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libera critica cinematografica

 
 
 
 
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Voti

Il voto del redattore

  • voto
  • 2.5/5
  • valutazione
  • Qualche pregio non compensa i soliti difetti di un film a più mani
  •  
 
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Il voto dei lettori

  • voto medio
  • 3.5/5
  • numero votanti
  • Questo film è stato votato da 18 lettori
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Info

Tickets

di Ermanno Olmi, Abbas Kiarostami, Ken Loach

 
    Dati
  • Titolo originale: Tickets
  • Soggetto:
  • Sceneggiatura: Olmi, Kiarostami, Laverty
  • Genere: Drammatico - Psicologico
  • Durata: 115'
     
  • Nazionalità: Italia / Gran Bretagna
  • Anno: 2005
  • Produzione: Fandango, Sixteen Films
  • Distribuzione: Medusa
  • Data di uscita: 25 03 2005
 
 
 
 
 
 
 
 
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Recensione

Un biglietto per tre

di Eduard Le Fou

E' capitato a tutti almeno una volta, nel trovare casualmente il biglietto di viaggio di uno sconosciuto in un bar, in una sala d'attesa , in un libro di biblioteca, di lasciar correre la fantasia, anche solo per qualche attimo, e immaginare le vicende di quella persona ignota, con un luogo di partenza e una destinazione come uniche fonti d'ispirazione.
A tre maestri del cinema contemporaneo, partendo da un simile, esile, spunto narrativo, è stato chiesto di raccontare per immagini le storie di alcuni passeggeri di un treno. Tre registi completamente diversi tra loro in quanto a poetica e stile: Ermanno Olmi, Abbas Kiarostami, Ken Loach.
Accomunati soltanto da un grande, reciproco rispetto artistico, che li ha spinti ad accettare di partecipare a questo progetto intitolato Tickets. Un film a sei mani, insomma. Operazione sempre rischiosa, visti i vizi e i difetti che un lavoro realizzato da più autori generalmente comporta, e dai quali, va detto subito, anche Tickets risulta affetto: e cioè tutta una serie di restrizioni legata ai mezzi, ai tempi e al soggetto che rischiano di non rendere merito alla effettiva bravura dei registi.
A differenza però di altri film - vedi ad esempio Eros, altra pellicola recentemente uscita con la firma di Antonioni, Sodebergh e Kar-Wai e sempre per iniziativa dell'italiana Fandango - Tickets quantomeno non è un lavoro a tema; l'immaginazione degli autori è stata quindi libera di muoversi all'interno di un solo limite diegetico: la storia si deve svolgere all'interno di un treno che attraversa l'Italia.
A fare gli onori di casa è Ermanno Olmi, con la storia di in anziano uomo d'affari che nel vagone ristorante di un treno, di ritorno a casa, tenta di scrivere per una molto più giovane segretaria che l'ha accompagnato in stazione, alcune righe galanti per rivelarle i sentimenti di un improbabile amore che prova per lei.
Questo provoca in lui uno stato emotivo di rinnovata gioventù, che deve purtroppo scontrarsi con un ambiente esterno ostile e il senso di responsabilità che la sua matura età gli impone. Alla prima fermata salgono sul treno un'antipatica, grassa e arrogante donna matura con il suo giovane accompagnatore; ci ritroviamo ora nella tranche diretta da Kiarostami.
Il ragazzo dice di svolgere il servizio civile che consiste nel badare alle capricciose necessità della vedova di un generale, diretta ad una commemorazione militare. Nel corridoio del treno il giovane incontra per caso una ragazzina del suo paese d'origine, dal quale manca da tanti anni e con il quale, si intuisce dalle loro conversazioni, il ragazzo ha lasciato diversi conti in sospeso sia con la sua famiglia, che con la ex fidanzata.
Al bar del treno ci imbattiamo in tre giovanissimi esuberanti tifosi scozzesi del Celtics di Glasgow che stanno viaggiando verso Roma per sostenere la propria squadra impegnata in una partita di Champions League. Ci troviamo ora nell'episodio diretto da Loach. I tre ragazzi si accorgono di essere stati derubati di uno dei biglietti da un piccolo albanese che è in viaggio con la propria famiglia, clandestinamente in Italia, per incontrare il padre che non vedono da tanti anni.
I tre scozzesi si trovano di fronte ad un doloroso dilemma: se denunciare il piccolo albanese e quindi condannarlo con la sua famiglia ad una sicura espulsione dall'Italia, oppure farsi arrestare dalla polizia italiana che intanto è stata allertata dal controllare che ha constatato il mancato possesso del biglietto di uno dei tre.
Questo capitolo di Loach è l'unico episodio che si regge su vero e proprio plot, incentrato su temi e personaggi legati alla scottante attualità, com'è nello stile del regista britannico; può quindi ritenersi tra i tre quello più aderente alla filmografia del suo autore, alla quale però nulla aggiunge e nulla toglie. Sorprendente e controverso invece il primo capitolo di Tickets, affidato allo sguardo onirico ed etereo di un insolito Ermanno Olmi, che muove soavemente la macchina assecondando le parole sussurrate timidamente da un uomo anziano innamorato (per il quale la vecchiaia si identifica proprio nel rischio di sembrare ridicoli nel dimostrare sentimenti che si ritiene non debbano appartenere più alla terza età) intorno al quale, per contrasto, vengono rappresentati situazioni e personaggi ostili, un mondo che sembrerebbe ormai incompatibile col semplice sentimento d'amore.
Alla dimensione reale del treno, si alternano quelle del ricordo dell'infanzia e del desiderio per la donna amata, proiezioni dei pensieri del protagonista che sembrano scorrere come il paesaggio fuori dal finestrino. Un progressivo avvicendarsi di immagini fuori dal tempo, che impone allo spettatore una situazione di stallo narrativo, che da un lato può apparire noioso e didascalico, ma dall'altro offre qualche interessante spunto di riflessione sulla natura dell'immagine cinematografica (sogno? ombra? riflesso? ricordo?).
Una speculazione forse troppo complicata da esplicitare nel breve volgere di un cortometraggio, quale questo è. Sullo stesso piano cinematografico, cioè quello del mostrare "ciò che non c'è", gioca anche la parte affidata a Kiarostami. Dei personaggi ci vengono mostrate situazioni buffe e ironiche, legate soprattutto al contesto angusto e spersonalizzante che può rivelarsi un vagone di un treno.
La "generalessa" che ossessiona il giovane accompagnatore, rivelando tutta la sua ansia interiore per l'assenza di un marito che le dava sicurezza. E il giovane che si trova a vivere un'imbarazzante situazione di compromesso, pur di sfuggire ad un passato non meglio chiarito. Ma ciò che davvero conta di loro è appunto quello che non sono più, o ciò che sono stati. A differenza di Olmi, il regista iraniano però non tenta di mostrare questa dimensione dei personaggi, ma la elide, e la affida all'immaginazione dello spettatore, lasciandoci quella preziosa sensazione di ambiguità della vita, la grande lezione donata dal Neorealismo, che Kiarostami continua a dimostrare di aver superbamente raccolto.
 
 
 
 
 
 
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