Il voto del redattore
- voto
- 3/5
- valutazione
- Non è il miglior film di Pupi Avati. Ha il pregio e il merito, qualità rare nel cinema nostrano, di raccontare una storia con garbo e grande mestiere.



Il voto dei lettori
- voto medio
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- numero votanti
- Questo film è stato votato da 0 lettori
- di Woody Allen
- dal 17 10 2008
- genere Commedia
- tipo Sentimentale
- Chiara Orlandi




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Il cuore grande delle ragazze
di Pupi Avati
- Dati
- Titolo originale: Il cuore grande delle ragazze
- Soggetto: Pupi Avati
- Sceneggiatura: Pupi Avati
- Genere: Commedia - Sentimentale
- Durata: 85 min.
- Nazionalità: Italia
- Anno: 2011
- Produzione: DueA, Medusa Film
- Distribuzione: Medusa
- Data di uscita: 11 11 2011
Una storia d'altri tempi
di Filippo Cannizzo

Era successo in occasione di una Sconfinata Giovinezza - e in altre pellicole più datate - in cui il deterioramento progressivo della memoria del protagonista (l'Alzheimer), diveniva strumento per andare indietro nel tempo. L’ultimo film,Il cuore grande delle ragazze, conduce lo spettatore nella campagna di un piccolo paesino del Centro Italia ai tempi del periodo fascista. Metà degli anni '30. La campagna come soggetto in cui si animano le vicende della famiglia Vigetti e dei suoi tre figli: il piccolo Edo, Sultana e Carlino. Il padre, un ottimo Andrea Roncato,è mezzadro presso gli Osti, il cui padrone Gianni Cavina, vedovo risposato con una romana, ha tre figlie di cui, le due naturali, in cerca di marito.
Carlino,
il più grande, interpretato sufficientemente bene dalla sorpresa di
turno Cesare
Cremonini,
è stato concepito all’ombra di un biancospino, avendo ereditato l'alito dell’ardita
pianta, dal carattere cosi impertinente da essere un donnaiolo
incallito. Non c’è donna che non cada ai suoi piedi, travolta
dall’alito, a suo dire, profumato di biancospino. L’ex Lunapop,
interpreta se stesso, sornione, cascamorto, e il cinema di Pupi Avati
sembra cadergli addosso perfettamente. Riesce a strappare sorrisi e
timidi consensi anche in sala grazie all’aria stralunata e le
parole cadenzate da un romagnolo di un tempo che fu. Il
padre gli combina un matrimonio con le sorelle degli Osti, in cambio
di una nuova Moto Guzzi e un rinnovo dell’affitto per altri dieci
anni per la famiglia. Come spesso accade, un terzo incomodo, si
mette in mezzo: la figlia acquisita degli Osti, la bellissima Micaela
Ramazzotti,
gli ruberà il cuore. E qui comincia una storia che Pupi Avati
tratteggia con sottile ironia e in maniera crepuscolare, nel
significato stesso che il termine poetico esprime. Nel senso di un
qualcosa che non è più visibile, ma che riesce a trasmettere
sensazioni e profumi lontani anche a chi quei tempi non li hai mai
vissuti.
Il
film ha il merito di raccontare una storia. Senza banalità ed
eccessi di stile. In tempi di paradossi cinematografici, in cui si
cerca di raccontare invano una storia, Pupi Avati riesce
nell’impresa (visto quello che c’è nelle sale) di raccontarla, e
bene, sino alla fine. Con garbo e mestiere le immagini della vita
contadina ricostruiscono un tempo ben definito. Rigore e semplicità
di una società misogina, patriarcale, in cui l’amore era scambiato
con il sesso e viceversa senza di esso non poteva esserci l’amore.
Eppure c’è molto della vita del regista in questo film, che senza
stereotipare il tempo e la campagna italiana, costruisce una discreta
sceneggiatura, a tratti, mi riferisco a qualche battuta, quasi anacronistica.
Sommariamente, sembra essere un canovaccio scritto su misura per la faccia di Cremonini. Senza dimenticare l’apporto della Ramazzotti il cui ruolo è decisivo nell’economia di una storia che volge al dramma per poi virare verso un dolce lieto fine. Il cuore grande delle ragazze, a tratti una commedia, a momenti una tragedia del cuore e dell’anima, non è, però, uno dei miglior film del regista bolognese. In questo forse la frenesia della casa di produzione gli impone una certa sintesi che potrebbe essere equivocata per superficialità.
Il film è come una fotografia sbiadita che riprende colore, e merita di essere guardata cosi com’è. Come una storia che si racconta e rimanda la mente e il cuore “altrove”. Chapeau al maestro.
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