Il voto del redattore
- voto
- 4/5
- valutazione
- Riuscito, piacevole, bello. Attori bravi, trama intrigante... Da vedere!
Il voto dei lettori
- voto medio
- 3/5
- numero votanti
- Questo film è stato votato da 3 lettori
- di Corrado Guzzanti, Igor Skofic
- dal
- genere Commedia
- tipo Grottesco
- Luigi Faragalli
- di Wes Anderson
- dal
- genere Commedia
- tipo Grottesco
- Eduard Le Fou
- di Jonathan Dayton, Valerie Faris
- dal
- genere Commedia
- tipo Grottesco
- Sara Troilo
- Contro Il pessimo metodo
- A favore La violenza della psicoanalisi
- Sara Troilo Vs. Keivan Karimi
Vero come la finzione
di Marc Forster
- Dati
- Titolo originale: Stranger than fiction
- Soggetto: Zach Helm
- Sceneggiatura: Zach Helm
- Genere: Commedia - Grottesco
- Durata: 113 min.
- Nazionalità: USA
- Anno: 2006
- Produzione: Crick Pictures LLC
- Distribuzione: Sony Pictures Releasing Italia
- Data di uscita: 00 00 0000
Bello, bello, bello!
di Carlo Griseri
Quante volte leggendo un romanzo abbiamo immaginato di poter essere anche noi personaggi di un libro? Eroi, avventurieri, detective, qualunque ruolo sarebbe andato bene per essere immortalati sulle pagine di un bel volume rilegato. L'idea non sembrava affatto male, fino a quando non sono incappato nella visione di Vero come la finzione (Stranger than fiction nel titolo originale, con significato pressoché opposto a quello italiano, chissà poi perché) che narra le avventure di un anonimo impiegato del fisco statunitense che un bel giorno inizia a sentire una voce. Nessun altro la sente, ovviamente. Ma lui non è impazzito. E poi quella voce usa un vocabolario più forbito del suo, parole che non ha mai nemmeno sentito! La trama si evolve da qui, con Harold Crick (Will Ferrell, già visto e amato in tanti film ma ancora inspiegabilmente poco noto in Italia: colpa del doppiaggio?) che cerca di indagare sulle origini di tale "disturbo", scoprendo di essere il protagonista di un libro ancora in fase di scrittura. La voce che interviene nella sua testa - commentando le sue azioni o prevedendo ciò che sta per accadergli - è quindi quella della "sua" autrice (Emma Thompson).
Tra i consigli di un esperto di letteratura al quale si rivolge (Dustin Hoffman) e il nascente interesse per una panettiera alternativa come Maggie Gyllenhaal - bella e ironica come poche altre volte - Ferrell un giorno sentirà la voce dire, parlando di lui, "se solo avesse saputo, avrebbe evitato il suo decesso"... E da lì prenderà il via una corsa contro il tempo per convincerla a cambiare idea, mutando stile di vita e cercando, a fatica, di uscire dalla grigia monotonia che lo stava sovrastando. Può sembrare che il film sia tutto qui, ma vi assicuro di no: Vero come la finzione è molto di più e lo si vede nelle trovate geniali e apparentemente sconclusionate che lo sceneggiatore Zach Helm ha sparso qua e là (il nuovo Charlie Kaufman, lo chiamano già oltreoceano), nelle idee visive utilizzate per rendere il grigiore del protagonista e nelle interpretazioni di tutti, nessuno escluso. Un film piccolo, dalla trama pazza e dalla resa eccellente. Da collocare sullo scaffale, una volta acquistato in dvd, al fianco di Se mi lasci ti cancello, Il ladro di orchidee, Essere John Malkovich, I Tenenbaum...
Will Ferrell dimostra di essere un ottimo attore, e non solo uno straordinario comico, occasione mancata con Melinda & Melinda, un Allen decisamente scarso che ha reso vane le performance del cast. Maggie Gyllenhaal cerca di non essere nota solo come "la sorella del cowboy di Brokeback Mountain", e sembra riuscire nel suo intento. Dustin Hoffman non lo trovavamo così in parte da anni, divertito e divertente (dimenticate la scialba prova di I heart Huckabees e gli eccessi di Mi presenti i tuoi?). Emma Thompson, infine, è splendida: nelle ultime settimane era apparsa sui giornali in quanto vittima di vera depressione, la malattia che da anni attanaglia il suo personaggio nel film: speriamo sinceramente che alla fine riesca a uscirne nella vita come nella pellicola. Vero come la finzione (diretto da Marc Foster: Neverland e Monster's Ball) è stato ingiustamente sacrificato dalla distribuzione tricolore, come troppe volte avvenuto - e troppe volte avverrà ancora - con film meritevoli. E' un discorso già fatto, lo so: ma è possibile che una storia originale e intelligente, un cast con nomi molto noti anche in Italia e facce ormai conosciute non bastino a essere presenti in più di un solo cinema di periferia (caso torinese, ma a quanto pare comune a tutta Italia)?
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