Il voto del redattore
- voto
- 2.5/5
- valutazione
- Ben confezionato, ma non spiega chi fosse davvero una geisha



Il voto dei lettori
- voto medio
- 2.6/5
- numero votanti
- Questo film è stato votato da 38 lettori



Cinqueperdue - Frammenti di vita amorosa




- di Francois Ozon
- dal
- genere Drammatico
- tipo Sentimentale
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- genere Drammatico
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02 11 2013
Memorie di una geisha
di Rob Marshall
- Dati
- Titolo originale: Memoirs of a geisha
- Soggetto: Arthur Golden
- Sceneggiatura: Robin Swincord
- Genere: Drammatico - Sentimentale
- Durata: 104 min.
- Nazionalità: U.S.A.
- Anno: 2005
- Produzione: Columbia Pictures Corporation, Dreamworks SKG, Red Wagon Productions, Spyglass Entertainment, Amblin Entertainment
- Distribuzione: Eagle Pictures
- Data di uscita: 16 12 2005
Recensione pubblicata il 16 12 2005
Questa recensione è stata letta 18643 volte
Meglio dimenticare
di Eduard Le Fou

Chiyo, ancora ragazzina, un giorno incontra un facoltoso uomo di cui rimane innamorata, giurandogli amore eterno. Intanto cresce e diviene una donna (Zhang Ziyi) e viene istruita sui riti, le danze, la musica, la cerimonia del tè e l'abbigliamento adatto. Durante l'apprendimento è costretta a subire vessazioni e umiliazioni dalle colleghe e soprattutto dalla geisha più importante, Hatsumomo (Gong Li). A darle un'opportunità di diventare una vera geisha sarà Mameha (Michelle Yeoh), geisha esperta e generosa, rivale di Hatsumomo, che la prende sotto la sua protezione.
C'è un solo modo per non restare delusi da Memorie di una geisha: non aspettarsi un film che descriva il profilo umano e psicologico, anche se discutibile, di una geisha. Come scriveva Arthur Golden, autore dell'omonimo romanzo bestseller del 1997 da cui è tratto il film: "Ci sono due miti a proposito delle geisha. Uno è che le geisha sono delle prostitute. Questo mito è sbagliato. L'altro è che le geisha non sono delle prostitute. Anche questo mito è sbagliato".
L'inafferrabilità per noi occidentali della figura di una geisha ha contribuito a creare un mito (forse oltre l'effettivo interesse) intorno ad un'idea vagamente esotica e affascinante di donna, idea che un film come questo potrebbe senz'altro contribuire ad approfondire.

A partire da un cast stellare, che vede coinvolti grandi attori orientali, giovani e meno giovani, e che regala un'interpretazione di innegabile spessore. Peccato che ad interpretare ruoli di personaggi giapponnesi siano quasi tutti cinesi (più una malese). Tale scelta è nata dalla fama che riscuotono oggi gli attori cinesi a livello internazionale, ma ha fatto storcere non poco il naso all'opinione pubblica dei due grandi Paesi orientali, i quali vi hanno ravvisato una punta di razzismo, del tipo "tanto questi orientali hanno tutti gli occhi a mandorla!".
Per non parlare poi della fotografia, delle scenografie, dei costumi, tutti di meticolosa e spettacolare fattura e in grado di affascinare lo spettatore ricostruendo con fantasia e verosimiglianza il Giappone a cavallo della Seconda Guerra Mondiale. Un mondo e una società pre-moderne che oggi non esistono più e dei quali sarebbe stato opportuno descrivere anche dinamiche e risvolti psicologici di personaggi immersi in una realtà ben diversa da quella odierna.

Che poi il suo riscatto si realizzi grazie all'arrivo delle amichevoli truppe americane (nessun cenno alle bombe atomiche) che cambiano la Storia di un popolo, liberandolo in cambio soltanto di un'innocente scopata di tanto in tanto con le giapponesi più avvenenti, è un finale di una superficialità davvero di pessimo gusto, soprattutto per i tempi che corrono.
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