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Intervista

Speciale del 08 02 2006

 
 
 
 
 
 
 
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Speciale

Intervista a Giacomo Gatti

di Riccardo Lupoli

Incontriamo Giacomo Gatti, giovane e promettente regista milanese, già vincitore con il suo cortometraggio Il Vuoto dell'Arcipelago Festival Internazionale di Roma 2003 e di Linea D'Ombra-Salerno Film Festival 2004.

 Caro Giacomo, sei giovane ma hai già all'attivo molte esperienze artistiche, cosa ne dici di iniziare a illustrarci le linee essenziali del tuo percorso, da come hai iniziato a fare questo lavoro fino all'ultima tua produzione?

Amo il cinema da sempre. Fin dai primissimi anni d'infanzia ho ricordi di immagini che mi hanno colpito, turbato, emozionato. Orchi, streghe, musica, colori, costumi, che mi immobilizzavano davanti allo schermo e che ogni tanto mio padre cercava di spiegarmi.

Più grandicello, verso i 12 anni, ho avuto uno shock vedendo Suspiria di Dario Argento, che ha cambiato per sempre la mia percezione del mondo, della paura e del cinema. Subito dopo è arrivato Hitchcock con La finestra sul cortile e Leone con C'era una volta il west. Autori collegati al mondo del regista romano. L'emozione fu così forte che da quel momento giurai a me stesso e agli amici che avrei fatto il regista! Alla fine della terza media i miei mi hanno regalato la prima telecamera e ho iniziato a girare i primi corti. Vedevo moltissimi film, dieci, venti a settimana. Leggevo libri e riviste di cinema e progressivamente entrai in contatto con il mondo della critica milanese. Soprattutto con la neonata rivista Duel e con l'Associazione Vertigo (poi siamo diventati Pandora). Ero il più giovane e con i grandi avevo forti momenti di confronto e scambio. Spesso molte opportunità si sono verificate grazie al mio strabordante entusiasmo. Ho iniziato a fare l'aiuto regia in pubblicità con Nadia De Paoli e ad insegnare regia nelle scuole. Infine un sodalizio con il direttore della fotografia Enzo Fumagalli, mi ha permesso di girare tre corti in pellicola 35mm, proiettati in giro per il mondo (anche al festival di Locarno del 2004, n.d.r), che mi hanno permesso di andare avanti, dopo la vincita di alcuni premi, proseguendo testardo su questa, complicatissima, sofferta, ma adrenalinica strada.

 

Quali sono le principali difficoltà che hai incontrato fino adesso nella tua carriera?

Tra le molte, penso che la più sofferta sia la generale mancanza di interlocutori. Non solo produttivi. Parlo in senso lato, dalle "scuole di pensiero", fino ad arrivare all'assenza di un pubblico riconoscibile e identificabile. Capire a quale mondo rapportarsi artisticamente. Da sempre i movimenti, le ideologie, le scuole - dunque i conflitti - sono stati i campi di battaglia di formazione e di crescita. Mi sento terribilmente orfano di tutto questo. Anche solo per capire realmente gli effetti delle cose che fai.

 

Cosa può offrire una città come Milano rispetto a Roma a chiunque voglia fare del cinema la propria professione?

Mah… molto poco… Imparagonabili. La pubblicità milanese è una grande palestra, un esercizio professionale come pochi, ma senza cuore. Funziona se è fatta per brevi momenti. In generale a Milano c'è (c'era) un po' più ricchezza e schiettezza, quindi ottenere favori e aiuti è più semplice, meno compromettente. In realtà i prezzi a Roma sono talmente convenienti che a volte non hanno bisogno di sconti. Un'altra cosa positiva è che stando a Milano si sta un po' lontani dall'asfittico mondo romano del cinema, che oggi è davvero arido.

L'adolescenza è tema fondamentale della tua poetica, perché dedichi particolare attenzione a questo mondo?

Truffaut una volta ha dichiarato: "Amo gli adolescenti perché tutto quello che fanno, lo fanno per la prima volta". Questa ricerca della "prima volta", della perdita dell'innocenza (di un uomo o di un paese), della prima consapevolezza sul mondo, della comprensione del conflitto, delle cose che assumono oggi un valore diverso da ieri, mi seduce e mi inquieta. Da sempre, dalle prime scoperte dell'infanzia.

 

Oltre al cinema, sei abituato ad attingere per la creazione delle tue opere da diverse forme d'arte come teatro, fotografia e pittura, ma hai dei punti di riferimento insostituibili in questi ambiti?

Gli insostituibili… per il teatro i tre sommi tragici greci, a cui non posso non aggiungere Shakespeare e lo Schiller di "Don Carlos". In pittura credo mi abbiano influenzato soprattutto Bosh, De La Tour, Caravaggio, Uccello, Rembrandt, per non parlare di Fùssli, Shahn, Bruegel, Vermeer, Picasso… in fotografia, tralasciando i padri da cui tutti veniamo come Cartier-Bresson, penso spesso a Bill Henson, a Jan Saudek e alle notti di Weegee.

 

In passato hai più volte collaborato con lo scrittore e giornalista Aldo Nove, in che modo la tua creatività e la sua interagiscono?

Siamo diventati amici dopo essere stati presentati dai Masbedo. Abbiamo una sensibilità molto simile e ci sembra di avere avuto un'infanzia comune, legata alla provincia, alle attese, ai silenzi, alle leggi eterne dei bambini che regolano il mondo e che gli adulti non conoscono. Ho amato enormemente il suo "Amore mio infinito" e anche "La più grande balena morta della Lombardia". Gli ho proposto di scrivere la filastrocca del mio ultimo corto L'Apprendista, e ora il mio primo film…

 

Il cinema Italiano sta attraversando un momento non particolarmente felice, riesci comunque a intravedere nel nostro panorama qualche nome che sappia distinguersi positivamente?

Amo molto Matteo Garrone. Per i film, per l'idea di cinema che ha portato avanti in questi anni. Per il metodo di lavoro. Per la scelta delle storie. Per la necessità di andarsene in location a scrivere interagendo con le verità del luogo.

 

Che cosa hai in serbo per il futuro?

Nel lungo termine il mio primo film, scritto da Aldo Nove e Carlo Gabardini. Nell'immediato, un piccolo progetto insieme a un amico regista Francesco Carrozzini, da girare a New York con una produzione americana, in cui nulla è ancora certo, ma che per ora mi fa stare un mese negli Usa in cerca di suggestioni.

 
 
 
 
 
 
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Commenti
 

I lettori hanno scritto 2 commenti

 
 
utente
Guz van Sant
  • indirizzo IP 80.58.34.109
  • data e ora Mercoledì 22 Febbraio 2006 [18:04]
  • commento Si va beh.. mettiamoci anche a intervistare Giacomo Gatti adesso..
 
 
 
 
 
utente
Guz Van Sant
  • indirizzo IP 80.58.34.109
  • data e ora Mercoledì 22 Febbraio 2006 [18:06]
  • commento A quando le recensioni su CITY?
 
 
 
 
 
 
 
 
 
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