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Intervista

Speciale del 15 09 2007

 
 
 
 
 
 
 
 
 
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Speciale

Tutto l'orrore che c'è

di Carlo Griseri

"Una pazzia". Così Rudy Salvagnini, autore del Dizionario dei film horror, descrive nell'introduzione la sua opera. Un volume che riunisce 2.400 schede di film, tutti i film dell'orrore usciti in Italia in sala e in dvd oltre a una selezione di quelli ancora inediti.
"Il mio consiglio - dice ancora l'autore nelle pagine iniziali - è di non preoccuparsi di quel che manca, ma di godersi quel che c'è, che è consistente". Parole appropriate, che suggeriscono la via più sana per approcciarsi a un volume simile, che si distingue nel panorama per la cura e la precisione.
Le schede sono particolarmente approfondite, scelta da cui traspare evidente l'impegno profuso e la competenza tecnica dell'autore. Giudizi seri, un'impaginazione chiara e di facile lettura (cosa non scontata in operazioni del genere), una copertina splendida. Un lavoro mai banale che meritava un approfondimento.

Salvagnini, come è nata l'idea di un libro così impegnativo?

Ho sempre amato i dizionari di cinema, da anni avrei voluto farne uno perché permettono di evitare tante discussioni teoriche. Ma ho sempre pensato che fosse un'impresa troppo consistente da compiere... Poi, casualmente, nel corso di una cena con il mio editore è venuto fuori il discorso e l'idea si è concretizzata, grazie anche al suo sostegno.

Il volume è costituito da 2.400 titoli: li ha visti tutti? Per passione o per completezza?

Sì, praticamente tutti! Molti li avevo già visti prima di mettermi al lavoro, anche se ho preferito rivedere - per garantire una maggiore uniformità di giudizio e per non correre il rischio di ricordare male - quelli che avevo magari già guardato vent'anni fa. Per completare il tutto mi ci è voluto circa un anno e mezzo.

Le 5 stelle, il massimo grado di giudizio del Dizionario, sono solo 20, pari allo 0,83%: non le sembra un po' pochino?

Onestamente no. Va tenuto conto del fatto che ho assegnato due stelle ai film che ritenevo sufficienti, di conseguenza a 5 sono arrivati solo i capolavori assoluti. Non più di una ventina, a mio avviso.

E tra l'altro non molto recenti: i film più "giovani" sono degli anni '70 (e l'unico italiano meritevole è Dario Argento con Suspiria).

Vero... Causa di ciò è sicuramente il fatto che un film, per riuscire a farsi considerare un vero "capolavoro", deve sedimentarsi un po' nella storia del cinema. Ma, onestamente, dalla fine degli anni '70 non ricordo un titolo particolarmente degno - a parte forse il primo Nightmare, che però ha molti difetti: si è sviluppato il filone slasher, è finito l'horror socio-politico e la qualità ne ha risentito. Negli ultimi anni solo dall'Asia sono arrivate pellicole degne di nota, anche se pochi sono quelli giunti in Italia (nella eventuale riedizione del libro ho intenzione proprio di ampliare la sezione degli inediti nel nostro Paese).
La selezione dei titoli col massimo dei voti è stata poi ben calibrata: ho scelto il titolo più significativo di una carriera - in alcuni casi, come ad esempio proprio quello di Argento - e l'ho premiato con una stella in più. Per la scelta dei voti mi sono mosso libero, anche se a dire il vero ho preferito tenere conto - alcune volte - del giudizio generale. Ad esempio per Seven, un film che non mi è piaciuto ma che ho valutato bene (due stelle e mezzo, NdI).

Quali sono le critiche che ha ricevuto di più in questi primi mesi dalla pubblicazione?

Ho curiosato un po' in giro, su internet nei vari forum... La critica più ripetuta è che ho inserito troppi film, alcuni non propriamente horror: ma non è una cosa che mi fa particolarmente dispiacere, meglio avere qualche film in più che qualcuno in meno.

I problemi della delimitazione del genere, dei suoi confini, sono in effetti molti. Nell'introduzione al volume lei spiega nel dettaglio quale strada ha scelto: ha dovuto fare "rinunce" importanti nella scelta finale dei titoli da inserire?

Sì, purtroppo, anche di opere per le quali avevo già scritto la scheda! Ad esempio The Kingdom di Lars Von Trier, L'ora del lupo di Bergman, o anche Funny games di Haneke... Ma ci vuole rigore, inserendo questi avrei dovuto metterne altre decine, e non avrei mai concluso.

Quali sono stati gli aspetti negativi dell'affrontare un lavoro del genere?

Essere costretto a vedere un sacco di film di cui avrei fatto volentieri a meno! Non parlo tanto dei film brutti, in quelli si può sempre trovare qualcosa di divertente, quanto di quelli noiosi.
E' stato anche molto complicato riuscire a trovare tutti i film per vederli, una vera impresa.

Ci sono stati dei film negli ultimi mesi di cui non vede l'ora di scrivere la scheda nella (eventuale) prossima edizione del dizionario?

Onestamente, dopo aver visto così tanto horror in pochi mesi, ho dato un taglio netto alle visioni dal momento della consegna del libro. Non ho ancora visto un film horror da allora! (La chiusura redazionale dell'opera risale a novembre 2006, NdI)

Per concludere, un giochino banale ma inevitabile: quali sono i suoi film da "isola deserta"?

Il mio cult assoluto è senza dubbio La notte dei morti viventi di George Romero, il film più importante e anche quello che mi fa sempre più piacere rivedere. Lo porterei con me, quindi, così come quasi tutta l'opera del regista (anche se gli ultimi film, purtroppo, sono stati inferiori ai precedenti: rimane però da apprezzare la voglia manifesta di proseguire un percorso autonomo e indipendente, fuori dagli schemi).
Poi non vorrei privarmi dei film di Pete Walker e i capolavori classici della Hammer (Dracula il vampiro, L'implacabile condanna, La maschera di Frankenstein...), mi ricordano i miei "primi passi" da spettatore, mi hanno fatto amare l'horror.

 
 
 
 
 
 
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