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libera critica cinematografica

 
 
 
 
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Voti

Il voto del redattore

  • voto
  • 2.5/5
  • valutazione
  • Bello solo per gli occhi
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Il voto dei lettori

  • voto medio
  • 3.5/5
  • numero votanti
  • Questo film è stato votato da 13 lettori
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Info

The Assassination

di Niels Mueller

 
    Dati
  • Titolo originale: The Assassination
  • Soggetto: Niels Mueller, Kevin Kennedy
  • Sceneggiatura: Niels Mueller, Kevin Kennedy
  • Genere: Drammatico - Storico
  • Durata: 105'
     
  • Nazionalità: USA, Messico
  • Anno: 2005
  • Produzione: Monsoon pictures, Open City Films, Anhelo Productions
  • Distribuzione: Lucky Red
  • Data di uscita: 25 02 2005
 
 
 
 
 
 
 
 
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Recensione

Una fetta di sogno

di Riccardo Lupoli

La storia vera di Samuel J. Bicke, che tentò di assassinare il trentasettesimo presidente degli Stati Uniti Richard Nixon nel 1974.

Sam Bicke, quarantaquattro anni, separato dalla moglie, è un uomo desideroso di credere in qualcosa, qualunque cosa, ma la fiducia nel mondo che lo circonda diminuisce sempre di più. Sam fa il venditore per una società di forniture per uffici, deve essere sempre sfrontato, falso, opportunista, e la cosa non fa affatto per lui, ma il lavoro gli serve, così è costretto a sopportare quotidianamente le pressioni del suo capo, Jack Jones. Fra  Bicke e il fratello Julius, un uomo d'affari di successo, sembra esserci una frattura insanabile, oltre che una notevole differenza di stile e condizione sociale. Egli ha però un sogno nel cassetto : aprire un servizio di ripazione di gomme per auto a domicilio con il suo amico meccanico, Bonny. Per realizzare questo progetto ci vogliono però dei fondi, così Bicke si rivolge fiducioso ad una banca per ottenere il prestito.

L'ansia per la risposta della banca si accompagna sfortunatamente ad una serie di circostanze che mettono a dura prova la sua emotività : la moglie deve indossare un gonna corta ed avere un atteggiamento compiacente nei confronti dei clienti del bar dove lavora per ottenere delle mance migliori, l'amico viene perennemente trattato male dai clienti perchè è nero, il fratello lo abbandona definitivamente. Bicke crolla. C'è però una persona che sembra incarnare tutte le ingiustizie e l'ipocrisia del mondo che detesta tanto, si tratta del presidente Richard Nixon, presentato dal suo capo come il più grande commerciante della storia  perchè è riuscito a vendere  menzogne agli americani per ben due volte. Una nuova consapevolezza e risolutezza crescono così giorno per giorno in lui, deciso a riversare tutta la sua rabbia e sdegno attraverso una folle azione eroica, un sorta di crociata liberatoria per rivelare finalmente la sua presenza al mondo, alla storia e conquistare così la sua fetta di sogno.

A scontrarsi senza pietà in questo malinconico film del debuttante Niels Mueller sono questa grande abbagliante illusione chiamata "sogno americano" e  la sofferenza di chi, emarginato dal mondo che conta o è convinto di contare qualcosa, non può godersene neanche una fetta.
Peccato che siano tutte cose già dette e soprattutto meglio. Mueller e il suo cosceneggiatore che, ironia della sorte, di cognome fa Kennedy, tratteggiano più che marcare,  preferiscono rimanere in superficie e non frantumare irrevocabilmente l'involucro che avvolge l'indole di questo moderno Don Chisciotte Samuel Bicke.
Non si riesce a decifrarne a fondo le ragioni, a concepirne lo strazio, a comprederne l'accumulo pregresso di  sofferenza. Inoltre il film è pieno di situazioni al limite del luogo comune, di simboli che se approfonditi potrebbero risultare interessanti, ma così come sono, abbozzati senza una ratio, appaiono nel loro piccolo come tutto il lavoro in grande : un tentativo.

E questa volta neanche l'interpretazione di Sean Penn può salvare capra e  cavoli, il suo personaggio appare ibrido, carsico, a tratti inspiegabilmente simile nelle fattezze ad altre sue precedenti maschere.

Tuttavia,  lo salviamo visivamente il tentativo di Mueller e soci (fra i quali alla produzione esecutiva c'è un certo Leonardo Di Caprio); la fotografia di Lubezki è efficace nel trasmettere la solitudine, la vacuità, la stagnazione della vita quotidiana, per certi versi simile all'iconografia di Edward Hopper.

Peccato, perchè la sempre attuale dialettica su vincitori e vinti del "sogno americano", la falsità, l'ipocrisia di chi vende demagogia per acquistare il potere, restituendo in cambio guerre, morti e ideologie costruite a tavolino,  meriterebbero di essere approfondite in ben altro modo.

 
 
 
 
 
 
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