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- Un'importante pagina di storia che meritava di essere ripresa in un film migliore
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Hotel Meina
di Carlo Lizzani
- Dati
- Titolo originale: Hotel Meina
- Soggetto: Tratto da un libro di Marco Nozza
- Sceneggiatura: Pasquale Squitieri, Dino Gentili, Filippo Gentili
- Genere: Drammatico - Storico
- Durata: 110 min.
- Visto in: DVD
- Regione: 2 - [Europa, Egitto, Giappone, Medio Oriente, Sud Africa]
- Formato video: 4:3
- Nazionalità: Italia
- Anno: 2007
- Produzione: Titania Produzioni, Rai Cinema
- Distribuzione: Mikado
- Anno di uscita in homevideo: 2008
- Sottotitoli: -
- Contenuti speciali: -
- Standard: PAL
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Hotel Meina: una strage dimenticata che andava ricordata meglio
di Carlo Griseri
Hotel Meina, ultimo lavoro firmato da Carlo Lizzani, racconta un fatto poco noto della seconda guerra mondiale: l'eccidio di 54 ebrei sul lago Maggiore pochi giorni dopo la firma dell'armistizio dell'8 settembre 1943 (più precisamente il 16 settembre). Sedici di quei morti facevano parte della colonia di ospiti dell'hotel Vittoria (vero nome dell'albergo teatro dei fatti) di Meina. Una ricostruzione, quella di Lizzani, che nasce dall'omonimo saggio scritto da Marco Nozza (erroneamente citato nei titoli di testa come Carlo Nozza, un "lapsus" forse rivelatore ), edito da Il Saggiatore. L'85enne regista, è stato scritto in questi mesi, ha realizzato un lavoro più rifacendosi ai suoi ricordi personali (fu uno dei protagonisti della Resistenza romana) che non alla parola scritta né, tantomeno, ai fatti realmente accaduti. "Ho parlato con tante persone prima di iniziare a girare, ne ho poi tenuto conto fino a un certo punto", ha detto il regista in fase di conferenza stampa. Il film è stato protagonista di una lunga polemica che lo ha portato sulle pagine dei principali quotidiani nazionali ma che non ha - purtroppo per la produttrice Ida Di Benedetto - avuto alcun riscontro al botteghino dei cinema. L'uscita simbolica (programmata per il 27 gennaio, Giorno della Memoria, in circa 30 copie) non è servita e il film ha presto abbandonato le sale (per approdare ora al dvd).
Al centro delle proteste Becky Behar, unica sopravvissuta a quella strage, che ha riscontrato numerose discrepanze tra la sua storia e quella raccontata da Lizzani (non così per il testo di Nozza, da lei definito in un'intervista sull'edizione novarese de La Stampa "assolutamente attendibile"). Intervistata dai maggiori giornali italiani all'indomani dell'uscita del film, ha sottolineato come l'averle "alzato l'età" (all'epoca dei fatti aveva 9 anni, nel film è un'adolescente innamorata) è la cosa che "più mi ha dato fastidio", inserita solo "per consentire di farmi vivere una storia d'amore del tutto inventata". Ma le critiche di Becky Behar alla ricostruzione vanno oltre. Intervistata dal Corriere della Sera, ha trovato assurda la scelta di mostrare gli ebrei liberi di vagare per l'albergo (e addirittura di uscire a passeggiare!). "Se così fosse stato se la sarebbero dati a gambe senza esitare. E noi con loro. (
) Mio padre non volle abbandonare i suoi ospiti. Finché l'ultimo di loro rimase lì, restammo anche noi". E poi la scelta di girare a Baveno e di non mostrare neanche un'immagine di Meina.
E' stato lo stesso Lizzani a rispondere alle polemiche. Spiegando che gli ebrei del suo film non erano "ingenui", ma solo ignari della tragedia che su di loro si stava abbattendo. Sui "suoi" tedeschi, giudicati da alcuni troppo buoni, ha risposto: "Nel film i nazisti non hanno sfumature. Esistevano poi tedeschi "buoni", come quella protagonista del mio film. Credo sia più giusto che proprio una voce tedesca dica "carnefici, cretini" agli stessi tedeschi". La tedesca "buona", come definita da Lizzani, secondo la testimonianza di Becky Behar si era invece resa colpevole di aver denunciato tutti i nomi degli ebrei presenti nell'albergo. Il libro di Nozza è stato "fondamentale per gli sceneggiatori per ricostruire questa storia", dice ancora il regista. "La storia d'amore "aggiunta" credo fosse giusta, la dialettica tra i tedeschi corretta: non abbiamo rimpianti. (
) Non abbiamo praticamente tagliato scene".
Il film inizialmente avrebbe dovuto essere diretto da Pasquale Squitieri, che però in seguito a divergenze con la produzione ha abbandonato il suo compito (rimanendo citato come uno degli sceneggiatori). "Mi piacque la sua idea di fare un film su questo eccidio, ma non mi piacque per nulla la sua sceneggiatura", ha spiegato Ida Di Benedetto chiarendo la querelle. Fa sorridere pensare che un regista come Lizzani, l'unico forse in Italia a dichiararsi ancora senza mezzi termini "comunista", venga tacciato di aver girato un film "troppo revisionista". Il suo ultimo lavoro di certo non parla di responsabilità fasciste (o comunque italiane), anzi i colpevoli sono solo tedeschi, se non contiamo il cameriere-traditore-interprete, personaggio fortemente stereotipato. Si potrebbe dire forse maggiormente che Hotel Meina pecca di ingenuità, cercando di raccontare una storia difficile e poco nota rimanendo in superficie, non riuscendo a gestire minimamente i tanti protagonisti e mancando gravemente di un approfondimento storico su quei fatti.
Infine, è stato molto difficile leggere in questi mesi una critica al film che parlasse "del film", e che non si dedicasse interamente ad affrontare la questione storica e le polemiche. Hotel Meina, in questo senso, è una pellicola fortemente deludente, girata come se fosse un (brutto) film per la tv, recitato da un gruppo di attori poco noti al grande pubblico che è parso male assortito e decisamente debole nei suoi giovani protagonisti.
Una curiosità. In una breve sequenza si vedono due attori recentemente balzati sulla ribalta: Ernesto Mathieux, divertente manager "arraffone" di Lascia perdere, Johnny di Fabrizio Bentivoglio, e Thierry Toscan, protagonista del caso cinematografico della scorsa stagione, Il vento fa il suo giro di Giorgio Diritti.
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