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libera critica cinematografica

 
 
 
 
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Voti

Il voto del redattore

  • voto
  • 3/5
  • valutazione
  • Un lungo episodio completamente slegato dalla serie animata, una Æon diversa, forse più digeribile, per questo però meno affascinante
  •  
 
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Il voto dei lettori

  • voto medio
  • 1/5
  • numero votanti
  • Questo film è stato votato da 3 lettori
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Info

Æon Flux

di Karyn Kusama

 
    Dati
  • Titolo originale: Æon Flux
  • Soggetto: Peter Chung, Phil Hay, Matt Manfredi
  • Sceneggiatura: Phil Hay, Matt Manfredi
  • Genere: Azione - Sci-fi
  • Durata: 93 min.
     
  • Nazionalità: U.S.A.
  • Anno: 2006
  • Produzione: Valhalla Motion Pictures, Mtv Films, Paramount Pictures, Lakeshore Entertainment
  • Distribuzione: 01 Distribution
  • Data di uscita: 00 00 0000
 
 
 
 
 
 
 
 
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Recensione

Oh, muori ancora, Æon, fallo per me.

di Luigi Faragalli

Oh, piccola feroce Æon, enigmatica letale assassina, cosa ti hanno fatto? Chi ti ha ridotto così? Guardami, turgida e scattante falce di nervi, parlami, Æon, ti prego.

Leggerete molte critiche negative su questo film, sono ingenerose, sappiatelo, il film non è brutto ed ha un'unica, terribile, colpa, peraltro ignota alla maggior parte dei suoi detrattori: Æon Flux, il film, è lineare; Æon Flux, la serie animata, è intricata e incomprensibile.
Inutile dire che il fascino di Æon stava in ciò che è stato rimosso.
Mentre l'opera derivata è un lungo racconto dallo svolgimento assolutamente chiaro e nitido, l'opera originale era un guazzabuglio infernale partorito da una mente troppo fertile e troppo a lungo compressa.
Peter Chung era stanco di disegnare i mocciosi dei Rugrats, aveva bisogno di fare qualcosa di più adulto e di più estremo, aveva bisogno di creare un universo. Ci riesce benissimo all'inizio degli anni novanta, quando crea prima sei e poi ancora cinque episodi di una serie animata assolutamente unica, Æon Flux, appunto. I primi sei episodi verranno poi raccolti in un unico pilota, gli altri cinque della seconda stagione resteranno come corti indipendenti.
Ogni corto dura meno di cinque minuti ma sono tutti estremamente densi e tutti estremamente slegati l'uno dall'altro salvo che, in ognuno di essi, l'eroina, Æon, muore.
In modo sempre diverso, talvolta precipitando, talvolta con un proiettile nel cervello, talvolta stritolata da strane creature, una fine diversa per ogni episodio.
Tutto è vago e imprecisato, non si capisce perché Æon fa quello che fa, non si capisce cosa lega lei a Trevor, non si capisce bene come funzioni lo strano mondo in cui si muovono, non si capisce quanta parte sia tecnologia, quanta allucinazione, tutto è sospeso e affascinante e tutto è sfida allo spettatore.
Non ci sono dialoghi. Tutto è velocità, suoni, grugniti, risate, sputi, urla, fatica, colpi, rumori e versi insomma, ma niente dialoghi, pochissime parole, forse solo due in tutta la serie, e irrilevanti.
Le uniche costanti sono Æon e Trevor, e la morte di lei.

Prima di Æon Flux nessuno, nemmeno gli appassionati, avevano mai visto niente di simile ad Æon Flux. Non era la classica animazione americana, non era animazione giapponese, ricordava qualche tratto dei grandi illustratori europei ma era differente, non somigliava a nulla ed era espressamente concepita per gli adulti. Æon è sensuale, tremendamente sensuale. E' quasi nuda ed uccide nello stesso modo in cui seduce: naturalmente.
Tutto nei primi corti di Æon è violenza e sessualità, è passione e turbamento, è sadomasochismo, dominazione, feticismo, sottomissione fisica e psicologica, droga.
Tutto è più vero del vero e, per questo, disturbante, assurdo nella sua estrema somiglianza all'umano.
Il successo è inevitabile quanto clamoroso. Mtv nel 1995 mette in cantiere un terza stagione lunga, ben dieci episodi, ciascuno lungo trenta minuti: E' la consacrazione di Chung e la definitiva promozione di Æon Flux a serie animata di culto.

