la bravura di Germani, poco da criticare insomma di questo ultimo capolavoro di Luchetti, a parte forse tutti quei primi piani che regala a Scamarcio.

 
 
 
 
 
 
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Commenti
 

I lettori hanno scritto 3 commenti

 
 
utente
francie
  • indirizzo IP 81.208.106.66
  • data e ora Venerdì 27 Aprile 2007 [17:11]
  • commento Adoro Elio Germano. E' un "cameleonte" del cinema e anche in questo film è bravissimo. Con buona pace di Scamarcio.
 
 
 
 
 
utente
lu
  • indirizzo IP 81.208.36.80
  • data e ora Giovedì 03 Maggio 2007 [16:11]
  • commento davvero bravo germano! film godibilissimo... anche se... "LA SCUOLA" d luchetti è sempre la mia preferita :)
 
 
 
 
 
utente
gnoma
  • indirizzo IP 80.180.208.19
  • data e ora Giovedì 10 Maggio 2007 [20:09]
  • commento Elio mi è piaciuto tantissimo, un film bello e realistico, molto realistico
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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