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libera critica cinematografica

 
 
 
 
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Il voto del redattore

  • voto
  • 4/5
  • valutazione
  • Per sedurre una donna non chiedetele mai il numero di telefono dell'amica.
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Il voto dei lettori

  • voto medio
  • 3/5
  • numero votanti
  • Questo film è stato votato da 13 lettori
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Info

L'arte del sogno

di Michel Gondry

 
    Dati
  • Titolo originale: La science des reves - The science of sleep
  • Soggetto: Michel Gondry
  • Sceneggiatura: Michel Gondry
  • Genere: Commedia - Sentimentale
  • Durata: 105 min.
     
  • Nazionalità: Francia
  • Anno: 2006
  • Produzione: Partizan Films
  • Distribuzione: Mikado
  • Data di uscita: 00 00 0000
 
 
 
 
 
 
 
 
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Recensione

L'immaginazione ha il potere?

di Sara Troilo

Il ritorno di Michel Gondry, l'uomo che ci aveva stregati con Eternal sunshine of the spotless mind, ci regala ora questo L'arte del sogno, forse meno compiuto del precedente, ma altrettanto ammaliante. Al centro della storia c'è di nuovo il cervello umano che non viene privato dei ricordi, ma scandagliato attraverso il sogno. Il giovane illustratore Stephane (Gael Garcia Bernal), dopo la morte del padre, lascia il Messico con la promessa di un lavoro per tornare alla casa materna in Francia. Lì si imbatte nella vicina di casa, Stephanie (Charlotte Gainsbourg) e in un lavoro che non è esattamente come immaginava. Con l'inseparabile cartella contenente i disegni che illustreranno il calendario delle disgrazie, si presenta sul nuovo posto di lavoro che subito ridimensiona le aspettative del giovane. Anzi,le uccide. L'ufficio è situato in un sottoscala, i colleghi non sono affatto amichevoli e il compito da svolgere sarà quello di incollare scritte sopra calendari pubblicitari. Il contenuto della sua cartelletta non viene nemmeno preso in considerazione e il ragazzo, per la frustrazione, si rifugia ancor più nei propri sogni. L'incontro con Stephanie lo riconcilierà con la creatività che ha la necessità di coltivare ed esprimere, ma non con la realtà del mondo che vedrà sempre filtrata dalla sfera onirica, sempre più dilagante.

Parlare di questo film non è semplice anche perchè ci si accorge che non ci si rapporta a lui solo, ma si ha a che fare con una serie di aspettative da spettatore ingannato dai trailer e con una cotta difficile da smaltire per il precedente film di Gondry. L'assai marcato lancio hippy de L'arte del sogno, enfatizzato dal titolo italiano (in originale La science des reves - The science of sleep) che rimanda alle magnifiche creazioni che riempiono lo schermo in continuazione, promette visioni immaginifiche, galoppate in sella a cavalli di pezza e storie d'amore tra due eterni adolescenti. Per fortuna (e ancora una volta, per quanto riguarda questo regista) i trailer portano fuori strada. Galoppate su cavalli (pardon, pony) di pezza e visioni immaginifiche a parte.

Se, come si diceva, Eternal sunshine of the spotless mind era un'opera conclusa in sé, seducente, ben realizzata e nuova nel panorama cinematografico mondiale (grazie anche alla scrittura del grande Charlie Kaufman), L'arte del sogno non lo raggiunge là in cima alla vetta, ma si ferma prima. La sensazione è che manchino alcuni pezzi di storia e che qualcosa si sia perso tra l'indagine del cervello e dei rapporti umani e la messinscena dell'arte e del sogno. Di nuovo si assiste alle vicende di una coppia fuori sincrono: quando lei è atratta da lui, lui è solo un vicino di casa e un bugiardo che vuole il numero dell'amica di lei e quando lui si innamora perdutamente di lei, lei smette di sperarci e di credergli e nello stesso tempo lo avvince a sé con l'arte. E se l'espediente di addormentarsi al telefono per parlare dal sogno convince, il labile confine che segna entrata e uscita dalla realtà alla lunga stanca. Molto bella la tv che trasmette dall'inconscio con finestre sui genitori e la possibilità di intervenire per modificare il sogno. Il cartone delle telecamere come il cellophane utilizzato per rendere l'effetto del mare sono molto suggestivi e hanno un'efficacia notevole. Se l'incipit del film invita a mollare le resistenze e lasciarsi andare al miscuglio che genera i sogni, la narrazione procede invece su un piano che si afferra solo con sforzi intellettuali. E qui si torna al titolo originale e cioè alla scienza dei sogni, all'indagine scientifica utilizzata in un ambito, quello onirico, molto sfuggente e spesso indagato dalla piscanalisi. Quello che riesce meglio a Gondry in quest'opera e' di rendere percepibile ai sensi questa indagine della mente umana. Il marchingegno che Stephane si applica alla palpebra per registrare i movimenti degli occhi durante la fase R.E.M., la macchina che porta avanti o indietro di un secondo nel tempo, restano impresse e sono di immediata comprensione. Come immediato è il telefono-legame tra sonno e veglia. Ciò che con l'arte diventa immediato, non lo sarebbe stato con dieci minuti di spiegazioni sul tempo e sulle fasi del sonno. Il tenore del film però oscilla e da queste piccole meraviglie si passa alla confusione tra sogni e realtà che sa di già visto. Belli anche i sogni, in primis quello che vede il protagonista alle prese con il proprio odiato lavoro e con la dimensione delle proprie mani, via via sempre più grandi (si farà riferimento anche alla diretta corrispondenza tra mani e pene nel corso del film, per non uscire dal freudiano), tanto enormi da non poter essere più utilizzate se non per picchiare il collega sessuomane.

Pur con qualche pecca questo è un film piacevole da rivedere non foss'altro che per il pony che galoppa sul pianoforte, la nuotata notturna con manoscritto gigante e il calendario (apotropaico?) disastrology.

 
 
 
 
 
 
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Commenti
 

I lettori hanno scritto 11 commenti

 
 
utente
Antinoo
  • indirizzo IP 88.45.225.213
  • data e ora Venerdì 02 Febbraio 2007 [10:46]
  • commento per avere una erezione. Inoltre, avrei ritenuto opportuno doppiare Stephane con un accento un minimo spagnolo, altrimenti non si capisce perchè equivochi metà delle cose che gli si dicono.
 
 
 
 
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