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libera critica cinematografica

 
 
 
 
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Voti

Il voto del redattore

  • voto
  • 2.5/5
  • valutazione
  • Musical leggero leggero che fila via senza lasciare emozioni. A parte Jennifer Hudson.
  •  
 
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Il voto dei lettori

  • voto medio
  • 2.5/5
  • numero votanti
  • Questo film è stato votato da 8 lettori
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Info

Dreamgirls

di Bill Condon

 
    Dati
  • Titolo originale: Dreamgirls
  • Soggetto: Tom Eyen
  • Sceneggiatura: Bill Condon
  • Genere: Musicale - Musical
  • Durata: 131 min.
     
  • Nazionalità: U.S.A.
  • Anno: 2006
  • Produzione: DreamWorks SKG, Paramount Pictures
  • Distribuzione: UIP
  • Data di uscita: 00 00 0000
 
 
 
 
 
 
 
 
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Recensione

Cleopatre Nere

di Vincenzo Rossini

Sul finire degli anni Cinquanta il trio vocale delle Dreamettes accompagna la stella dell'R'n'B Jimmy Earle. E' l'epoca in cui i neri fanno spettacoli per i neri e non arrivano al pubblico dei bianchi. Un impresario senza scrupoli le scopre e le porta al successo, trasformando il sound del gruppo in qualcosa di molto più popolare, alla portata dei "gusti dei bianchi". Ascesa e declino di una star: se le regole del genere devono essere rispettate, i lettori - compresi quelli a secco di informazioni sul film - possono immaginarsi cosa succederà. Dreamgirls è un musical a due anime. La prima anima racconta la storia del gruppo attraverso gli anni e le evoluzioni della musica e del gusto popolare, raccontata dal lato - se vogliamo inedito - non della musica black più viscerale ma dal punto di vista della versione più popolare del genere. La fonte di ispirazione dichiarata è la storia delle Supremes, il complesso femminile capofila della leggendaria Motown, la casa discografica che negli anni Sessanta inventò il fenomeno delle band soul che piacevano anche i bianchi. Dentro la storia di Dreamgirls, in realtà, ci sono tanti racconti sotterranei: la crisi creativa di Diana Ross, il crimine artistico dell'invenzione della discomusic, il debutto di Michael Jackson coi Jackson 5, la storia di Roberta Flack, la morte di Marvin Gaye, la depressione di Donna Summer, il crack di Berry Gordy - il boss della Motown, la casa discografica che lanciò gente come Otis Redding, adorato per il suo genio produttivo e detestato più tardi quando imponeva ai suoi artisti uno stile stucchevole e fuori dal tempo. Tutte tracce nascoste in un abito, in una capigliatura, in una danza o nella copertina di un disco. Volendo esagerare, l'intera vicenda di Dreamgirls è anche un po' la storia di Beyonce e delle Destiny's Child, tutto incorniciato in un gioco metacinematografico...

Ok, non scherziamo. Tutto ciò è fallimentare, sepolto, relegato a semplice cornice e ridotto a puro stereotipo. Il musical non vale un granchè, e nemmeno il film. Dispiace dover dire questo del lavoro di uno che di musical se ne intende, Bill Condon, che il film l'ha scritto e girato. Ma Chicago era davvero un'altra cosa. Le canzoni, che in un musical sono l'asse portante, sono laccate e dilatate all'inverosimile, peggio delle peggiori canzoni scritte negli anni Ottanta da quei divi che il soul l'hanno inventato negli anni Sessanta - e basterebbe ascoltare un disco recente di Diana Ross per capire cosa intendo. I numeri musicali sono discreti, ma il più delle volte sfiorano il kitsch senza attraversarlo pienamente. E il kitsch, nel musical, il più delle volte è un'arma a favore.

Rimane l'altra anima del film, che è l'unico motivo per cui Dreamgirls andrebbe visto. Si chiama Jennifer Hudson ed è una sconosciuta (fino ad ora) cantante che interpreta Effy White, la ribelle del gruppo, che viene cacciata per avere pretese artistiche troppo esagerate. È lei l'unico ed immenso punto di forza del film: viscerale, disperata, sola. Quando canta fa venire i brividi. Ciò che canta viene da una partee sepolta del suo fisico irregolare e sformato. Grazie a lei quelle canzoni mediocri diventano sublimi. I titoli di coda sono lunghissimi e insopportabilmente autocelebrativi: alla Hudson viene riservato un siparietto autonomo, come se tutti aspettassero di sapere come si chiama questa forza della natura. Buona la prova di Eddie Murphy, che fa a pugni col suo ego per evitare di fare il "solito Eddie Murphy". Jamie Foxx è impantanato. Beyoncé ci prova, ce la mette tutta, ma, come dice il suo boss e marito Curtis quando nel film (questo Dreamgirls) le propone di fare un film (un'improbabile Cleopatra Nera), "è stata presa perché non risalta". Ed è vero. Perché alla fine pensiamo tutti a questo nome sconosciuto, Jennifer Hudson.

 
 
 
 
 
 
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Commenti
 

I lettori hanno scritto 3 commenti

 
 
utente
Antinoo
  • indirizzo IP 88.45.225.213
  • data e ora Martedì 06 Febbraio 2007 [10:54]
  • commento A Beyoncé dovrebbe essere impedito di recitare persino nello spot della L'Oreal, figurarsi in un musical dalle serie pretese.
 
 
 
 
 
utente
SOLE93
  • indirizzo IP 87.2.141.17
  • data e ora Venerdì 09 Febbraio 2007 [17:23]
  • commento questo film fa SCHIFO! meglio RICCARDO SCAMARCIO!
 
 
 
 
 
utente
Antinoo
  • indirizzo IP 81.208.83.241
  • data e ora Venerdì 09 Febbraio 2007 [19:34]
  • commento Il che non è certo un complimento, visto che non ci vuole molto.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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