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libera critica cinematografica

 
 
 
 
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Locandina
 
 
 
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Trama

Piero Cicala è un ex cantante degli anni 80, ormai lontano dal palcoscenico. Richiamato a Roma per un programma televisivo conoscerà Talita Cortés, modella sudamericana che, per caso, lo scambierà per un grande cantante italiano.

 
 
 
 
 
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Voti

Il voto del redattore

  • voto
  • 2/5
  • valutazione
  • La regia è buona, la sceneggiatura meno. Nel momento in cui dovrebbe compiere un salto di qualità, cede alla routine del già visto e del banale. Onore al merito alla prova di Emilio Solfrizzi.
  •  
 
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Il voto dei lettori

  • voto medio
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  • numero votanti
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Info

Se sei così, ti dico di sì

di Eugenio Cappuccio

 
    Dati
  • Titolo originale: Se sei così, ti dico di sì
  • Soggetto: Antonio Avati, Claudio Piersanti, Eugenio Cappuccio
  • Sceneggiatura: Claudio Piersanti, Eugenio Cappuccio, Guia Soncini
  • Genere: Commedia - Comico
  • Durata: 100 min.
     
  • Nazionalità: Italia
  • Anno: 2011
  • Produzione: DUEA Film, Medusa Film
  • Distribuzione: Medusa
  • Data di uscita: 15 04 2011
 
 
 
 
 
 
 
 
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Recensione

La seconda occasione della cicala

di Filippo Cannizzo

Piero Cicala, è un (ex) miracolato della musica anni 80.

Un milione di dischi venduti e una hit che ha fatto ballare migliaia di persone. Il suo presente, però, è un ristorante in riva al mare, un polipo gigante al centro di una sala e un lavoro come tanti. Da cameriere. Con dignità, Piero Cicala, dopo il successo di “Io, te e il mare”, lavora in un locale che ha dovuto vendere alla sua ex moglie.

Savelletri, piccolo paesino pugliese, è lo sfondo iniziale della vicenda umana di Cicala, interpretato da un ottimo Emilio Solfrizzi. Un giorno anonimo, come tanti, arriva una notizia: Piero Cicala ha la possibilità di rimettersi in gioco, riprendersi quel palco che lo aveva tradito anni addietro. Si diceva del presente: ingrassato, capelli bianchi, e voce consumata. Cicala, è un reduce da un successo che non ha saputo gestire, e neppure l’ex moglie, interpretata da Iaia Forte, cantante neo melodica, gli risparmia critiche.

Tolto l’indugio, ridisegnato il look, Cicala parte per Roma. Destinazione una trasmissione televisiva che rispolvera vecchi successi e glorie decadute. Il dado è tratto. Un inconveniente, però, scatena un passaggio di energia e chimica inattesa, che porta il nome di Talita Cortès, modella sudamericana.

Per sbaglio, per gioco, per una sorta d’ironia grottesca, la star, che sullo schermo ha il volto e le curve di Belén Rodriguez, entra nella vita modesta e insignificante dell’ex cantante. Eppure, Piero Cicala, non ha smesso di essere se stesso, fedele ai principi di una vita condotta dignitosamente, uomo meticoloso e con i resti del sogno di un cantautore mancato.

Proprio per l’opposizione dei caratteri, le due star incrociano i lori destini. Con senso e motivazioni opposte. Cicala in cerca di gloria, Talita Cortès alla ricerca del suo lato più umano, nascosto tra le regole e gli eccessi dello star system. Detto questo ci si aspetterebbe un film che vada oltre lo stereotipo dei due opposti che si attragono e per buona parte la trama sembra condurre lo spettatore in una direzione effettivamente diversa.

Eugenio Cappuccio, regista del film, dopo le ottime prove di Volevo solo dormirle addosso e Uno su Due, delude, soprattutto alla luce delle pellicole precedenti. La regia è buona, la sceneggiatura meno. Nel momento in cui dovrebbe compiere un salto di qualità, il film cede alla routine del già visto e del banale. Su tutto, onore al merito, la prova di Emilio Solfrizzi, che ha il compito di metterci la faccia, attraverso una caratterizzazione umana di un personaggio che non si stacca mai dalla realtà.

Piero Cicala è simile ai quei personaggi fantasma della nostra televisione, entrati per poco nella memoria sociale e collettiva e poi dimenticati troppo in fretta. Spesso riempiono salotti e palcoscenici, per quel gusto di vintage trash tipico di molti prodotti televisivi. Qui il regista avrebbe potuto scegliere la strada più difficile, forse meno remunerativa, per una critica velata o no al mondo dello spettacolo. Il rischio opposto era quello di virare banalmente verso un prodotto più commerciale, consono alle aspettative di un pubblico da multisala.

In Se se così, ti dico sìin realtà si sceglie la via di mezzo. E ne viene fuori anche un mezzo film d’autore. Il risultato è dunque una pellicola mediocre, purtroppo. E non giova, nell’insieme, neanche lo spostamento di scena da Roma agli Stati Uniti, dove Talita condurrà Cicala in un viaggio liberatorio, e consolatorio. Lì, tra gli sfondi di un’America che non c’è, si evince il senso del film e dei due personaggi.

Il tutto si concluderà in terra nostrana con il solito finale (superficiale) all’italiana. Quanto al ruolo di Bélen Rodriguez, comprese due inquadrature hot, rimane se stessa. Interpreta la parte che più le somiglia: la star capricciosa stretta tra la paura di soffrire e quella di non riuscire a essere compresa. In questo senso l’interpretazione dell’argentina non fa una piega. Questo le riesce a meraviglia, senza sbavature ed eccessi di protagonismo. Altra sorpresa, la colonna sonora del film, la canzone Amami di più, è stata scritta da un giovane cantautore napoletano e sta lentamente raccogliendo migliaia di consensi su YouTube.

 
 
 
 
 
 
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