Il voto del redattore
- voto
- 0.5/5
- valutazione
- Premio al finale peggiore della storia.
Il voto dei lettori
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- di Sidney Lumet
- dal 14 03 2008
- genere Drammatico
- tipo Thriller
- Riccardo Lupoli
- di Andrew Dominik
- dal 18 10 2012
- genere Drammatico
- tipo Thriller
- Ernesto Fanfani
- Contro Il pessimo metodo
- A favore La violenza della psicoanalisi
- Sara Troilo Vs. Keivan Karimi
Ipotesi di reato
di Roger Michell
- Dati
- Titolo originale: Changing Lanes
- Soggetto: Chap Taylor
- Sceneggiatura: Chap Taylor, Michael Tolkin
- Genere: Drammatico - Thriller
- Durata: 99 min.
- Nazionalità: U.S.A.
- Anno: 2002
- Produzione: Paramount Pictures, Scott Rudin Productions
- Distribuzione: Eagle Pictures, 20Th Century Fox
- Data di uscita: 00 00 0000
Ipotesi di reato
di Sara Troilo
Il fato messo in scena da Roger Michell ci stupisce quanto una porta che cigola in un film horror, anzi, come una porta che cigola fuori sincrono in una telenovela tanto è privo di interesse. La vita di due uomini destinati a non incontrarsi mai per via del differente ambiente sociale cui appartengono viene devastata dallo scontro dei due sopra un'autostrada, risultato: la bestia feroce che alberga in loro si risveglia portandoli a fare scelte che mai avrebbero ipotizzato. Gavin Banek (Ben Affleck) è un avvocato e sta correndo in tribunale per cercare di salvare la propria società, Doyle Gibson (Samuel L. Jackson) è un agente assicurativo e sta correndo in tribunale per salvare la propria famiglia, l'uno impedirà casualmente all'altro di raggiungere lo scopo prefissato e, almeno da un certo punto del racconto, ci si impegnerà anche. Le motivazioni personali sono forti, entrambi attraversano un punto cruciale della vita al momento dell'incidente, ciò fa sì che i due, dopo essersi fraintesi, si accaniscano nella distruzione reciproca che impegna tutto il film, con colpi sempre più bassi almeno fino alla scoperta di valori più alti della lotta senza regole. Un momento, nessuno si immagini che questa scoperta avvenga piano piano, con tocco leggero, attraverso piccole illuminazioni. No, Doyle e Gavin incappano in una chiesa, di più, in un confessionale, poi sostano davanti a un crocifisso lasciato come unico orpello in una casa da affittare e gli spettatori navigano nelle infinite inquadrature ravvicinate di anulari che portano con orgoglio una fede d'oro e, sostanzialmente, nella riscoperta di quell'istituzione millenaria che è la famiglia. Il fatto è che sia Gavin, fedifrago, che Doyle, ex alcolista, hanno la coscienza sporca, hanno un gran bisogno di toccare il fondo per poi ritrovare se stessi e risalire la china, più forti e migliori, l'uno cambiando i giochi in casa e al lavoro, dimostrazione umana di quanto il cinismo non abbia limiti nella nostra sporca società e l'altro ricreando la stabilità che aveva distrutto. Insomma una sorpresa dietro l'altra, un turbinio di attacchi alla morale comune, alla società e all'individuo, tutte aspettative che un multisala con un buon film proiettato in una sala differente da quella avrebbe potuto colmare. O un regista che nel proprio carnet non abbia Notting Hill.
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