feed rss facebook twitter youtube
 

libera critica cinematografica

 
 
 
 
roll
drag
Locandina
 
 
 
locandina
 
 
 
 
 
 
 
 
roll
drag
Consigli
 
31 05 2012
 
 
 
 
 
30 01 2012
 
 
 
 
 
30 11 2011
 
 
Speciale 3
Addio a Ken Russell, cantore della perversione umana
  • tipo Monografia
  • Keivan Karimi
 
 
 
 
28 11 2011
 
 
 
 
 
15 11 2011
 
 
Speciale 5
Festival internazionale del film di Roma 2011
  • tipo Festival
  • Keivan Karimi
 
 
 
 
 
 
 
 
 
roll
drag
Ultimi Upload
 
Editoriali
 
Vignette
 
Schede
 
 
 
Scheda 1
Need for Speed
  • di Scott Waugh
  • dal 13 03 2014
  • genere Azione
  • tipo Road Movie
 
 
 
 
 
Recensioni
 
 
 
Recensione 1
A Royal Weekend
  • di Roger Michell
  • dal 10 01 2013
  • genere Commedia
  • tipo Storico
  • Roberta Folatti
 
votovotovotovoto
 
 
 
 
 
Speciali
 
31 05 2012
 
 
 
 
 
Rubriche
 
01 04 2012
 
 
Rubrica 1
Premi Oscar, All'Accademy l'inglese non va più di moda
  • tipo Fuori sincrono
  • Keivan Karimi
 
 
 
 
Cloache
 
 
 
Recensione Nella Cloaca
Cosmopolis
  • Sciacquone E se invece che i capelli la tagliassimo corta?
  •  
  • Antinoo
 
 
 
 
Ring
 
 
 
Recensione Sul Ring
A Dangerous Method
  • Contro Il pessimo metodo
  •  
  • A favore La violenza della psicoanalisi
  • Sara Troilo Vs. Keivan Karimi
 
 
 
 
News
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
roll
Info
 

Intervista

Speciale del 06 10 2004

 
 
 
 
 
 
