Il voto del redattore
- voto
- 2/5
- valutazione
- Evocazione di un sogno felliniano riuscita solo in parte per Marcos Carnevale che nella sua nuova malinconica commedia tenta di tracciare un raccordo tra realtà e finzione. China Zorrilla, unica stella che brilla solitaria nel cast, è così dannatamente imbrogliona che viene da chiedersi se inganna persino se stessa
Il voto dei lettori
- voto medio
- 3.1/5
- numero votanti
- Questo film è stato votato da 5 lettori
- di Woody Allen
- dal 17 10 2008
- genere Commedia
- tipo Sentimentale
- Chiara Orlandi
- Contro Il pessimo metodo
- A favore La violenza della psicoanalisi
- Sara Troilo Vs. Keivan Karimi
Intramontabile effervescenza
di Marcos Carnevale
- Dati
- Titolo originale: Elsa y Fred
- Soggetto: Lily Ann Martin, Marcela Guerty, Marcos Carnevale
- Sceneggiatura: Ann Martin, Marcela Guerty, Marcos Carnevale
- Genere: Commedia - Sentimentale
- Durata: 106 min.
- Nazionalità: Spagna, Argentina
- Anno: 2005
- Produzione: Tesela Producciones Cinematográficas
- Distribuzione: Ladyfilm
- Data di uscita: 00 00 0000
Sogno felliniano
di Chiara Orlandi
Nella vita di Elsa (China Zorrilla), una vecchietta con il vizio goliardico dell'imbroglio, compare Alfredo (Manuel Alexandre), il nuovo vicino di casa, un uomo ordinario, ordinato, onesto. Tali peculiarità da neovedovo perbene e dedito al lutto verranno pian piano scardinate dalla travolgente amicizia con la donna che gli propone (o impone) una vita all'insegna della spensieratezza e del divertimento. Le differenze tra i due sono notevoli. Elsa, vitale e ottimista, coltiva un sogno: emulare Anita Ekberg nella famosa scena del film felliniano. Alfredo che pare non abbia mai avuto sogni, rifiuta di uscire, di vedere gli amici e il nipotino, quest'ultimo anch'egli vittima delle divertenti bugie della vicina. L'intento della donna, dichiarato esplicitamente alla fotografia della moglie defunta, è infatti quello di "rigenerare" Alfredo, colto da senile ipocondria e dipendente ormai dalle sue pillole per la salute. Ma anche la protagonista scopriamo essere un'infelice e le sue ragioni sono legate a motivi di salute ben più gravi. Immersa in una Madrid qualunque (Almodóvar l'avrebbe rappresentata con colori infinitamente più accesi), la commedia è girata principalmente in interni. Poche sono le scene che riprendono la città tra cui quelle che ritraggono la bravissima China intenta a guidare nel traffico. Di maggiore impatto sono le sequenze che riprendono le vedute della città di Roma.
La trama del film poggia su due livelli che convergono in un terzo livello conclusivo. Il primo riguarda l'immersione nella realtà di Elsa, così come lei la vede e la sente. Durante questa fase, che in termini di tempo corrisponde alla prima parte della pellicola, vengono raccontate una serie di menzogne sulla vita della donna, vittime dell'inganno sono sia lo spettatore che Alfredo. Al secondo livello tutti gli imbrogli vengono svelati e la protagonista appare per quella che realmente è: una donna che recita la parte di se stessa, senza mai però prendersi troppo sul serio. Spetta ad Alfredo saper accettare o meno tale ironia. Cosa rimane di vero dunque nella vita e della vita di Elsa? Il desiderio di evocare l'atmosfera de La Dolce Vita, rivivendo in prima persona la scena della fontana di Trevi è l'unico elemento veritiero e sarà il motivo che guiderà la scelta dell'uomo "rigenerato". Il terzo livello è il conciliatore dei primi due dal momento che rappresenta il tempo in cui si esplica la verità attraverso la finzione. Truffatrice e bugiarda persino di fronte all'evidenza, ma al contempo fragile e dolce, Elsa fa della propria esistenza la metafora della rappresentazione cinematografica. E imbroglia tutti fino all'ultima battuta.
Immettendo il cinema nel cinema, Carnevale offre la sua personale definizione di settima arte, vista come intreccio tra realtà e finzione, esattamente lo stesso intreccio che intercorre tra verità e menzogna. Obiettivi eccelsi dunque quelli che l'autore si pone, ma che non giungono a compimento nella loro totalità. La pellicola appare costretta in una serie di personaggi troppo stereotipati, irrigiditi nella parte di "tipo" da rappresentare. L'ex compagno di Elsa, conciliatore e rivelatore delle sue menzogne, è colui che incappa in tale errore con maggiore evidenza, ma persino lo stesso Alfredo a tratti sembra fossilizzarsi in un ruolo fisso. Sgradevole, almeno per noi italiani, la scena in cui il ragazzo dell'albergo a Roma chiede ad Alfredo la bellezza di 200 euro per recuperare un gattino bianco. Della serie: l'italiano si approfitta sempre delle situazioni per trarre profitto. Impeccabile l'interpretazione di China Zorrilla, attrice teatrale uruguaiana di indiscusso talento che riesce a trasmettere la malinconia della vecchiaia e l'allegria dell'adolescenza con impareggiabile intensità.
Nell'omaggiare un maestro del cinema italiano, Marcos Carnevale dimentica forse i punti chiave per realizzare la buona commedia. Nonostante la godibilità della storia e le numerose gag di cui la Zorrilla è quasi sempre e meritatamente protagonista, nel film prevale un ritmo lento che opacizza la spinta alla risata e al massimo riesce solo a far sorridere. E se, come giustamente sottolinea la stessa Elsa, il gattino non è bianco e i protagonisti non sono Anita e Marcello, Marcos non è certamente Federico.
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