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libera critica cinematografica

 
 
 
 
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Voti

Il voto del redattore

  • voto
  • 3.5/5
  • valutazione
  • Kim ki-duk ci prova di nuovo, e centra il bersaglio con una storia d'amore e ossessione condita con un pizzico di follia e, stavolta, qualche dialogo in più.
  •  
 
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Il voto dei lettori

  • voto medio
  • 3.2/5
  • numero votanti
  • Questo film è stato votato da 17 lettori
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Info

Time

di Kim Ki-duk

 
    Dati
  • Titolo originale: Time
  • Soggetto: Kim Ki-duk
  • Sceneggiatura: Kim Ki-duk
  • Genere: Drammatico - Sentimentale
  • Durata: 98 min
     
  • Nazionalità: Corea
  • Anno: 2006
  • Produzione: Kim Ki-duk Film
  • Distribuzione: Mikado
  • Data di uscita: 00 00 0000
 
 
 
 
 
 
 
 
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Recensione

Chi ha tempo non aspetti tempo

di Emanuel Perico

Non c'è modo migliore di cominciare la stagione cinematografica che ritrovare il fresco di una sala dopo l'arsura estiva. Ancora meglio se vi proiettano il nuovo film di Kim Ki Duk , Time, opera ultima del prolifico regista coreano (questo è il tredicesimo lungometraggio in dieci anni) che questa volta ha deciso di spiazzarci realizzando un film "parlato". Sì, i dialoghi sono sempre molto diluiti dalle immagini, eppure gli attori parlano! E ci raccontano di gelosia, di sottomissione, di schiavitù, di sofferenza, insomma di tutte quelle belle cosine che hanno a che fare con il più grande dei misteri: l'amore. La storia è a suo modo semplice: una ragazza eccessivamente gelosa, domanda al suo fidanzato se l'amerebbe ancora con un'altra faccia. Il dubbio è più che legittimo, ma quando inizia a diventare ossessione allora le cose cambiano. Così un bel giorno, dopo l'ennesima lite con scenata annessa, Seh-hee scompare nel nulla, lasciando l'innamorato Ji-woo nell'oblio e nello sconforto, costretto a rassegnarsi e a trascorrere il tempo tra un appuntamento al buio e qualche flirt passeggero. Si rifarà viva dopo qualche tempo ma sotto mentite spoglie, con una faccia tutta nuova e un nome leggermente differente, ma solo per constatare che il fidanzato, ignaro della metamorfosi, è ancora innamorato della sua "vecchia" versione. Tenterà con tutti i mezzi di farlo invaghire di nuovo di lei con scarsi risultati. Ma quando Ji-Woo scopre il malsano piano ordito alle sue spalle, ripagherà l'amata con la stessa moneta, scomparendo a sua volta e lasciando Seh-Hee ad arrovellarsi sull'accaduto. Messa a conoscenza del cambio di connotati di Ji-woo dal chirurgo che li ha operati entrambi, Seh-hee verrà catapultata in una sorta di limbo cerebrale dove ogni uomo che incontrerà potrebbe essere il suo Ji-woo ma anche non esserlo.

Tutto questo lento procedere in maniera circolare e ripetitiva in cui spesso si torna sugli stessi passi e e si rivedono luoghi già frequentati, acuisce e amplifica il senso di precarietà del presente e Kim Ki-Duk lo sa bene tanto che ce lo mostra soffermandosi, ad esempio, in una caffetteria dove avvengono gli incontri-scontri tra i vari personaggi, oppure nelle splendide e surreali inquadrature ambientate nel parco-museo (Parco di Baemigumi) dove sculture dal sapore "Magrittiano" fanno da palcoscenico alle atmosfere malinconiche del film.


Time è anche un attacco non troppo velato nei confronti della chirurgia estetica, troppo spesso utilizzata come escamotage per rifuggire il trascorrere inesorabile del tempo o ancora peggio per assomigliare di più  agli stereotipi di bellezza che i media propinano a getto continuo e impongono come standard. Il regista, a suo modo, ci fa comprendere come l'ormai abusato ricorso al bisturi abbia inevitabilmente modificato i rapporti interpersonali. Il leitmotiv del cambiamento viene sottolineato oltremodo dal ripetuto cambio di abiti dei protagonisti.


Kim Ki-duk è un maestro nell'esplorare i meandri dell'animo umano, in particolar modo quando si tratta di sviscerare i misteri dei rapporti tra uomo e donna, l'effetto dell'amore e delle sue (a volte tragiche) conseguenze, la gelosia (che anche nel precedente L'arco veniva dipinta in maniera distruttiva e logorante) che qui sfiora la paranoia, nonché il paradosso, quando Seh-hee arriva addirittura ad essere gelosa di se stessa. Agghiacciante la sequenza nella quale si presenta a Ji-woo con addosso una maschera di carta che ritrae il suo viso prima dell'operazione.


Probabilmente non raggiungerà i fasti di Ferro 3 (che peraltro viene citato nel film), eppure Time rapisce lo spettatore, trasportandolo pian piano tra le varie sfumature ora drammatiche, ora a tinte gialle se non addirittura grottesche del film. Kim Ki-duk tiene alto il livello della tensione con occhio sempre sensibile, in bilico tra l'amore (reso eterno dal bisturi) e la follia, il cui labile confine si percepisce a stento, spesso nascosto dietro improbabili promesse e la consapevolezza che nulla è per sempre.  

 
 
 
 
 
 
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