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libera critica cinematografica

 
 
 
 
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Il voto del redattore

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  • 1.5/5
  • valutazione
  • Storie di vicini di casa. Prendersi troppo sul serio fa male.
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Il voto dei lettori

  • voto medio
  • 3.1/5
  • numero votanti
  • Questo film è stato votato da 20 lettori
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Info

Nero bifamiliare

di Federico Zampaglione

 
    Dati
  • Titolo originale: Nero bifamiliare
  • Soggetto: Rudolph Gentile, Federico Zampaglione
  • Sceneggiatura: Rudolph Gentile, Federico Zampaglione
  • Genere: Commedia - Grottesco
  • Durata: 90 min.
     
  • Nazionalità: Italia
  • Anno: 2007
  • Produzione: Moviemax - Lupin Film - Mirakhan Entertainment
  • Distribuzione: Moviemax
  • Data di uscita: 00 00 0000
 
 
 
 
 
 
 
 
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Recensione

Il peggio non è tranquillo

di Vincenzo Rossini

Strano paese, l'Italia. Dopo gli over 30 in crisi di Ligabue e le sperimentazioni misticheggianti di Battiato arriva il debutto al cinema di Federico Zampaglione, anima e corpo dei Tiromancino, profeti del minimo indispensabile, del «ritrovare l'interesse per le piccole cose che sono alla base di tutte le promesse del futuro che cresce». Un tempo Zampaglione faceva il paio con Riccardo Sinigaglia, aveva i capelli molto più ricci, l'aria da cantautore sconsolato e intimista e cantava di «strade che di notte le distingui solo per l'odore dell'asfalto». Altri tempi. Oggi Zampaglione ha lo sguardo truce, il viso perennemente abbronzato, è ingrassato di una quindicina di chili e fa il regista cinematografico. Ah, dimenticavo: si è messo con Claudia Gerini, e la loro storia d'amore campeggia settimanalmente su giornaletti e telegiornaletti. Trovare i soldi per fare un film, a questo punto, non è così difficile. Ci sono garanzie di passaggi televisivi, di annepraderio e di lorenebianchetti pronte a chiedere "ma com'è lavorare con la persona che ami?». Ci sono Sky e Medusa. C'è persino la complicità pseudocritica della nuova intellighenzia romana marcogiustista, che non potrà non promuovere un possibile stracult. E allora ecco pronte le strizzatine d'occhio che fanno felice il turbocinefilo: le macchiette di Ernesto Mahieux, di Cinzia Leone - finalmente di ritorno sul grande schermo -, i camei di Flaminio Maphia e di Adriano Giannini brutto sporco e cattivo, e soprattutto l'apparizione divina di Remo Remotti, guru dell'underground romano, che ha appena inciso il suo secondo cd all'età di 83 anni…
Strano paese l'Italia. Dove un film come Nero bifamiliare viene presentato al pubblico come un'alternativa alla muccinaggine dilagante e al bacillus vaporidis, il nuovo pericoloso morbo che infesta le sale. Nero bifamiliare parte come una commedia grottesca, con la Gerini mogliettina perbene e Luca Lionello truffaldino e squattrinato. I due comprano casa in un ameno complesso residenziale, dal simbolico nome «Villa Serena»; i vicini sembrano attentare alla loro esistenza, ma il male è tutto nella testa di Lionello. La paura viscerale del diverso lo porta all'esaurimento nervoso, con annesse conseguenze estreme. Per fortuna tutto si risolve nel migliore dei modi.
Molti, i problemi di Nero bifamiliare. C'è un meccanismo narrativo inconsistente, che vorrebbe trovare linfa nella citazione dei generi - nero, grottesco, commedia all'italiana, drammatico, thriller, persino western. C'è la direzione incerta degli attori: se la Gerini recita volutamente così male per dare al suo personaggio un tono eccessivo e irreale, allora non è abbastanza inverosimile; se la Gerini recita inconsapevolmente così male, allora Zampaglione dirige gli attori come scrive i testi delle sue canzoni. Persino la colonna sonora è fallimentare: enfatizza le scene drammatiche come si farebbe nella peggiore delle fiction televisive, mentre nei momenti grotteschi si rifugia in improbabili ambientazioni elettroniche fuori contesto. In modo poco elegante, potrei dire che oramai ci siamo rotti le palle dei giochetti citazionisti autocompiaciuti alla Fratelli Manetti. Siamo ancora più spazientiti da certe operazioni commerciali del genere disco+film+lovestory spacciate per «facciamo qualcosa di diverso dal cinema medio italiano». In questo senso, Nero bifamiliare è semplicemente la dilatazione a lungometraggio del videoclip di «Amore impossibile», diretto da Lamberto Bava con Daniel McVicar di Beautiful e la Gerini che rifa Diabolik. Solo che in Italia ancora non si riesce a comprendere che il videoclip e il cinema sono due linguaggi diversi. Il peggio, tuttavia, è nel finale moraleggiante con tanto di didascalie «tre mesi dopo», conversione obbligata dei personaggi e voce fuori campo a sciorinare aforismi sulla vita. Del resto il peggiore difetto della musica dei Tiromancino è di prendersi troppo sul serio. Non rimanete in sala per i titoli di coda: c'è un backstage inutile e autocelebrativo. Oppure rimanete e ascoltate «l'alba di domani ci sorprenderà addormentati» e pensate a quanto è figa la storia d'amore tra Zampaglione e la Gerini. Voilà! Avete già scordato di cosa parla Nero bifamiliare…
P.S.: procuratevi l'ultimo disco di Remo Remotti. E' necessario, direbbe Zampaglione.
 
 
 
 
 
 
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Commenti
 

I lettori hanno scritto 2 commenti

 
 
utente
alice
  • indirizzo IP 82.53.121.7
  • data e ora Sabato 21 Aprile 2007 [8:34]
  • commento Si, direi che più o meno c'è tutto. Un minestrone di tutto quello che zampaglione ama, l'ha pure detto. Qui a Perugia ha pure detto che non ha messo molta musica per non fare un videoclippone..
 
 
 
 
 
utente
alice
  • indirizzo IP 82.53.121.69
  • data e ora Sabato 21 Aprile 2007 [9:00]
  • commento ..Nessuno ha avuto il coraggio di dirgli che HA APPENA FATTO un videoclippone
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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