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libera critica cinematografica

 
 
 
 
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Voti

Il voto del redattore

  • voto
  • 3.5/5
  • valutazione
  • Una Valtellina intimista, belle immagini e attori bravi, un piccolo film che merita d'essere visto
  •  
 
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Il voto dei lettori

  • voto medio
  • 3.5/5
  • numero votanti
  • Questo film è stato votato da 28 lettori
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Info

Tu devi essere il lupo

di Vittorio Moroni

 
    Dati
  • Titolo originale: Tu devi essere il lupo
  • Soggetto: Vittorio Moroni
  • Sceneggiatura: Vittorio Moroni
  • Genere: Drammatico - Psicologico
  • Durata: 95 min.
     
  • Nazionalità: Italia
  • Anno: 2005
  • Produzione: Metafilm, Mibac
  • Distribuzione: Pablo Myself
  • Data di uscita: 00 00 0000
 
 
 
 
 
 
 
 
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Recensione

Quel lupo non è poi così cattivo...

di Roberta Folatti

Ogni personaggio del film di Vittorio Moroni deve affrontare il suo "lupo", qualcosa di doloroso e irrisolto, un nodo ancora aggrovigliato, o semplicemente un passaggio, un cambiamento in un percorso di crescita. Come le marionette timorose delle prime scene, che si ritraggono spaventate dalla foresta abitata dal lupo, Carlo, Vale e Valentina tentano di mantenersi in equilibrio esorcizzando il cambiamento, ma non si può tenere a lungo rinchiusi i propri fantasmi.

E' Valentina soprattutto che da Lisbona, dove è fuggita anni prima, sente il bisogno di tornare sui luoghi del suo passato, incontrando l'uomo che sta crescendo sua figlia. Una figlia che lei non è stata capace di amare ma il cui ricordo la strazia.

Tu devi essere il lupo è un film delicato, quasi sussurrato, che si focalizza sul rapporto tra un padre e una figlia adolescente, convinta che sua madre sia morta quando lei era ancora piccolissima. Un legame strettissimo, ricco di sfumature, che a tratti diventa esclusivo e rischia di tagliare fuori il resto del mondo. Carlo ha una storia con una donna bella e comprensiva, ma per paura di urtare la suscettibilità della figlia, la vede di nascosto, imponendole precauzioni ingiustificate. Vale rinuncia spesso ad uscire con le coetanee per trascorrere il tempo con suo padre, attendendolo dopo il lavoro con la cena pronta e riservandogli premure da moglie. Di frequente la ragazza accompagna il padre nei suoi spostamenti di taxista, il taxi è una sorta di sua seconda casa, lo tappezza di ninnoli colorati e foto, ci ripassa le lezioni scolastiche, ascolta musica mentre Carlo guida.

Vittorio Moroni riesce, con tocchi sapienti e con rigoroso pudore, a rendere l'intimità del rapporto tra padre e figlia, compresi gli aspetti problematici, le piccole gelosie di lei, le apprensioni e il senso di inadeguatezza di lui nel suo tentativo di supplire all'assenza della madre. Ma è bravo anche nel descrivere la giocosità della loro intesa, i gesti complici, gli sguardi che rendono superflue le parole, e il vizio-passione per la fotografia, che li avvicina all'umanità variegata che si serve del taxi.

Ma quando la mamma di Vale, che ha il suo stesso nome, si materializza tornando improvvisamente da Lisbona, diventa chiaro che, anche se quel ritorno non manderà in frantumi il delicato equilibrio tra padre e figlia, qualcosa comunque cambierà.

Tutti e tre attraverseranno un momento di travaglio, anche la giovane Vale, pur tenuta all'oscuro, avvertirà qualcosa di stridente, sentirà il padre di colpo lontano e mediterà una fuga. Per un attimo lo scorrere del film e delle loro vite si blocca, tutto dipenderà dalla decisione della donna, venuta da Lisbona non si sa se per rientrare nella vita della figlia o soltanto per riconciliarsi coi propri fantasmi. I turbamenti, le riflessioni, le scelte difficili dei protagonisti di Tu devi essere il lupo sono cullati, circondati, accolti all'interno dei suggestivi paesaggi valtellinesi, quasi che la natura e quei luoghi avessero una parte importante nel dipanarsi della storia e favorissero le prese di coscienza. Questa dimensione emozionale e la presenza forte della terra natia del regista sono forse la cifra stilistica del film, l'aspetto più originale.

Pur essendo un lavoro interessante, il primo lungometraggio di Moroni ha rischiato di non essere visto, perchè gli addetti ai lavori in Italia giudicano poco conveniente assumersi l'onere di distribuire film di registi giovani e non conosciuti. Per fortuna, replicando il caso di Fame chimica, i partecipanti al progetto hanno unito le loro forze e, autofinanziandosi, sono riusciti a trovare un varco nella distribuzione ufficiale.

Ma il calvario a cui sono costretti i giovani autori, che invece di coltivare il proprio talento devono pensare a problemi logistici ed economici, non finisce per incrementare i falsi miti alla Costantino, arrivati al successo (successo?) per vie tutt'altro che artistiche e con una facilità a dir poco imbarazzante?

 
 
 
 
 
 
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Commenti
 

I lettori hanno scritto 6 commenti

 
 
utente
nice
  • indirizzo IP 87.4.154.88
  • data e ora Martedì 10 Ottobre 2006 [0:12]
  • commento Lento, bello, chiuso e quasi disperato, come la città (e le montagne) in cui si svolge.
 
 
 
 
Pagine: 1 2
 
 
 
 
 
 
 
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