 
roll
drag
Speciale

Il guscio colorato di Anna Marchesini

di Luigi Faragalli

Roma di mattina si sovrappone con impressionante corrispondenza alla mia intima idea di inferno: un infinito tappeto di variopinte, roventi e chiassose auto rombanti e strombazzanti quanto paradossalmente immobili.
Roma alle dieci di mattina è un posto in cui un autobus può impiegare venti minuti per percorrere venti centimetri, sotto un inflessibile sole agostano, poco importa l'essere a ottobre.
Dunque sono in ritardo, del resto mai mi è capitato di giungere in orario da qualche parte a Roma, è una città palesemente concepita per chi non ha appuntamenti, tanto per abbandonarmi al dolce sapore della conferma del luogo comune.
A un passo dalla bestemmia mi agito e mi dimeno nel mio affollato ed odoroso bus lumaca, raccogliendo le rassicurazioni degli habitué: - Cosa vuole che sia? Altre due o tre fermate, ci vorrà una mezzoretta.
Ed infatti ci vuole. Scendo correndo e mi tuffo nel consueto mare mondiale di turisti, dividendo le lingue altrui a grandissime falcate. In un ritardo imbarazzantissimo raggiungo Campo dei Fiori, ci sono quasi, e mentre lo penso svolto un angolo e Roma mi frega, una volta ancora.
Sì, perché Roma mi frega sempre, è inutile.
Palazzo Farnese è così bello da meritare il perdono a tutto ciò che lo circonda.
Per forza, cornicione, balcone, loggia e cortile sono frutto dell'ingegno di Michelangelo, mica dell'ultimo fesso.
E fessi non sono i francesi, figurarsi, né lo furono nel 1910, quando decisero di comprare dagli eredi dei Borbone probabilmente il palazzo più bello di Roma, costruito per volontà di Paolo III nel Cinquecento, come sede della nobilissima dinastia dei Cardinali Farnese. L'Italia sbraitò istericamente come al suo solito, parlando di acquisto illegittimo, ottenendo così negli anni trenta il pagamento di un fitto simbolico, un prezzo che l'Ambasciatore di Francia credo sia ben felice di pagare per cotanta sistemazione.
Entro nell'atrio del Sangallo, saluto la gentilissima addetta stampa della produzione, passo in mezzo alle colonne di granito rosso e seguo un altrettanto gentilissimo ragazzo forse francese che mi accompagna nel giardinetto oltre il cortile, dove faccio la conoscenza di un membro della famiglia dell'Ambasciatore: Il gatto.
Toscaro, così dovrebbe chiamarsi se non ho capito male, è un gigantesco, pelosissimo e nobile gattone nero. Il mio accompagnatore mi racconta un aneddoto legato al nome: l'Ambasciatore aveva chiamato il gattino Tosca, per ovvi motivi, pensando fosse una gattina. Errori che capitano anche agli ambasciatori.
Saluto Toscaro, lui mi fa "miaò", ed entro nella sala dove si tiene l'anteprima stampa de La profezia delle ranocchie.
La sala è stracolma, mi siedo per terra in un angolo in fondo, in mezzo ad una scolaresca di bimbi d'oltralpe, strategicamente accovacciato di fianco alla bella insegnante. Durante la proiezione ho anche modo di aiutare un bambino che ha smarrito il cellulare, guadagnandomi stima e confidenza della maestra.
Smetto qui furbescamente di tediarvi con gli affari miei ed arrivo alla conferenza stampa. La Marchesini, pur essendo lei mamma, appena arriva mi fa pensare non so perché ad una bambina, sensazione che vedrò in seguito confermata e rafforzata durante la conferenza stampa, quando avrà modo di raccontarci di essere arrivata a bordo della sua arca e di averla parcheggiata fuori dall'Ambasciata, probabilmente di fianco al furgone dei carabinieri.
Ho fatto i compiti, so che oltre all'interprete comica che tutti conoscono lei è anche un'attrice vera, di quelle che hanno studiato, per intenderci, con tanto d'Accademia d'Arte Drammatica alle spalle. Ho pronte le mie domande, voglio chiederle cosa ha provato lei mamma a doppiare un personaggio in un'opera che parla ai bambini, voglio chiederle se con i doppiatori italiani il regista francese ha preteso lo stesso rigore e fedeltà alla storia richiesto ai doppiatori francesi, scelti con estrema cura, voglio chiederle cosa pensa dell'interpretazione della sua controparte in lingua originale. Qualcuno in sala però fa prima di me alla Marchesini una domanda che non riporto per evitare di svelarvi il piccolo colpo di scena della trama del cartone, cortesia che non vi sarà fatta se andrete in edicola a comprare Ciak oppure sul sito dell'Ansa.
Immaginate dunque un quesito qualunque e la Marchesini che risponde a tutte le mie domande come per magia. Doppiare la tartaruga le è piaciuto, anche perché ha memoria delle poppate e quindi fare qualcosa per i bambini non può che rallegrarla, trova divertente doppiare animali ed ha accettato anche perché nel film alle voci è stata data grande importanza nella versione francese, in merito non nasconde una certa ammirazione per l'attrice che ha dato la voce originale alla tartaruga, a suo dire davvero molto brava.
- Nel doppiaggio dei cartoni -, dice, - c'è una spinta verso voci fortemente caratterizzate -, e nel dirlo propone ai presenti un falsetto infantile irresistibile. Continua poi: - In questo caso però l'impegno è stato nel cercare di rendere il doppiaggio più teatrale, anche per richieste molto precise dei francesi -, elenca qui una serie di richieste fra le quali una grande estensione di registri vocali ma senza le forzature tipiche dei cartoon. Perfetto, sono contento, mi rilasso e ascolto il seguito.
Parlando del suo personaggio esordisce con un: - Avendoci io messo le parole -, che comunica una forte vicinanza alla tartaruga, quasi affetto e comprensione per la sofferenza della poverina mutilata a cui gli uomini hanno sterminato la famiglia per farne pettinini.
Tuttavia il lavoro del doppiatore è un lavoro strano: - Ho visto il film in francese e poi l'ho doppiato in colonna separata, diciamo quindi che ho un'idea ma non ho visto quello che avete visto voi, a proposito, com'è? -, chiede ridendo la Marchesini e ricevendo dai giornalisti presenti rassicurazioni sulla qualità del lavoro svolto.
- Ci vedo una lezione di tolleranza ma credo che le cose hanno più valore se sono vissute in prima persona -, dice in merito alla caratura pedagogica del film, sicura quanto poi da misurare evidentemente sull'esperienza di vita di ogni bambino.
- Tutti noi diciamo delle belle parole ma poi chi è che può realmente caparsi nel mucchio e dire che quello che fa e quello che dice è poi quello che smuove le cose e le persone -, confessa parlando del valore della comprensione e del rifiuto della violenza, - quello che conta poi è la pasta delle persone, e la mia è la pasta di una persona per niente aggressiva -.
Seguono una serie di domande tra il metafisico e il filosofico su arche e roba simile che suscitano anche una certa ilarità nella Marchesini. Inevitabili le domande sul trio e su Solenghi e Lopez, cosa talmente trita e di cui mi frega talmente poco che anche queste righe mi sembrano sprecate.
Interessante invece il nuovo lavoro che la Marchesini sta preparando: Le due zittelle, monologo liberamente tratto da un racconto di Tommaso Landolfi, con adattamento realizzato dalla stessa Marchesini che cura anche la regia. Esce il 14 dicembre all'Eliseo di Roma e poi sarà anche al Piccolo di Milano.

A questo punto, raggiunto un orario topico per l'appetito, la conferenza stampa termina per permettere ai giornalisti presenti di assalire il rinfresco gentilmente offerto dall'Ambasciatore.
Uscendo in giardino cerco Toscaro ma non c'è, di certo sarà stato in qualche stanza a mangiare Glace de Viande.

 
 
 
 
 
 
roll
drag
Commenti
 

I lettori hanno scritto 4 commenti

 
 
utente
bruno
  • commento marchesini bravissima 2zitelle stupido osceno
 
 
 
 
 
utente
Paletta
  • commento 2 zitelle stupendo, anna e' superlativa
 
 
 
 
 
utente
kleber toscaro
  • indirizzo IP 201.27.11.183
  • data e ora Martedì 16 Gennaio 2007 [12:50]
  • commento sou brasileiro, neto de italiano, achei legal um gato com meu nome
 
 
 
 
 
utente
Luigi
  • indirizzo IP 151.52.112.234
  • data e ora Martedì 16 Gennaio 2007 [15:20]
  • commento Caro lettore brasiliano, devi prendertela con l'estroso ambasciatore francese. :)
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Partecipa 
 

Cosa aspetti a diventare un utente registrato?

Queste funzioni sono abilitate soltanto per gli utenti registrati. Si possono votare i film ed esprimere opinioni su registi, attori o su qualunque altro aspetto riguardante le pellicole, si può commentare quanto scritto nelle recensioni e negli articoli e concordare o dissentire. Gli utenti registrati hanno inoltre accesso a molte altre funzioni personalizzate sul sito. Basta un minuto, registrati e fai sentire la tua voce.

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
help
Pubblicità
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Ti piace anche la musica ? Countdown refresh: 0 sec.