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Il voto del redattore

  • voto
  • 2.5/5
  • valutazione
  • Film sufficiente, ma la versione italiana è penalizzata dal doppiaggio delle canzoni
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Il voto dei lettori

  • voto medio
  • 1.1/5
  • numero votanti
  • Questo film è stato votato da 85 lettori
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Info

La Fabbrica di Cioccolato

di Tim Burton

 
    Dati
  • Titolo originale: Charlie and the Chocolate Factory
  • Soggetto: Roald Dahl
  • Sceneggiatura: John August, Pamel Pettler
  • Genere: Fantastico - Musical
  • Durata: 105
     
  • Nazionalità: USA
  • Anno: 2005
  • Produzione: Richard D. Zanuck, Michael Siegel E Brad Grey Per Warner Bros., The Zanuck Company, Plan B Films, Warner Bros.
  • Distribuzione: Warner Bros. Italia
  • Data di uscita: 00 00 0000
 
 
 
 
 
 
 
 
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Recensione

Oompa, loompa, dompadee doo, I've got a perfect puzzle for you…

di Stefano Tirelli

Diciamolo, il vecchio film di Willy Wonka del 1971, del documentarista Mel Stuart, non era un film eccelso. Tutto si reggeva sulla magnifica interpretazione di Gene Wilder e sull'inquietante atmosfera della fabbrica di cioccolato con gli inquietanti, moralisti Umpa Lumpa. Mi sono sempre chiesto perché il film non iniziasse direttamente dalla fabbrica, costringendomi da piccolo, ogni volta che lo volevo rivedere, ad attendere i lunghi tempi di avanzamento veloce della mia VHS. Eppure il film aveva un certo carisma. Tim Burton, con la sua tipica estetica e la sua grande abilità nel giocare sempre ai confini del kitsch, è sicuramente l'unica persona che avrebbe potuto realizzare una riedizione (non un remake, visto che lo sceneggiatore si è basato sul romanzo, non sul film) all'altezza dell'originale. Per fortuna le ridondanti, sdolcinate, insopportabili canzoncine disneyane che appestavano la prima parte del film del '71 non sono state reinserite e Charlie non canta più che ha vinto il biglietto d'oro, grazie al cielo. Oltre a questo, gli Umpa Lumpa, Willy Wonka e la sua fabbrica hanno subito un restyling estremo per renderli al passo con le mode del momento: che gioia, vero? Se ne sentiva decisamente il bisogno, come di tutti gli ultimi remake di Hollywood, con sempre più soldi e sempre meno idee. In ogni caso, stimo Tim Burton e sono contento che gli sia stata data questa possibilità.

Il film scorre bene, Charlie (Freddie Highmore, già in Finding Neverland) è bravo e molto più simpatico del bambino del '71, l'ambientazione e lo stile visuale di Burton sono estremamente valorizzati in questo contesto.

La sceneggiatura ha invece un'impostazione decisamente diversa, il moralismo e la critica al consumismo è compresa nell'intreccio e fin troppo evidente in ogni personaggio: tutti i bambini e i loro genitori sono molto caratterizzati e divertenti. La fabbrica del cioccolato ha conservato il suo fascino.

Veniamo ora al fulcro del film: Willy Wonka e gli Umpa Lumpa.

Il Willy Wonka dello sceneggiatore John August è pieno di problemi relazionali ereditati dal difficile rapporto con il padre e diventa più che altro funzionale al tema della famiglia, centrale in questo film. Johnny Depp è un ottimo attore e non manca di dimostrarlo, sebbene a volte si faccia prendere la mano da una recitazione alla Jim Carrey prima maniera, con troppe smorfie e facce buffe. Il problema è che al personaggio Willy Wonka mancano completamente il fascino e la classe di quello di Gene Wilder. Più che un eccentrico, stravagante, inquietante miliardario, a volte sembra di avere di fronte uno psicolabile con molti problemi e una certa perfidia intrinseca.

Gli Umpa Lumpa, non sono più nani dall'aspetto buffo, ma centinaia di copie dell'attore Deep Roy, ridotte digitalmente a una dimensione a metà tra un puffo e un nano, l'effetto appare artificioso e antiestetico (non è l'unico caso di abuso di effetti speciali in questa nuova edizione), ma dopo un po' ci si fa l'abitudine. Il vero problema è che questi buffi nanetti hanno subito un delitto in Italia. Come al solito si è optato per un doppiaggio sconsiderato e snaturante, sebbene nel film del '71 le canzoni fossero in inglese sottotitolate, oggi tutti i pezzi degli Umpa Lumpa, composti e cantati da Danny Elfman (autore delle musiche dei Simpson e di decine di altri famosi film) sono doppiati in italiano. Il risultato è prevedibile: metriche forzate, labiale assolutamente fuori sincrono, la musicalità dei pezzi rock completamente persa. Lasciare i sottotitoli sarebbe stato così pericoloso per il successo commerciale del film? Le canzoni erano divertenti e ben composte, i balletti degli Umpa Lumpa, anche quando si spingevano oltre la soglia del kitsch, erano divertenti e si intonavano bene all'atmosfera della fabbrica del cioccolato. In italiano i pezzi sono inascoltabili e questo rovina decisamente buona metà del film, visto il loro importante ruolo.

Insomma, a somme tirate questo film non risulta né meglio né peggio del precedente, ma per motivi diversi. L'ideale sarebbe stato avere Tim Burton trent'anni fa a dirigere Gene Wilder, o forse Marilyn Manson, candidato alla parte di Willy Wonka, avrebbe saputo dare qualche sfumatura più interessante al personaggio, ma tant'è. Il film, nonostante non sia completamente riuscito, si meriterebbe anche un 3 su 5, tuttavia, visto che la recensione riguarda il film italiano, 2,5 su 5 è anche troppo. Giusto per manifestare il mio dissenso, nella vana speranza che un giorno in Italia sparisca questo costume di violentare i film stranieri col doppiaggio.

 
 
 
 
 
 
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Commenti
 

I lettori hanno scritto 32 commenti

 
 
utente
Sara
  • indirizzo IP 151.38.135.241
  • data e ora Venerdì 14 Aprile 2006 [15:06]
  • commento e d'alema che prospetta la presidenza della repubblica a don coglioni? che procedure rispetta? e non parla prima con prodi...
 
 
 
 
 
utente
Luigi
  • indirizzo IP 151.52.115.187
  • data e ora Venerdì 14 Aprile 2006 [16:28]
  • commento D'Alema ha l'inciucio nel dna, fortunatamente Prodi non ci pensa proprio a mandare il nano sul colle.
 
 
 
 
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