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libera critica cinematografica

 
 
 
 
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Voti

Il voto del redattore

  • voto
  • 2/5
  • valutazione
  • Si, Sharon Stone è in forma, ma è un po' poco per fare un film.
  •  
 
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Il voto dei lettori

  • voto medio
  • 1.8/5
  • numero votanti
  • Questo film è stato votato da 4 lettori
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  • tipo Thriller
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Zodiac
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  • genere Giallo
  • tipo Thriller
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Info

Basic Instinct 2

di Micheal Caton-Jones

 
    Dati
  • Titolo originale: Basic Instinct 2
  • Soggetto: Leora Barish, Henry Bean
  • Sceneggiatura: Leora Barish, Henry Bean
  • Genere: Giallo - Thriller
  • Durata: 113 min.
     
  • Nazionalità: USa
  • Anno: 2006
  • Produzione: C2/INTERMEDIA, IMF 3
  • Distribuzione: Warner Bros Pictures
  • Data di uscita: 31 03 2006
 
 
 
 
 
 
 
 
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Recensione

Voyeurismo d'esportazione

di Riccardo Lupoli

 

L'incipit di questo film è uno di quelli che non si scordano facilmente: la scrittrice di best-sellers Catherine Tramell, dopo essersi trasferita da San Francisco a Londra, si trova a viaggiare a tutta velocità a bordo di una fuoriserie in compagnia di un campione sportivo. Questi, che non è propriamente nel pieno delle proprie forze perché in balia di una potente droga che si assume per endovena, riesce comunque a trovare la lucidità per raccogliere  il non troppo implicito invito di Catherine a masturbarla. Così, mentre l'auto sfreccia a 180 all'ora nel centro di Londra, i due si dilettano in una pratica sessuale che costerà loro molto cara; sul più bello infatti, l'auto finisce fuori strada sprofondando nel Tamigi e lasciando al proprio destino il povero calciatore, che, paralizzato dalle droghe, a differenza di Catherine, non riesce a liberarsi dalla cintura. La Tramell finisce così sotto processo per omicidio e l'incarico di effettuare una perizia psichiatrica sulla scrittrice viene affidato al dottor Micheal Glass, un valente psichiatra londinese al culmine della sua carriera. Glass è ovviamente attratto da Catherine e desideroso di conoscerne a fondo la psiche, ma la grande ambiguità e forza seduttiva della donna ostacolano non poco il suo lavoro. Catherine riesce così a mettere a nudo le pulsioni istintive dello psichiatra, che, incurante degli ammonimenti del suo mentore, la dottoressa Milena Gardosh, viola inesorabilmente i limiti del rapporto professionale. Questa leggerezza viene pagata a caro prezzo da Glass, che si ritrova ben presto intrappolato in una rete di bugie e seduzione. Tutto ciò che si trovi a gravitare intorno alla Tramell si trasforma in morte e lo psichiatra londinese non riesce a mettere a freno questo turbine incontrollato, mettendo così a repentaglio la vita di chi lo circonda oltre che la propria carriera. La situazione segue uno sviluppo sempre più sanguinoso e si incanala in un crescendo di colpi di scena, finchè trova il tragico epilogo nell'attimo in cui Glass deve affrontare una scelta dalla quale non sarà più possibile tornare indietro.

Appena il tempo di assistere allibiti alla prima gustosa e rocambolesca scena per capire come funzioneranno le cose in questo film: un pretesto lungo quasi due ore per far vedere a tutti che Sharon Stone a 48 anni è sempre una discreta gnocca e che le sue tette stanno su come un tempo. Del film, ovvero di ciò che è faticosamente costruito attorno  a questo intento, se ne può anche parlare, ma è ben poca cosa. Colpi di scena triti e ritriti, forzature di sceneggiatura e introspezioni da psicologia spicciola tirano le fila di un sequel del quale francamente si poteva anche fare a meno. Tutto probabilmente si esaurisce lì, nella morbosa curiosità voyeuristica  del voler vedere com'è se l'è cavata la Stone nelle scene di nudo e di sesso, testimoniata anche dall'inusuale affollamento dell'anteprima stampa. E allora sciogliamo pure l'amletico dubbio: se l'è cavata benone. Non possiamo sapere se si sia rifatta, se abbia usufruito  di controfigure, ma possiamo far risparmiare qualche soldo a chi si recherebbe al cinema solo per soddisfare questa curiosità. Chi non se l'è cavata, invece, è il suo compagno di scorribande David Morrisey, faccia da viceparroco di provincia e un repertorio espressivo che, anche nelle scene di maggior concitazione sessuale, varia dallo stupore per il latte che è scaduto alla rabbia per le pile del telecomando di nuovo scariche. Quello che una storia come questa poteva aver da dire come thriller si è esaurito ampiamente nel primo film, proporne un sequel ha significato più che altro costruire una patacca per fare sfoggio gratuito di sesso, sfarzosissime abitazioni londinesi e distillati di psicanalisi come fenomeno da baraccone. Ecco, forse l'ambientazione londinese nella scelta della sua architettura più recente è una delle poche cose che si riescono ad apprezzare. Ma sappiamo bene quale sia la genesi di operazioni commerciali di questo tipo, quindi è inutile rammaricarsene, tanto vale recarsi al cinema pronti al peggio (se proprio è necessario) e con il voyeuristico spirito di voler scoprire fino a che punto possano arrivare i produttori hollywoodiani.

 
 
 
 
 
 
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