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Nessuna vergogna!
di Sara Troilo
Dottore, io odio mio padre.
Lo odio perche' mi ha creato e distribuito nel mondo senza darmi mai retta. Io piangevo, mi guardavo allo specchio e, proiezione dopo proiezione, mi vedevo orrendo e sentivo i commenti feroci degli spettatori e morivo dentro. Ho provato anche a parlarci, gli ho detto "Thomas, papa', per favore, hai diretto una ciofeca, hai creato uno schifo di film, se tu non hai senso del pudore ne' gusto estetico, fidati di me che sono tuo figlio. Butta la sceneggiatura, di' ad Alberoni che fare il ghost writer non e' stata una buona idea e prendi un soggetto decente. Se proprio vuoi incaponirti col cinema, eh.". Cosa pensa che mi abbia risposto mio padre, dottore? "Non mi aspetto che tutti capiscano la raffinatezza di questa metafora sulla forza dell'amore." Erano anni che non ridevo cosi' e mio padre non l'ha mica presa bene. Il fatto e' che io non ce la faccio piu', quando Sean Penn trascorre tutto il tempo del film attaccato al cellulare mentre cambia aerei senza sosta e il pubblico si sloga le mandibole per il troppo ridere, io sono con il pubblico, vorrei ridere ma non posso perche' sto scorrendo sullo schermo e non sta bene. Sono educato io. Avverto pero' la ferita lacerante dentro di me, l'ingiustizia di avere una forma obbrobriosa e che ai piu' risulta grottesca e mi pesa tutto il senso estetico che manca a mio padre, quel grezzone ex dogmatico che ha mantenuto, di quella scellerata setta, soltanto la spocchia. Dottore, la prego, infranga il segreto professionale e pubblichi questo mio sfogo.
Io sono Le forze del destino (It's all about love) e chiedo scusa a nome di mio padre perche' esisto. Sono un film ridicolo e senza senso, io dono un significato nuovo al termine "banalita'" e ora andro' anche a dimostrarlo. La tesi che sta in me e' la seguente "nel mondo manca l'amore". Bene, mettiamoci il ghiaccio. Un mondo ghiacciato e' un mondo gelido, il gelo c'e' quando manca il calore e il calore viene meno quando l'amore latita. Mio padre si fa di Alberoni, ve l'ho detto. Tutto questo non basta, no. Dove alberga il sentimento amoroso anatomicamente parlando? Si', nel cuore. Cosa non funziona nei miei personaggi? Certo, il cuore. In una delle prime scene il protagonista inciampa in un cadavere e subito parte uno spiegone sull'indifferenza altrui e sulla morte di questi tizi che bisogna scavalcare. Sono persone a cui manca l'amore. Non ci giurerei perche' sono anche straniero, ma a una delle proiezioni italiane in sala c'era Susanna Tamaro e anche lei mi e' sembrato ridesse... Sono un film banale, ma ho una coscienza sviluppata chissa' dove. Scorro monotono e prevedibile e quei morti per la strada e gli ugandesi che volano proprio non risollevano le sorti di un'opera inutile. Anche solo analizzando la storia ci si rende conto che mio padre mi ha messo al mondo senza pensare alle conseguenze del suo gesto. Campionessa mondiale di pattinaggio sul ghiaccio, bella e polacca, sta per divorziare dal marito che la raggiunge con le carte dell'avvocato. Intorno, appunto, cadaveri di cardiopatici e tanto ghiaccio, nevicate improvvise in pieno luglio e catastrofi naturali. I due divorziavano perche' lei, probabilmente corrotta dal successo, aveva cominciato a farsi e strafarsi, manco fosse una rockstar. I manager della donna pattinatrice e moglie cospirano per sostituire la biondina con alcune sosia pattinatrici anch'esse. La Danes alle prese con quattro se stesse tutte isteriche e' imbarazzante, tanto quanto il commento dall'alto che percorre il film e che e' stato affidato a Sean Penn, sempre in aereo e tanto, tanto saggio. La storia e' ridicola, nemmeno nei peggiori telefilm l'intreccio e' tanto vacuo. Ora, e non scherzo, sono in ginocchio. Voglio chiedere perdono per due picchi di schifo che superano gli altri in melassa caramellata e intrisa di vaga new age. Due se togliamo, magari fingendo di esserci distratti proprio in quel momento, lo stacco sui canali veneziani con tutto uno stupore vernacolare per la nevicata estiva, fosse stata ancora tra di noi la Sora Lella probabilmente l'avrebbero scritturata per filmare la nevicata a Trastevere e li' sarebbero fioccati "Anvedi". Il primo suqallore filmico, comunque, e' il momento in cui i due protagonisti discutono della fuga dentro uno sgabuzzino, Joaquin Phoenix (se lo incontro all'Ikea lo compro da tanto e' espressivo) solleva le maniche dell'abito di Claire Danes e scopre lividi enormi che proverebbero che la ragazza e' stata imbottita di non meglio precisate droghe da parte dei cattivi, a quel punto ha una crisi di nervi, e che fa? Batte i pugni contro il muro. Ma dai, un po' di amor proprio! Uno sforzo! Le recite delle medie hanno abolito lo sfogo contro il muro da decenni! Altro picco premia solo gli spettatori pazienti o quelli che in sala erano molto comodi e avevano l'aria condizionata a confortarli, sul finale Sean Penn pronuncia queste parole: "Alla fine l'amore ha vinto sulla morte dell'amore e tutto questo si deve alle forze del destino". Se esistesse il carcere per chi dice ovvieta' mio padre si prenderebbe un ergastolo. E io testimonierei per il trionfo della giustizia. Oh, e' pur sempre il regista di Festen, non puo' non apprezzare il figlio infame.
I lettori hanno scritto 7 commenti
- commento Ora sono curiosa di vederlo! :-)
- commento E com'e' sta storia? :)
- commento Non scherziamo, eh, questo è il film più brutto degli ultimi anni, c'è poco da difendere. Mancanza di consistenza, autoelogiazione, realizzazione grossolana a tratti (ahah la pattinatrice!). A MONTE!
- commento No, scusa e sean penn sull'aereo? le matte risate...
- commento Film sbiadito, ma alcune inquadrature ricordavano vagamente kubrick. Mah.
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