Il voto del redattore
- voto
- 3.5/5
- valutazione
- L'Europa dimostra che di Hollywood si può fare a meno. Un film discreto e ben confezionato.
Il voto dei lettori
- voto medio
- 3.6/5
- numero votanti
- Questo film è stato votato da 8 lettori
- di Sidney Lumet
- dal 14 03 2008
- genere Drammatico
- tipo Thriller
- Riccardo Lupoli
- di Andrew Dominik
- dal 18 10 2012
- genere Drammatico
- tipo Thriller
- Ernesto Fanfani
- Contro Il pessimo metodo
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The Constant Gardener - La Cospirazione
di Fernando Meirelles
- Dati
- Titolo originale: The Constant Gardener
- Soggetto: John Le Carré (Romanzo)
- Sceneggiatura: Jeffrey Caine
- Genere: Drammatico - Thriller
- Durata: 129 min.
- Nazionalità: UK/Germania
- Anno: 2006
- Produzione: UK Film Council, Potboiler Productions, Epsilon Motion Pictures, Scion Films Limited
- Distribuzione: UIP
- Data di uscita: 00 00 0000
- Link
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Con un poco di zucchero...
di Fabrizio Ferrero
La tragedia è disvelata immediatamente, o quasi: dopo un brevissimo prologo un fuoristrada rotola quasi sommessamente sulle rosse rive del lago Turkana; contiene il cadavere martoriato di Tessa Quayle, moglie del diplomatico britannico Justin Quayle.
Il primo, lungo, segmento del film è costituito dal flashback attraverso il quale veniamo a sapere di come Justin e Tessa si sono innamorati, di come il centro della loro vita si sia spostato da Londra al Kenya, di come Tessa, impegnata attivista per i diritti umani, stesse conducendo indagini sui traffici e sui comportamenti tutt'altro che etici delle grandi industrie farmaceutiche occidentali in Africa.
Nel secondo macrosegmento, al termine del flashback, Justin inizia un triplice percorso: comprendere chi fosse veramente e che cosa stesse facendo Tessa, continuare il lavoro da lei iniziato e tentare di dare un nome ad una tragedia talmente paralizzante da risultare quasi priva di parole, priva di reazioni se non una muta e compressa incredulità.
Tratto dall'omonimo romanzo di John Le Carré, The Constant Gardener esce (in Italia) ad una settimana di distanza da Syriana e pare esserne la risposta britannica in una stagione cinematografica che si rivela sempre più piacevole, soprattutto nell'alveo tracciato dal ritorno del film di denuncia, appassionato e responsabile. Meirelles non è nuovo a tematiche di un certo spessore sociale, provenendo dall'esperienza di City of God, film che seguiva la storia di due ragazzi di una favela di Rio de Janeiro; qui le favelas diventano gli slums di Nairobi dove le industrie farmaceutiche, in combutta con le autorità sanitarie, offrono o impongono assistenza medica in cambio di un non meglio precisato consenso informato, ottenendo così libertà assoluta nel somministrare farmaci sperimentali a persone che non possono permettersi di rifiutare. Mirabile l'episodio in cui una estemporanea pièce teatrale viene allestita per strada, con umorismo oltretutto, per mettere i passanti in guardia contro i pericoli dell'HIV. E' una popolazione priva di informazione, oltre che priva di mezzi, quindi plasmabile a piacere. Per fortuna qualcuno provvede con mezzi di fortuna ad imbastire un mass medium buono e accessibile a tutti, a creare informazione.
Ma sarebbe un errore considerare The Constant Gardener un film incentrato esclusivamente sui problemi africani; una delle mancanze che la critica internazionale attribuisce a questo film è l'incompletezza o, forse, la superficialità. Incompletezza nella trattazione sistematica dell'infinito elenco di piaghe che assillano l'Africa, incompletezza o totale assenza di iniziativa nell'indicare soluzioni praticabili, incompletezza nell'attribuzione delle responsabilità.
