Il voto del redattore
- voto
- 3.5/5
- valutazione
- Un buon film d'azione che parla di futuro e di speranze perdute
Il voto dei lettori
- voto medio
- 3/5
- numero votanti
- Questo film è stato votato da 10 lettori
- Contro Il pessimo metodo
- A favore La violenza della psicoanalisi
- Sara Troilo Vs. Keivan Karimi
I figli degli uomini
di Alfondo Cuaròn
- Dati
- Titolo originale: The children of men
- Soggetto: P.D. James
- Sceneggiatura: Alfonso Cuaròn
- Genere: Drammatico - Sci-fi
- Durata: 109 min.
- Nazionalità: U.S.A., UK
- Anno: 2006
- Produzione: Universal Pictures, Strike Entertainment
- Distribuzione: U.I.P.
- Data di uscita: 00 00 0000
Il futuro è una cosa del passato: il futuro non c'è
di Alice Trippolini
Le donne non hanno più figli e gli uomini hanno perso la speranza. Questa è la premessa che ci accoglie all'inizio di Children of men. Sembra uno stratagemma neanche tanto originale, ma è la colonna portante del film e dell'intera storia. Perché senza la speranza tutto sembra scontato, ovattato, privo di senso. I colori sono grigi, gli autobus scrostati, i palazzi scoppiano e la gente muore per strada, ma "Che importa, tanto tra 50 anni sarà tutto finito".
Alfonso Cuaron, regista di Y tu mamá También si è ispirato a un romanzo di Phyllis Dorothy James, giallista inglese che nel 1992 ha deciso di raccontare un futuro in cui il controllo delle nascite non ha più senso. Siamo a Londra nel 2027, il più giovane ragazzo del mondo, Diego Ricardo, muore assassinato da un fan (un paradosso grottesco): aveva poco più di 18 anni. Crescita zero uguale fine dell'umanità. Il film segue il punto di vista di Theo (Clive Owen), ex attivista separato che ha perso la speranza più di tutti. Il suo è uno sguardo spento e si trascina per le strade senza vita, ma come dargli torto: il bambino che aveva con la ex moglie Julian (Julianne Moore) anche lei attivista, è morto all'età di tre anni. Pur essendo l'immagine dell'antieroe per eccellenza, puntualmente gli viene affidata una missione fondamentale. Julian, ora leader di un gruppo di anarchici che lottano contro il potere governativo, gli chiede di accompagnare la clandestina Kee (Claire-Hope Ashitey) oltre i posti di blocco, per farla arrivare alla nave del "Progetto umano". Theo, a malincuore, accetta, per poi scoprire che la posta in gioco è alta. Il primo bambino dopo oltre vent'anni di infertilità potrebbe arrivare da una profuga nera e sono in tanti e volerne controllare il futuro. Children of men è un buon thriller, ma è soprattutto un film d'azione. Curioso, dato che il suo protagonista sembra lasciarsi travolgere dagli eventi: la cinepresa lo marca stretto, ma lui sembra proseguire senza un piano preciso, prendendo decisioni a caso. Theo è un po' come tutti noi: non vorrebbe essere coinvolto, non crede più, non sa che fare.
Il regista ha scelto una tecnica anomala anche per il montaggio. Clive Owen è perfetto per questo ruolo, ma gli altri attori non sono da meno, compreso Michael Caine nelle vesti di un eremita saggio. Lunghi piani sequenza dal vivo in semisoggettiva, che tengono alta la tensione: sembra di essere accanto a Theo e di sobbalzare nell'auto con cui scappa. Su tutti, spicca il piano sequenza finale: 20 minuti alle spalle di Theo, che attraversa il campo profughi in mezzo a bombe e schizzi di sangue per portare via Kee e la sua bambina verso un mondo migliore. Children of men è anche un dramma che racconta l'attualità presentandocela nel futuro. Facciamo finta che il futuro potrebbe non essere così devastante, si dice. Invece no, quello che vediamo sullo schermo è già reale in qualche parte del mondo. Ci sono già scenari post-atomici con case sventrate dalle bombe e soldati per le strade. Ci sono già campi di isolamento per clandestini. Ci sono già problemi di fertilità in Occidente e anche guerriglie urbane un po' dappertutto. Cuaròn ci sta mostrando il presente, come qualcuno ha suggerito in conferenza stampa a Venezia, ma senza intenti politici. Ci sta dicendo di preservare il futuro, per quel poco che possiamo ancora fare. Infine, Children of men è un film sui bambini: i "grandi assenti" che il mondo dà per scontati, senza pensare al grigiore quando non ci saranno più.
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