Questa è Æon Flux, la serie animata; Æon Flux il film è, purtroppo, un'altra cosa.
Si parte con una scena mutuata integralmente dalla serie animata, un occhio in primo piano, l'occhio di Æon, le sue ciglia. Un insetto malcapitato si avvicina troppo.
E' un attimo.
Æon cattura l'insetto con le ciglia.
E già da questa scena, già all'inizio del film, chi conosce la serie animata, l'appassionato per intenderci, capisce che qualcosa non va. Non perché sia cattiva l'intenzione, per carità, quella scena aveva un significato nei disegni ed ha lo stesso identico significato nel film, serve a far capire quanto sia veloce Æon, quanto i suoi sensi siano affilati, quanto sia difficile sorprenderla.
Solo questa scena racconta già moltissimo del personaggio tuttavia... qualcosa non va.
Cosa?
Le ciglia. Nel film si chiudono rapidamente e basta, nella serie animata le ciglia si muovevano, una per una, come se l'occhio fosse una pianta carnivora. Nella serie animata non si raccontava con questa scena solo la velocità estrema di Æon, no, si raccontava la sua eccezionalità, il suo essere pienamente padrona di ogni singola fibra del suo corpo, il suo poterne disporre a piacimento fin nelle sue particelle più insignificanti, il suo essere insomma già qui, al principio di tutto, l'assassina più brava in circolazione, assassina e cacciatrice fin nelle ciglia. Una sola scena, una sola piccola differenza, una perdita già notevole nella narrazione.
L'appassionato ha già capito che non potrà che andar peggio. E difatti va subito peggio, con una bella voce narrante che ci racconta subito tutto del bel mondo futuro in cui ci troviamo.
Nella serie animata, fino alla fine, non si ha nessuna certezza. Nel film, nei primi cinque minuti, sappiamo già tutto. Ed è tutto diverso da come dovrebbe essere, tutto più semplice.
Ci viene detto che nel 2011 una terribile malattia distrugge il 99% del genere umano, ci viene detto che uno scienziato trova la cura, raccoglie i superstiti e fonda una città fortezza, Bregna, ultimo baluardo del genere umano. Dopo quattrocento anni gli esseri umani vivono ancora tutti a Bregna, governati da una tirannide "buona" retta dai discendenti dello scienziato salvatore. Fuori dalle mura tutto è tornato selvaggio, il pianeta è tornato alla natura, sua legittima proprietaria. La voce narrante non si ferma qui, ci spiega anche che questa civiltà all'apparenza perfetta viene però turbata da sparizioni inspiegabili. Ci spiega che esistono dei rivoltosi. Ci spiega che Æon è una di questi.
L'appassionato ricordava tutto un po' diverso ma va bene, si sa, i film fanno storia a sé.
Ad un certo punto però viene voglia di dire alla voce fuori campo di smetterla e di far fare qualcosa agli attori. Fortunatamente il film comincia sul serio e già in una discesa di una scalinata possiamo apprezzarne forse l'unica vera meraviglia: Charlize Theron vestita da Beatrix Aruna Pasztor.
Se non fosse che entrambe a volte danno l'impressione di aver scambiato il film per una sfilata ci sarebbe davvero da gioire per la bellezza dell'attrice e per l'abilità immaginifica della costumista. Tuttavia l'appassionato non capisce perché Æon sia così tanto vestita. La pelle scoperta di Æon era pelle animale, pelle di fiera, andava lasciata così.
La storia si svolge poi linearmente su di un impianto molto canonico, con tanto di colpo di scena, eroina che comprende la realtà delle cose, salva tutto il salvabile, happy end. Non perdo il mio tempo a parlare di simili trantran hollywoodiani.
Più interessante invece l'aspetto visuale del film. Ottima fotografia, limpida, solare, tesa al principio a sottolineare l'utopistica perfezione di Bregna. Riecheggia qui un lontano Gattaca.
Belle le architetture, belli i giardini, tutto molto modernista, molto geometrico e chiaramente e dichiaratamente ispirato al Bauhaus. Molte scene sono state girate a Berlino e a Postdam. Anche gli interni sono tutti estremamente curati, puliti, tutti da rivista d'arredamento, tutti innaturali.
La regia è piuttosto anonima tranne in alcuni buoni momenti. Notevole ad esempio la sequenza della prigionia di Æon con i repentini cambi di inquadratura sulle sue pose sempre diverse e sempre alla ricerca di qualche via di fuga.
Quello che colpisce è la mancanza di inventiva, soprattutto se rapportata all'esplosione concettuale della serie animata. Che fine hanno fatto gli uomini uccello, i mondi nascosti dentro il ventre delle persone, le chiavi per aprirli, le uova delle strane creature da laboratorio, le rivolte femminili, dove sono le invenzioni tanto singolari che caratterizzavano Æon Flux?
Possibile che tutto questo sia diventato soltanto un catalogo Ikea per arredare un loft mitteleuropeo?
In conclusione, mentre Chung in ogni singolo fotogramma cercava di stupire lo spettatore, mettendoci una passione che straripava da ogni linea tesa di ogni personaggio, qua sembra di essere di fronte a degli autori annoiati che, assieme alla regista, in un pomeriggio di fine inverno mettono insieme sotto ad un neon i pezzi di un puzzle raffigurante un paesaggio innevato.
Questo film è freddo, e lo è in modo erroneo, lo è fraintendendo il personaggio.

 
 
 
 
 
 
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Commenti
 

I lettori hanno scritto 1 commento

 
 
utente
Tetsuo
  • indirizzo IP 151.52.115.220
  • data e ora Venerdì 03 Marzo 2006 [15:07]
  • commento Sigh. Sapevo che questo film non doveva esistere.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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