Pur denunciando connivenze, corruzione e affarismo spietato, si tratta di un film che attiene alla sfera della tragedia personale che, d'accordo, interseca la cospirazione e mi sento di difenderlo da affondi così estremi.
La tragedia è quella di chi perde di colpo il proprio completamento, sfilato da sotto i piedi come un tappeto: Justin si rende conto di conoscere solo una parte di Tessa, tanto che in un primo momento, subito dopo la morte di quest'ultima, l'ipotesi del delitto per amore, dell'adulterio, viene gettata in pasto al dolore innominabile di un uomo che, come affermerà egli stesso, ha perso non solo una moglie eccezionale ma il luogo stesso dove si sentiva a casa; e solo nel momento del ritorno alla casa londinese Justin il timido, l'emotivo, il pacato, si abbandonerà ad un urlo/pianto accompagnato da un momento di disperato giardinaggio compulsivo e violento.
Egli, d'altro canto, viene investito da una sorta di risveglio: se nella prima parte del film ci appare come un uomo abbastanza appiattito sui punti di vista ufficiali e governativi, in seguito il percorso di ricerca dell'identità della propria moglie, diventa automaticamente un percorso di presa di coscienza umanitaria, indagine febbrile e tenace che mira al cuore delle connivenze responsabili dell'immenso lutto che Justin sta cercando di elaborare.
Non di solo lutto si tratta, però: Tessa (una Rachel Weisz oscarizzata fresca fresca come miglior attrice non protagonista) era letteralmente la casa di Justin, il suo complemento perfetto, quasi una metà dell'androgino primordiale, dotata di spontaneità, di intelligente vivacità, di impegno umanitario e politico, di umorismo e ironia.
Il tema del tradimento riaffiorerà: è proprio chi tradisce l'amico e collega che tenta di proiettare su Tessa l'ingombro insopportabile della propria colpevolezza.
Il paesaggio kenyota, a volte, straborda, esce dallo schermo e paradossalmente questo è un difetto del film che scivola leggermente nell'oleografia; ci sono momenti in cui tutto è troppo villaggio africano allegro, anche a causa delle musiche e si perde quel senso di cinismo spietato, di durezza, di accusa e denuncia che la situazione imporrebbe. Del resto The Constant Gardener è un lavoro per metà ottimistico, non preclude ogni possibilità di uscita come fa Syriana, film simile per tematiche, ma profondamente diverso per stile e filosofia sottostante.
I lettori hanno scritto 5 commenti
- indirizzo IP 151.38.135.241
- data e ora Martedì 14 Marzo 2006 [16:13]
- commento Ma non si puo' chiedere a un film di approfondire se il suo scopo non e' quello. La storia e' ben resa, il ritmo regge. E' un buon prodotto, non gli si puo' chiedere di essere un reportage
- indirizzo IP 151.38.135.241
- data e ora Martedì 14 Marzo 2006 [16:21]
- commento ...giornalistico. E' una questione di aspettative. Concordo sulla tua analisi, Fa.
- indirizzo IP 151.37.241.78
- data e ora Martedì 14 Marzo 2006 [17:05]
- commento E' che dopo l'intensità di Syriana si rimane per giorni con quel film nella testa, e ogni cosa che gli si avvicina entra in confronto.
- indirizzo IP 83.103.92.98
- data e ora Mercoledì 15 Marzo 2006 [11:07]
- commento E quale'è lo scopo allora? Perchè mi smbra non si discosti molto dalla solita storia catartica con tanto di finale parzialmente ottimista. L'unica cosa che cambia è il contesto. E quindi, per carità,
- indirizzo IP 83.103.92.98
- data e ora Mercoledì 15 Marzo 2006 [11:21]
- commento un buon film, ben narrato e ben girato. Ma a distanza di giorni cosa resta? Un po' poco, per quel che mi riguarda...
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