Roma, la città che ormai incontriaMo di più nello schermo. Decisamente diversa dalle suggestioni di Opzetek: qui è frenetica, un po' noiosa e tronfiamente ripiegata su stessa, almeno da ciò che vediaMo sporgendoCi dal mega attico che si affaccia in Via del Corso. Qui Apollonio (Andrea Miglio Risi) detto Pollo, giovane rampollo ebreo, e Marco (Angel Tom Karumathy) detto Curry, di origini indiane ma adottato da una famiglia altrettanto bene, passano i loro pomeriggi, tentando di superarsi nella specialità dello sputo su passante ignaro. La bocciatura scolastica scatena una classica crisi familiare che, come la tipica ricca Mamma Italia vuole, viene superata con un dono: un viaggio in India. Dapprima il padre di Pollo, il ricco antiquario Leone (Flavio Bucci), è abbastanza contrario. Vinto dalle insistenze della moglie Lilly (una Anna Galiena, resa volgarissima e borghese dalla recitazione e, soprattutto, dal look) e da quelle dei genitori di Curry, Stefano (Roberto Citran) e Annalisa (Angela Finocchiaro, nei panni di una divertentissima psicologa), si convince e permette al figlio di accompagnare l'amichetto in un viaggio che millanta come fine il ritrovare se stessi, e come risultato il trovarsi per la prima volta. La chiave di volta, appunto, sarà Chiara (indeciso se dire una più bella o brava Giovanna Mezzogiorno): giovane ginecologa, di fatto medico generico in una Onlus internazionale, che salva i due ragazzi, in tutti i modi in cui è possibile salvare un adolescente fancazzista, dall'impatto emotivo che un paese come l'India dà al di fuori dei circuiti di villaggi turistici e attrattive per occidentali annoiati.

Il lavoro di Francesca Archibugi accontenta, forse troppo, un po' tutti. È un film sull'iniziazione, e magari a questo allude la qualifica di ginecologa di Chiara, di due adolescenti che, fortunatamente, non hanno nulla a che vedere con chi si prepara la notte prima degli esami o chi lega catenacci ai pali giurandosi amore eterno. Lezioni di volo è un film che tratta ragazzi medi nel senso stretto del termine: mediamente problematici, mediamente annoiati, mediamente ignoranti di tutto ciò che li circonda, ma che stanno al di fuori delle comode e lussuose pareti domestiche. E, probabilmente, è questo il suo punto di forza: in mano ad un regista americano sarebbe divenuto una sorta di cult movie per giovani colonizzatori del Nirvana; qui abbiamo il racconto, forse un po' buonista, di un trovarsi improvvisamente e per i motivi sbagliati a fare i conti con il senso reale della propria vita, delle proprie origini e della linea indissolubile che si crea tra genitore e generato: perché è da un atto sessuale che siamo creati. O ricreati.